DVD - Bowling a Columbine
Bowling a Columbine è sicuramente una delle poche pellicole veramente irrinunciabili della passata annata cinematografica. Un documentario che unisce lucidità d’indagine e furore civile, passione affabulatoria e rispetto per il Reale, acuto senso dell’umorismo e profonda pietà ed umanità che arrivano al punto utopico di ridisegnare le stesse regole che definiscono la grammatica di un genere così poco frequentato come il documentario. Insomma quello che si ha di fronte è un mix superbo, un amalgama affascinante di elementi solo apparentemente eterogenei e discordi che si incontrano per formare quello che resta uno dei più spietati e credibili ritratti degli Stati Uniti oggi.
Il riferimento alla strage della scuola superiore di Columbine (una sparatoria ingaggiata da due ragazzi ’disadattati’ in cui finirono uccisi dodici studenti e un insegnate) è, in effetti, solo un pretesto (nel senso letterale di venire prima del testo, di essere solo un punto di partenza, poiché l’opera dà veramente l’impressione di formarsi da sola, quasi in maniera indipendente da quelle che possono essere le intenzioni dell’autore che la compone) per un’acutissima analisi di quella che potremo senza difficoltà definire la cultura delle armi in terra americana.
Il punto di partenza è apparentemente semplice e dà sicuramente l’impressione di essere alla portata di tutti: una serie di domande immediate che partono dall’osservazione della vita quotidiana dei normali cittadini americani. Perché può essere tanto facile trovare delle armi e delle munizioni? (i fucili vengono dati in dono, quasi fossero gadget, in alcune banche nel momento in cui un cliente apre un nuovo conto, le munizioni possono essere acquistate dai barbieri insieme ad un taglio dei capelli o ad uno shampoo). Perché gli americani hanno così tanto bisogno di sentirsi protetti? Perché tanta paura per il proprio vicino di casa?
Il regista risponde a queste domande con lo spirito di chi vuole veramente arrivare al fondo delle cose e con la certezza che le risposte non saranno certamente comode e facili come i politici e i compilatori di statistiche vorrebbero farci credere. Avverando un modello d’indagine in cui ogni domanda conduce necessariamente ad altre domande, Moore riesce nella mirabile impresa di riuscire ad ibridare le dinamiche del più classico dei documentari con la logica spietata ed adrenalinica del giornalismo d’assalto. Armato di macchina da presa, l’autore si aggira per le contrade americane e per le ridenti cittadine di una nazione che non tardiamo a riconoscere come bigotta e moralista con la precisa intenzione di sollevare un portentoso polverone.
Ma non è nella dimensione polemica che ritroviamo il vero significato di un’opera come questa, ma nella definizione di una strategia spettacolare che ci riporta a quell’amore per la realtà e per le sue contraddizioni che solo i grandi documentaristi del passato sembravano possedere.
Moore non realizza un film a tesi, non si muove per il mondo per dimostrare una verità già data per acquisita, ma si limita a cercarla e mette sullo schermo la passione e la civiltà dell’utilità della dimostrazione della validità di un metodo prima ancora che di un’idea.
Per questo gli è possibile sfruttare i media che pure dimostra di disprezzare. Perché essi sono, è vero, strumenti di controllo del potere che nutrono in cittadino americano di paura e pregiudizio (i telegiornali sono dei veri e propri show con cattivi, sparatorie ed inseguimenti in cui ognuno non può non sentitisi minacciato), ma sono anche degli strumenti possibilmente positivi nel momento in cui possono essere utilizzati per impedire ad una catena commerciale di vendere le munizioni.
Il montaggio raffinatissimo, il pudore con cui il regista affronta la tragedia (le lente panoramiche sui corridoi vuoti della scuola mentre scorrono, in colonna audio, intercettazioni telefoniche al 911 che raccontano l’assalto ricordano addirittura il Resnais dei documentari) fanno di questo documentari una delle migliori opere di cinema documentario mai realizzate.
La qualità audio-video
Il formato video è un 1.85:1 anamorfico desunto da un master italiano abbastanza buono. Una scelta indicata per una pellicola che, come quasi tutti i documentari di questo tipo, mette insieme immagini eterogenee che passano liberamente da un formato ad un altro (e che, richiedono, per questo gonfiamenti o “sgonfiamenti” di varia natura con conseguente impoverimento della qualità di molte immagini). La gamma cromatica è abbastanza ampia, ma deve vedersela con immagini enormemente dissimili tra loro (scene con luminosità precaria, con grana eccessivamente grande e diffusa ecc.). In generale il riversamento è discreto. Due le tracce audio: un buon italiano in dolby digital 5.1 e un passabile inglese in dolby digital 2.0 con sottotitoli italiani acclusi e non eliminabili. Delle due l’italiana è sicuramente meglio caratterizzata e meglio avvolgente, ma è forse eccessiva per una pellicola che fa del pauperismo una delle sue bandiere. Consigliamo pertanto quella inglese anche perché la voce fuori campo scelta in sede di doppiaggio (la stessa che viene usata in tutti i documentari) è del tutto inadeguata.
Extra
Inutile la breve schede biografica del regista. Più interessante la lunga intervista (40 minuti) che in realtà è una conferenza stampa in inglese sottotitolata tenuta in Inghilterra in occasione dell’uscita anglosassone del film.
Un’extra, questo, però funestato da: 1) un’immagine precaria che, per ben due volte, salta anche se solo per qualche breve secondo 2) una presa del suono inefficiente che restituisce bene le risposte del regista (amplificate), ma non fa altrettanto con le domande che troppo spesso sono inudibili 3) la mancanza di qualsiasi spiegazione su dove sia stata tenuta questa conferenza, in che data e per qualche effettiva occasione. A parte questi difetti il contributo speciale (che è poi anche l’unico degno di nota di questa edizione non certo brillante) resta quasi sempre interessante e merita senz’altro la visione.
(Bowling for Columbine); Regia: Michael Moore; genere: Film documentario; distribuzione DVD: Cecchi Gori
formato video: 1.85:1 anamorfico; audio: Dolby digital 5.1 (italiano) e Dolby digital 2.0 (inglese); sottotitoli: Italiano per non udenti.
Extra: 1) Intervista al regista 2) Biografia del regista