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Donbass

Pubblicato il 12 maggio 2018 da Anton Giulio Onofri

VOTO:

Donbass

In un concorso caratterizzato dalla forte presenza di titoli segnatamente anticomunisti (con riferimento all’ex URSS e alla Cina della rivoluzione culturale maoista), Donbass di Sergei Loznitsa è, fra tutti, quello proiettato su una scottante e allarmante attualità politica che non promette soluzione. L’irrisolvibile conflitto fra le ex-repubbliche sovietiche e il governo centrale di Mosca, che nella regione del Donbass nell’Ukrajna dell’est conosce una delle sue espressioni più violente e degenerative, è al centro di questo film sincero, solido, cinematograficamente organizzato in termini di grande e sorprendentemente abile messa in scena, ma non esente da qualche grevità che ne limita la serena fruizione. Il pessimismo che caratterizza tutti i lavori di Loznitsa (i suoi film di finzione e i suoi documentari), forse anzi è il caso di parlare di ‘nichilismo esasperato’, certamente trova ideale espressione nella forma del cinema con cui il regista ukraino confeziona i propri pamphlet accorati e senza luce: magistrale, perfetta, esemplare è la ricostruzione in favore della macchina da presa in cui, coralmente, ciascuno degli attori e delle comparse impegnati nel riallestimento di un pestaggio pubblico o di un grottesco, chiassoso, sguaiato matrimonio, sa esattamente cosa fare per risultare efficace e credibile. Eppure, al termine di due ore in cui, abituati a discernere (almeno al cinema!) i buoni dai cattivi, non siamo stati in grado di individuare da che parte stiano la ragione e la giustizia, storditi da scontri a fuoco di inusitata violenza scatenati da ambo le parti, confusi dalle uniformi pressoché identiche dei due eserciti coinvolti negli scontri e dal loro comune idioma, possiamo, sì, accettare e condividere un punto di vista così scettico e tanto confuso e nebuloso quanto la situazione che mette in scena, ma viene da chiedersi se abbia senso smembrare i criteri narrativi e i regolari canoni della rappresentazione filmica fino al punto di suscitare una noia nociva e una pesantezza indigesta, lontane da quel disagio che forse si aveva l’intenzione di trasmettere. Donbass è dunque una sorta di psicodramma che lo spettatore è chiamato a condividere suo malgrado: forse è proprio in questa voluta sua sgradevolezza che va rintracciato il segnale d’allarme di un’emergenza ormai non più gestibile, né si deve pretendere dal cinema che fornisca sempre soluzioni e/o consolazioni per farci far pace con la nostra coscienza pigra e distratta.


CAST & CREDITS

(Donbass); Regia: Sergei Loznitsa; sceneggiatura: Sergei Loznitsa; fotografia: Oleg Mutu; montaggio: Danielius Kokanauskis; interpreti: Valeriu Andriuta, Thorsten Merten, Boris Kamorzin, Irina Plesnyaeva, Sergei Kolesov, Svetlana Kolesova, Georgi Deliev, Natalia Buzko; produzione: Ma.Ja.de. Fiction GMBH; Arthouse Traffic LLC, JBA Production, Graniet Film, Wild At Art, Digital Cube; origine: Russia, Ukraina, 2018; durata: 121’


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