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DVD - L’imperatore del nord

Pubblicato il 29 settembre 2010 da Alessandro Izzi


DVD - L'imperatore del nord

Anno Domini 1933. Sulla linea ferroviaria percorsa dal treno merci numero 19 si affrontano in un duello all’ultimo sangue Shack, bieco conduttore famoso per la sua implacabilità nei confronti dei viaggiatori clandestini e Numero 1, un clochard che su quei vagoni vuole viaggiare ad ogni costo più per una questione d’onore che per scroccare un giro gratis.
Tra i due si inserisce, come terzo incomodo, anche Cigaret, un ragazzo di grandi ambizioni che stringe e scioglie alleanze come gira il vento ed è sempre pronto ad approfittare di ogni buona occasione pur di perseguire i suoi scopi.
La grande depressione fa appena da sfondo a questa storia archetipale le cui intenzioni sono evidenti sin dai nomi di personaggi che sono più funzioni del racconto che psicologie al servizio dello spaccato sociale: Shack (principio del male, vero e proprio uomo in nero che non esita a buttar fuori dal treno in corsa, provocandone la morte, tutti i barboni che hanno la bella idea di arrampicarsi sui vagoni), Numero 1 (che non è, forse, un principio del bene, ma ha almeno dalla sua un codice d’onore già fuori moda in un mondo in cui l’homo homini lupi è diventato la parola d’ordine della sopravvivenza) e Cigaret (emblema di un’America giovane che risorge dalle sue stesse ceneri in nome della furberia e del trasformismo). Ad Aldrich non interessa minimamente né il racconto di caratteri né la critica sociale fine a se stessa. Se caratteri ci sono nel suo cinema e se non manca l’affondo dello spaccato sociale, la cosa è puramente accidentale. Quello che interessa veramente al regista delle epiche degli sconfitti e degli emarginati (in una forma peraltro diversa da quella sperimentata ad esempio da un John Huston) è il racconto di una lotta, di un confronto tra opposte figure archetipali.
Storia di uomini e treni, ampio affresco di ordinaria disperazione e di lotta per la vita e per l’esistenza, L’imperatore del Nord segue le coordinate dei grandi classici della letteratura americana che partendo dal melvilliano Moby Dick (anche lì uno scontro tra opposti) approdano poi ai risultati di vari Steinbeck o Jack London (si pensi ad un capolavoro come La strada di cui il film è in qualche modo debitore anche se non in linea assolutamente diretta). Un film di grandi proporzioni, forse il più sottostimato della produzione di un regista la cui importanza nel panorama della cinematografia statunitense (e non solo) attende ancora una più precisa rivalutazione critica, che cerca l’epica tra i rifiuti e le macchine di ferro, tra il vapore delle caldaie e il carbone della sala macchine.
Se lo scontro tra Shack e Numero 1 è certamente il cuore del racconto e il fondamento di tutto il nocciolo poetico del film, nondimeno è a Cigaret che regista e sceneggiatore (Christopeher Knopf) affidano il compito di compendiare le contraddizioni della Nuova America che si appresta ad uscire dalla Grande Depressione avviandosi, al tempo stesso, verso gli orrori del secondo conflitto mondiale. L’ambizione matta e disperatissima del personaggio, che si chiude in una magnificazione di se stessa senza un concreto fine da raggiungere, è, forse, una delle rappresentazioni più spassionate e belle di quell’americano medio che, di lì a poco, guarderà alla guerra come un testimone distante in attesa solo del momento più fruttuoso per il proprio personale intervento.
Non mancano, all’interno di un film ambientato prevalentemente a bordo di un treno in viaggio, momenti di divertita rappresentazione di ambienti sociali che raccontano di un mondo che stenta a trovare una direzioni in cui muoversi. Si pensi al ritrovo ferroviario dei vari hobos in cui si può solo sperare nel miglioramento delle proprie condizioni di vita o alle congreghe religiose dove per lo più si impara a sopportare (la scena del battesimo che è per Numero 1 e Cigaret solo l’occasione per rubare dei vestiti quasi nuovi).
Aldrich, in pienissima forma, realizza questio film nel 1973. La crisi nella quale ci dibattiamo tutti lo rende stranamente più attuale che mai.

La qualità audio-video

Il film presenta alcune sequenze altamente “a rischio”. Si pensi alle molte scene notturne, all’alba immersa in una nebbia senza fine della partenza del treno numero 19 dopo la prima sfida tra Numero 1 e Shack o alle scene in movimento del treno sotto lo pioggia. Su queste basi diventa molto difficile riuscire a trovare un giusto rapporto tra primo piano e sfondo, restituendo la qualità fotografica della pellicola originale. In linea di principio possiamo affermare che il risultato di questa edizione distribuita da Koch in collaborazione con Filmaker’s magazine, sia abbastanza buona. Il quadro è prevalentemente nitido anche se spesso poco profondo e problemi seri si riscontrano solo in momenti critici come la già citata sequenza nella nebbia.
Discreto l’apparato audio che si avvale di due tracce bifoniche pulite e ben bilanciate. Peccato che la traccia audio italiana finisca incomprensibilmente qualche secondo prima del film stesso, lasciando gli ultimi fotogrammi col sonoro originale stranamente in ritardo rispetto al doppiaggio.

Extra

Molto bella questa edizione. Oltre all’ottimo booklet curato dai colleghi di Filmaker’s magazine (un piccolo scrigno di intelligenti riflessioni) ci sono nel disco uno splendido commento audio a cura di Dana Polar docente della New York University e un making of d’epoca (entrambi in inglese non sottotitolati).
Non mancano, infine, teasers e trailers di varia provenienza.


(Emperor of the North); Regia: Robert Aldrich; interpreti: Lee Marvin, Ernest Borgnine, Keith Carradine; distribuzione DVD: Koch Media con Filmaker’s magazine
formato video: 1.85:1 - 16/9; audio: Inglese e Italiano, Dolby digital 2.0; sottotitoli: Italiano

Extra: 1) Booklet 2) Commento audio con lo storico Dana Polar 3) Making of 4) Trailer tedesco 5) Trailer inglese I 6) Trailer inglese II 7) Teaser inglese I 8) Teaser inglese II 9) Galleria fotografica


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