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DVD - GARREL - Les amants réguliers

Pubblicato il 10 marzo 2007 da Alessia Spagnoli


DVD - GARREL - Les amants réguliers

Letta in varia misura come un’operazione filo-nostalgica, quando non francamente anacronistica, o come ripiegamento entro i codici di un cinema che, oramai, non ha più ragion d’essere, arriva in dvd l’ultimo film del poco prolifico Philippe Garrel, che invece salutiamo come ‘prezioso’. Le critiche levatesi contro il film possono ben avere altri nomi, evidentemente: coerenza stilistica, fedeltà al proprio personale discorso poetico. E poi, la concomitante operazione sessantottina bertolucciana non potrà essere letta, piuttosto, come un segno dei tempi?
Il cineasta francese procede seguendo il libero corso dei sentimenti, dunque assecondando il battito inconsulto del cuore in preda a passioni forti, non già della ritmica pre-stabilita, pre-scandita, della prassi cinematografica (e di montaggio) odierna. Garrel richiede tutto: una completa disposizione a lasciarsi trasportare dentro al film, e, se ci si lascia andare, si finirà con l’accettare in pieno ‘le regole del suo gioco’. L’ultimo allievo-maestro della Nouvelle Vague cuce insieme scene dalla durata azzardata e predilige scelte inconsuete di regia, come il porre la lunga, estenuante sequenza delle barricate e degli scontri di piazza a colpi di molotov praticamente all’inizio del film: non in apertura, o incasellandola come scena-madre dell’opera. Inoltre, decide di filmarla in campo fisso: l’effetto che ne deriva è ipnotico. Poi, invece, la macchina da presa è lasciata libera di vagare, tarkovskijanamente, per la stanza in cui i ‘guerrieri riposano’.
Garrel non è già un inaridito cineasta che guardi ai giovani con spavento o con intransigenza: tutto l’opposto. Egli è rimasto probabilmente un dreamer in spirito, o, quanto meno, si ricorda ancora cosa significhi. Canta di chi riesce ancora a stupirsi, perché tutto è nuovo. Ti mostra con amorevole interesse di cos’è fatta la vita di alcuni ragazzi: un impegno politico coerente e costante, autentico collante di una profonda, solidale amicizia all’interno del proprio gruppo.
Solo un giovane impegnato politicamente può conservarsi puro. Col tempo, le disillusioni incideranno sulla sua scorza ‘dura e pura’, aprendo profondi solchi da cui filtrerà l’aria del compromesso, prima dell’inevitabile impatto con il muro invisibile della realtà. Come sembra suggerire quella magnifica immagine notturna - posta quasi a baluardo dell’opera – dello scorrere placido della sera (e della Senna) contro lo sfavillante, affannoso brulichìo delle luci della metropoli.
L’amore è destinato parimenti ad usurarsi ed è raccontato stavolta con maggiore distacco che in passato. Il grado di partecipazione rimane notevole, ma si nota un allontanamento dello sguardo rispetto ad un’opera bollente come J’entends plus la guitare. Forse la ricostruzione storica aggiunge, in Les Amants Réguliers, un velo di distanza dal racconto, e ciò fa venir meno l’urgenza del film precedente, in cui il coinvolgimento emotivo e personale era evidentemente ineludibile, troppo vincolante. Ma poi, subentrerà la noia e si finirà preda di un’inquietudine crescente, finché il disgusto prenderà il sopravvento. Ed è come se la macchina da presa di Garrel, che sa davvero penetrare nei volti e nei corpi dei suoi protagonisti come poche altre, scavasse loro dentro e consentisse di leggere nei loro pensieri e nei loro sentimenti.

Garrel segue il corso di libere associazioni poetiche e siamo sempre meno abituati a questo. Si vede come in lui girare corrisponda esattamente al proprio intimo sentire, senza ricorrere ad orpelli di sorta e rifuggendo convenzioni linguistiche ormai stereotipate. Egli si prende tutte le sue libertà: ma ciò non viene affatto esibito come un vessillo, un vuoto simulacro e in questo risiede precisamente la sua abilità.
Perfino scrivere di questo film assomiglia piuttosto all’atto di creare qualcosa ex novo, su ispirazione del testo filmico. Non su di esso, ma a partire da esso.
Un film che migliora di visione in visione: cresce dentro, cattura l’immaginario emozionando e trovando, infine, la giusta risonanza interiore.
Certo, non per tutti i palati. Ma quelli più esigenti troveranno finalmente pane per i loro denti.

La qualità audio video

Garrel ignora felicemente l’affronto oltraggioso del doppiaggio: i suoi dialoghi poetici ne morirebbero. Dunque una sola possibilità: il film potrà essere visto/ascoltato attraverso un’unica traccia audio, quella della versione originale francese sottotitolata in italiano. E’ possibile apprezzare la splendida fotografia in bianco e nero di William Lubtchansky, premiato con l’Osella per il miglior contributo tecnico durante la Mostra di Venezia del 2005 (il film ha portato a casa, in quell’anno, anche l’importante premio alla regia, il Leone d’Argento). In generale, un buon lavoro di riversamento per il comparto audio/video.

Extra

Poco denso il parco-extra. Il menu consente l’accesso diretto alle scene del film. E’ presente una breve biografia del metteur en scène e dei due interpreti principali: il figlio del regista Louis Garrel e la giovane protagonista Clotilde Hesme.


(Les amants réguliers); Regia: Philippe Garrel; con: Louis Garrell, Clotilde Hesme;
distribuzione DVD: Cecchi Gori Home-Video;
formato video: 1.33:1 (16/9); audio: francese dolby digital 2.0 sottotitolato in italiano

Extra: 1) Menu interattivi ed animati; 2) Accesso diretto alle scene 3) Biografia del regista e degli attori principali


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