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DVD – Le infedeli

Pubblicato il 28 febbraio 2011 da Marco Di Cesare


DVD – Le infedeli

Le infedeli è l’ultimo film della coppia Steno-Monicelli e il loro primo esempio di film non comico. Ma Le infedeli è, soprattutto, un grande film: un dramma morale più attuale di tante opere del nostro cinema odierno, perché pellicola viva e dotata di grande vis polemica, indignazione e di una sferzante crudezza.
Osvaldo Dalprà (Pierre Cressoy) è un investigatore cui un ricco imprenditore chiede di sorvegliare la moglie Luisa (Irene Papas): l’uomo è desideroso di scovare la donna in flagrante adulterio, affinché possa chiedere il divorzio senza dover perdere denaro per gli alimenti. Osvaldo riuscirà a entrare nel bel mondo romano, spacciandosi per giornalista, grazie all’aiuto di Liliana (May Britt), sua fidanzata ai tempi della Guerra, e ora convolata a nozze con il ricco inglese Henry. Osvaldo si affrancherà presto dal suo lavoro investigativo, avendo compreso come si possano realizzare soldi a palate frequentando l’alta borghesia: ovvero ricattando le donne di quel mondo, che non sempre si comportano da spose irreprensibili.
Probabilmente aveva ragione Steno quando affermava che il suo film - anche se Mario Monicelli ha più volte affermato di esserne stato lui l’unico regista, restituendo all’amico la completa paternità di Totò e le donne - non aveva nulla a che fare con Cronaca di un amore, nonostante la sua opera venisse accostata dalla critica del tempo al film di Antonioni (precedente di tre anni), come esempio di ‘Neorealismo dei quartieri alti’: ma Cronaca di un amore è solo uno degli spunti iniziali. L’altro è un fatto di cronaca di un paio d’anni prima, che vide una giovane domestica – o, meglio, servetta, come si usava al tempo – venire ingiustamente accusata di furto: la ragazza (qui battezzata col nome di Cesarina e interpretata da Anna Maria Ferrero) si suiciderà a causa della vergogna.
Le infedeli mette in scena la vita vista come risultato delle scelte di ognuno e delle parole che si preferisce tacere: tutto concorre a creare una catena di eventi legati l’uno all’altro da uno schema causale - come in un romanzo del realismo francese dell’Ottocento - insozzato, però, dalla gerarchica società piramidale, dove chi sta in basso è costretto a subire le ruberie e i comportamenti scellerati di chi abita i piani alti. Lo sguardo morale sulla ritrovata spensieratezza della borghesia, nei primi anni di luce dopo il buio della Guerra, ci mostrerà, così, la dolce vita colta nel suo nascere, presa nel gorgo di feste sempre uguali e nella noia del suo esistere.
Quella di Osvaldo è una tipica figura di arrampicatore sociale, un Bel Ami trapiantato nel Novecento, personaggio spesso vituperato dal nostro cinema. La sua iniziale spinta a vendicarsi delle sconfitte subite in gioventù, mostrerà il suo lato di cinica mascalzoneria quando si tramuterà in un disamore verso tutto e tutti che, specialmente, assumerà i contorni di una smaccata misoginia. Osvaldo ha la faccia giusta per entrare in certi ambienti, così come gli rivela il capo dell’ufficio dove lavora: e, in effetti, con sommo gaudio, salirà i gradini delle più profonda abiezione, in questo conformandosi al mondo della ’Roma bene’ e all’omertà che vi regna. E più salirà in alto, più sparirà dalla nostra vista, lasciando il posto di motore della storia a Liliana: personaggio, questo, del tutto positivo e mai venale, eppure per nulla stucchevole.
Finalmente, però, quel mondo così chiuso nei suoi interessi, composto da donne dai volti glaciali e da uomini ricchi solo di inutili parole, sarà intaccato e costretto ad aprirsi allo scandalo, grazie all’intervento dei tre personaggi che non gli appartengono per diritto naturale, ma solo acquisito: Liliana, Cesarina e Osvaldo. Quasi inutile aggiungere come tutti e tre pagheranno a caro prezzo il loro comportamento.

La qualità audio-video

Come sempre pregevole il lavoro effettuato dalla Ripley: i toni sono ben bilanciati, mentre il quadro è sempre stabile; pochi i graffi.
Altrettanto nitido è il sonoro monofonico: i dialoghi sono sempre ben comprensibili, senza alcun cedimento.

Extra

Un lungo trailer d’epoca che è sia un monumento a un modo di intendere la promozione cinematografica, che un documento storico, assai importante per comprendere la Zeitgeist nel secondo decennio del regno D.C. in Italia. In particolare emerge una misoginia che, a nostro avviso, solo in parte tocca le corde del film in questione. Suscita un certa ilarità la voce d’epoca che, con fare stentoreo, si prodiga nell’affermare: “Le infedeli: una spietata requisitoria contro il massimo peccato delle donne. Un film drammatico di grande interesse, che persegue lo scopo di richiamare al senso del dovere quelle donne che, dimentiche dei più basilari princìpi morali, seminano il dolore e la discordia”...!
È sempre un piacere ascoltare le parole di un Maestro di novant’anni, soprattutto quando si chiama Mario Monicelli: la sua breve, ma assai densa, intervista, è curata da Tatti Sanguineti. In Monicelli è ancora presente, dopo cinquant’anni, un certo risentimento legato al voto dato da Guido Aristarco al film (solo due stelle e mezzo): lo infastidisce il ricordo di aver dovuto dimostrare di saper girare, nonostante i suoi trascorsi con le commedie ’trash’ con Totò.
Anche il booklet che accompagna il dischetto può essere qui considerato come un contenuto speciale: perché è una lettura breve, ma stimolante, che veloce scorre su testimonianze, rassegna stampa dell’epoca e un estratto da un libro dei giorni nostri su Steno, fino a dei documenti che riportano i ‘consigli’ dei censori ai registi: consigli che, per fortuna, i due non tennero molto in conto.


(Le infedeli); Regia: Mario Monicelli, Steno; interpreti: May Britt (Liliana Rogers), Pierre Cressay (Osvaldo Dalprà), Anna Maria Ferrero (Cesarina), Gina Lollobrigida (Lulla Possenti), Irene Papas (Luisa Azzali); distribuzione DVD: Ripley’s Home Video;
formato video: 1.33:1 (4/3); audio: italiano 1.0; sottotitoli: italiano per non udenti

Extra: 1) Trailer; 2) Intervista a Mario Monicelli


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