Hemingway è scrittore di passioni e di avventura, di natura e di limiti umani. Temi universali, antichi e sempre attuali, adatti alla pagina scritta, alle suggestioni dell’immaginazione più che alla esplicita forma dell’immagine. Forse è per questo che adattamenti cinematografici delle sue opere non sempre hanno auto la fortuna di cui hanno goduto invece i suoi romanzi.
Nel 1957 Henry King riduce per lo schermo Fiesta e immerge Ava Gardner, Tyron Power ed Errol Flynn nell’universo descritto dallo scrittore americano, fatto di bevute e corride, viaggi e amori in giro per l’Europa. Il fulcro della storia è proprio la bellissima attrice che interpreta, nella Parigi degli anni ’20 Brett Ashley, affascinante e contesa nobildonna, al centro delle attenzioni del giovane pugile Robert, del suo promesso sposo Mike e del giornalista Jacob, suo vero e unico amore reso però impotente da una ferita di guerra.
La vita da bohèmien dei protagonisti è un alternarsi continuo di locali alla moda, di balli, di bottiglie che si stappano, e si muove fluida da Parigi a Pamplona per la festa di San Firmino, la Fiesta de los Toros. A contendersi Brett, affascinato dallo splendore e dalla spregiudicatezza della donna, arriva anche l’emergente matador Pedro, specchio di una gioventù entusiasta e innocente ormai perduta da parte degli altri personaggi e scintilla che scatena i conflitti nel gruppo di uomini.
Il sole sorgerà ancora riesce a reggere il confronto con Fiesta e si può considerare probabilmente la migliore trasposizione cinematografica di un libro di Hemingway, mostrandosi non lontano dalla potenza evocativa delle parole dello scrittore. Il racconto è intenso, carico di una emotività che a tratti straborda dalla pagina e coinvolge il lettore. Lo spettatore si trova di fronte a un susseguirsi di scontri di gelosia, di tradimenti, di scatti d’ira e di emozioni trattenute che ben si inseriscono nell’avvolgente contesto a volte ridicolmente sofisticato, a volte meravigliosamente esotico.
Così la sfida tra l’uomo che vuol dominare la natura (tema caro allo scrittore, ricordiamoci de Il vecchio e il mare) qui rappresentato dalla corrida e dalla corsa dei tori, diventa metafora di sfida tra uomini che vogliono conquistare e dominare la donna, vista come una componente naturale e incontrollabile, sfuggente e abbagliante. Ma a differenza del risultato della corrida, dove a vincere è il matador, la conquista della donna non si completa mai, a opera di nessuno dei suoi pretendenti, tutti uno dopo l’altro vengono sconfitti, abbandonati, illusi, messi da parte. La pulsione sessuale esplicita o negata, viene rappresentata carica di violenza nella corrida di cui è protagonista il giovane Pedro, oppure si sublima in abbracci e casti baci da parte di Jacob, l’unico che potrebbe riuscire nell’impresa di domare la natura, ma impossibilitato a farlo.
Un film che merita di essere recuperato.

La qualità audio-video

La Teodora masterizza per la sua collana di home video un film da poco restaurato. La lucentezza delle immagini, i colori caldi dell’assolata Spagna, fanno da contrappunto alla prevalente oscurità della fredda Parigi. Toni che caratterizzano e che sono valorizzati dal recupero su supporto magnetico della pellicola del ’57. L’audio inglese è ottimo, di quello italiano non si discute la qualità tecnica ma, come al solito, il doppiaggio.

Extra

Filmografia essenziale dei protagonisti e galleria fotografica di rapida consultazione ma poco interessanti. Degno d’attenzione il commento al film di Vieri Razzini, curatore della collana “Il piacere del cinema” di cui questo film fa parte. Lo studioso si concentra soprattutto sulla figura di Ava Gardner e della sua capacità di infondere sensualità e mistero ai personaggi da lei interpretati. Degli 11 minuti del commento, più della metà sono dedicati alla diva americana, il resto è un rapido susseguirsi di informazioni sulle altre due star del film, Tyrone Power e Errol Flynn, mostri sacri del cinema classico americano, che però stavolta vengono surclassati dallo splendore della Gardner.