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DVD - Cinema Universale d’essai

Pubblicato il 22 febbraio 2009 da Simone Isola


DVD - Cinema Universale d'essai

The Wall penso di averlo visto una decina di volte lì dentro, non c’ho mai capito un cazz…, perché si viaggiava....

Negli anni Settanta le sale del nostro paese conoscono consistente calo di spettatori; nascono al contempo forme alternative di consumo cinematografico. É la stagione dei festival, delle rassegne che in tutta Italia promuovono la conoscenza di autori emarginati dalla cosiddetta “censura del mercato”. Nascono i cineclub, templi della nuova cinefilia, i cinema d’essai, i cineforum; si perde una fetta del pubblico, ma la parte rimasta fedele sviluppa particolare attenzione verso oggetti meno studiati.

I cinema d’essai nascono già sul finire negli anni Sessanta, a volte per iniziativa degli stessi esercenti, al fine di rilanciare sale non remunerative diversificando la programmazione con prodotti insoliti e non appiattiti al gusto comune. Si cerca da un lato di far giungere a livello di massa il cinema dei maestri, dall’altro di inserire il cinema popolare in un contesto ricercato, elitario, qualificandone la visione. La selezione è dunque più libera e sciolta, ci si confronta con disinvoltura con la storia del cinema; si tenta in libertà di proporre il maggior numero di autori. Citiamo, a titolo d’esempio, l’attività a Roma del Filmstudio, primo multisala in Italia; proprio sui suoi schermi nel 1976 inizia la carriera di un autore giovane ma promettente, Nanni Moretti, con il suo primo lungometraggio in super8, Io sono un autarchico. In quegli anni il Filmstudio aveva una programmazione annuale di circa 300 film.

Trascurato nelle pagine di storia del cinema italiano, il Cinema Universale di Firenze fu un luogo mitico di quella stagione cinematografica, anche se presentava caratteri meno elitari dei suoi fratellini romani o milanesi. L’utopia era di aprire la visione di opere trascurate o alternative ad un vastissimo pubblico di spettatori, con idee audaci e geniali come quella del “film a richiesta” o le retrospettive dedicate ai generi. E le diverse generazioni che si sono succedute sulle stesse poltroncine di legni hanno interpretato tali proposte in modo diverso: dalla curiosità del pubblico popolare degli anni Sessanta ai fermenti politici del ’77, dagli anni del riflusso alle contraddizioni e smarrimento degli anni Ottanta. Un pubblico politicizzato, che partecipava attivamente alla proiezione con commenti in diretta, battute colorite. E poi fumo, cibo portato da casa, in un punto d’incontro e spazio di libertà indimenticabile per i molti che lo frequentarono. Oggi al suo posto c’è una scintillante discoteca ma la storia dell’Universale, che è anche la storia di una città, Firenze, e del cinema tout court, non poteva perdere ogni traccia. E’ stato un libro di Matteo Poggi, “Breve Storia del Cinema Universale”, pubblicato nel 2001, a riportare l’attenzione sulla sala di via Pisana, nel quartiere Pignone. E il successo di vendite testimonia come il suo ricordo sia condiviso da molte persone che nel cinema cercarono uno spazio aperto, la riserva dove sfogare malesseri esistenziali e discutere delle proprie idee. Sull’onda del lavoro di Poggi nasce il documentario “Cinema Universale d’essai” che ne ripercorre la storia attraverso i volti e le testimonianze di chi l’ha frequentato nel corso degli anni. E non ci sono in sovrimpressione i nomi degli intervistati: il ritmo del montaggio è serratissimo, e gli interventi sono strettamente legati tra loro. Sono oltre 50 persone diverse tra loro: cuochi, attori, liberi professionisti, con l’unico comune denominatore di essere stati parte dell’Universale come spettatori abituali o dipendenti del cinema. Esilarante l’episodio raccontato separatamente da diversi testimoni, dell’incredibile ingresso di uno spettatore in Vespa; c’è chi racconta di come il mezzo si limitò a fare alcuni giri della sala, rincorso da maschere e cassiere; altri che ricordano la Vespa issata sul piccolo palco sotto lo schermo. O altri ancora che invece raccontano di come lo spettatore arrestò la Vespa in prima fila e rimase lì a vedere il film sino alla fine della proiezione… I volti si alternano passando tra varie generazioni, con uno sviluppo cronologico che si basa sulle diverse età degli intervistati. L’Universale chiuse nel ’89, nell’anno della caduta del Muro. Non è un caso. E’ una piccola utopia che ora viene consegnata alla storia del costume, che dimostra come il cinema sia stato per anni il principale (se non l’unico) spazio di svago e di riflessione davvero libero.

La qualità audio-video

Buona la qualità generale. L’audio in Dolby 2.0 è nitido e privo di disturbi. L’immagine non presenta scie, è fluida e curata, solo un po’ di grana nelle interviste negli interni. Ottimo uso del digitale con contrasti precisi e soggetti ben illuminati.

Extra

Assenti.


(Cinema Universale d’essai). Regia: Federico Micali; distribuzione DVD: I Navicellai; formato video: 16/9; audio: Dolby 2.0; sottotitoli: assenti.

Extra: Assenti


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