DVD - Fuga dal Call Center

Quando il lavoro manca, la sua ricerca assume, per il povero neolaureato bisognoso di impiego, i connotati di una via crucis.
Il suo è un percorso laico, disseminato di stazioni dolenti, rappresentabili anch’esse in quadrucci devozionali da mettere agli angoli della strada.
Per prima viene l’attesa inerte dell’occasione impossibile, fatta dall’accumulo sul tavolo di cucina di giornali con le offerte di lavoro. È una stazione beckettiana, triste nella lenta agonia di una speranza che sempre più scende a patti con un reale detestabile, mentre il pennarello cerchia inserzioni sempre più piccole e meno accattivanti.
Poi viene, come per la via crucis, il dileggio della folla che ti circonda ad ogni occasione comandata chiedendoti che lavoro hai trovato per assumere poi, alla risposta negativa, quell’espressione compunta che si riserva al caso patologico.
Quindi una Veronica (per gli uomini, le donne si trovino una figura maschile corrispondente) viene a pulirti la faccia con un lino, ma, nel tuo caso, è una fidanzata che chiede conto di un affitto e di progetti fatti insieme che resteranno sulla carta se non ti trovi un’occupazione sufficientemente remunerata.
La corona di spine, ci dice Federico Rizzo in Fuga dal Call Center, nel percorso laico non arriva subito come nella vulgata tradizionale, ma alla fine, ad un passo dalla crocifissione, ed ha la forma di una cuffietta da computer con microfono incorporato. Te la metti alle orecchie e le spine di cui è trapunta ti attraversano il cuore come le spade trafiggono il petto di Maria nello Stabat di jacoponiana memoria.
Fuga dal Call Center, in fondo, è proprio questo: il racconto di una lenta agonia, la fine di ogni speranza per un ragazzo fresco di laurea che, per sbarcare un lunario impossibile, accetta il compromesso di un lavoro ben al di sotto delle proprie possibilità, mal pagato e, comunque, privo di ogni tutela.
Non il racconto di un caso unico, comunque, ma una storia esemplare perché questo compromesso detestabile fu, ed è tuttora anche se in misura meno scandalosa, la valvola di sfogo di una società che non ha altro da offrire alle giovani generazioni.
La realtà del Call center, ci dice il regista, è grottesca già di suo. Ed è una seconda via crucis all’interno di quella più grande dell’orrore della disoccupazione. Perché le società che sfruttano questa mano d’opera invisibile che vive, fastidiosa, nelle cornette dei nostri apparecchi telefonici, son forti di una loro posizione privilegiata: loro un lavoro da offrire, in fondo, ce l’hanno. Se lo vuoi ti basta accettare di non avere copia del contratto che hai firmato, di non chiedere ragione dei compensi che percepisci (se e quando le buste paga arrivano) e di rassegnarti ad essere licenziato via sms magari senza neanche uno straccio di liquidazione.
Niente di che ridere, in tutto questo, ma alle volte il riso è verde per la bile che ci passa in mezzo. E, in fin dei conti, quando mostri una realtà di squali in cui i pesci più piccoli si mettono da soli (sia pure per disperazione) sul piatto di portata, un mezzo sorriso non riesce a non scapparti.
Così il film ti nasce non tra i fumi della finzione, ma tra brani di interviste a persone che al call center ci lavorano per davvero. E tra una scena e l’altra della storia esemplare che non stiamo qui a raccontare tanto è uguale a tutte le altre, un coro simil greco di lavoratori occasionali, commenta, analizza, dispone l’animo dello spettatore a giudicare il mondo nel quale vive.
Il gioco del film sta tutto, in fondo, in questo spezzare il filo narrativo della storia inventata attraverso il caleidoscopio delle interviste colte sul vero. Queste si più grottesche del grottesco. E non è che nell’invenzione il regista ci sia andato giù leggero con la sua storia di un laureato in vulcanologia che ha perso entrambi i genitori nell’eruzione di un vulcano e che è fidanzato con una ragazza la cui nonna sposerà suo nonno tra i fumi di droghe più o meno leggere.
La frattura tra Vero e Fiction (sia pure una finzione che si nutre di quel vero come un parassita affamato) si ricompone nella considerazione di come la Realtà sappia spesso superare la Fantasia. Ma è una ricomposizione fittizia perché il regista è bravo, ma poco visionario e allo sguardo manca quell’affetto per i suoi stessi personaggi che, altrimenti, ci avrebbe fatto gridare all’Almodovar italiano.
Il film, in fondo, è importante e denso, ma manca un poco, solo un poco, di invenzione.
La qualità audio-video
Girato in HD da Luca Bigazzi, il film cerca esasperati contrasti di luci naturali. Il riversamento sembra rispettoso di queste esigenze della fotografia originale, ma si adegua ad uno standard piuttosto medio. La qualità dell’immagine appare maggiormente compromessa nei momenti più critici come nelle molte scene buie funestate da neri non troppo profondi. Qualche volta si affaccia un eccessivo rumore video di fondo. Ma nel complesso il risultato è discreto e il film si lascia vedere tutto senza particolari fastidi.
Discreto anche l’audio che si avvale di due tracce. La prima un dolby digital 5.1 pulito, ma forse eccessivo per un film concepito per un massiccio impiego dei frontali e senza particolari effetti sonori. Il secondo è un più canonico 2.0. Forse la traccia preferibile.
Extra
Ci si aspettava faville dalle Interviste ai precari, ma si scopre subito che esse sono, per lo più, le stesse ospitate nel film: prima piccola delusione.
Il Backstage è abbastanza carino, ma aggiunge poco. Mentre le interviste hanno qualche spunto in più.
Le scene tagliate sono, forse, l’intervento più intrigante, anche se, al minutaggio, si rivelano di scarsa durata.
Trailer e catalogo, infine, assolvono il loro mero dovere contrattuale.
(Fuga dal Call Center); Regia: Federico Rizzo; interpreti: Angelo Pisani, Isabella Tabarini, Natalino Balasso, Tatti Sanguineti; distribuzione dvd: Officine Ubu.
formato video: 16:9 - 1.85:1; audio: Italiano dolby digital 5.1 e 2.0; sottotitoli: Italiano non udenti, Inglese.
Extra: 1) Trailer 2) Backstage 3) Intervista al regista 4) Intervista ad Angelo Pisani 5) Scene tagliate 6) Videoclip di Peppe Voltarelli 7) Interviste ai precari 8) Profumo di set 9) Catalogo Film Officine Ubu
