X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



DVD - Occhi di gatto

Pubblicato il 5 agosto 2008 da Alessandro Izzi


DVD - Occhi di gatto

All’inizio di tutto, come spesso avviene nelle anime giapponesi, c’è un manga, Cat’s eye di Tsukasa Hojo: diciotto albi poliziesco/avventurosi che raccontano le vicende di tre personaggi estremamente affascinanti, Hitomi, Ruy e Ai.
Le tre ragazze sembrano essere a tutta prima assolutamente normali.
La più grande, Ruy (la versione italiana dell’anime in cerca di anglicismi di facile presa preferirà il nome di Kelly) è una figura molto materna anche se caratterizzata da un prorompente erotismo ben sottolineato dai tratti del disegno. Punto di riferimento sentimentale e morale per le altre due, il personaggio brilla per la sua connotazione psicologica assolutamente lineare: indossa sempre la sua maschera di sorella maggiore e si riconosce senza attriti nel ruolo di madre putativa (quella vera è morta da tempo) e di motore primo dell’organismo familiare. Gestisce da sola il bar, non ha marito né fidanzato, ma non viene recepita, né si presenta, come la classica zitella acida. Se non è sposata è perché è venuta a mancare l’occasione giusta e non per altro.
Hitomi (Sheila in italiano) è, invece, la più affascinante e sensuale del gruppo. Si caccia in mille situazioni, ma sempre col sorriso sulle labbra di chi ha appena varcato le soglie del mondo adulto, ma ricorda ancora bene cosa volesse dire essere bambini. Ha un controllo assoluto del proprio corpo e sa bene come usarlo sia in palestra sia come irresistibile strumento di seduzione.
Ai (Tati) è la più piccola, ma anche la più brillante. Il suo è il tratto genialoide della famiglia. Tati inventa mille marchingegni e sa come mettere insieme le cose per farne macchine multiuso. A questa dimensione inventiva si unisce, però una precisa componente fanciullesca, una precisa volontà a non crescere troppo in fretta.
Di notte le tre sorelle indossano aderentissime calzamaglie colorate che ne rivelano le forme prorompenti e diventano tre ladre abilissime. La divisione dei ruoli nell’organizzazione dei colpi segue specularmene il modo di essere diurno delle tre ragazze. Ruy, con la sua mentalità pragmatica di vera e propria madre di famiglia, è colei che architetta i vari piani criminosi. Hitomi si prende sulle spalle tutta la componente fisica ed atletica dei colpi: si arrampica sulle palazzine, fa i salti mortali per accaparrarsi l’oggetto da rubare e si mette in gioco in prima persona. Ai, infine, inventa i marchingegni necessari per portare a buon fine ogni rapina.
Questa specularità tra la realtà diurna e quella notturna del trio di sorelle, si ritrova in tutta l’organizzazione narrativa dei manga e delle due serie di anime che da queste sono state tratte.
Tre sono, infatti, anche le persone che si mettono sulle tracce di questa banda di ladre.
Il più giovane (che è poi anche l’innamorato di Hitomi) è Toshio (Matthew in italiano) un poliziotto estremamente imbranato e del tutto incapace di rendersi conto, nonostante la marea di indizi che puntano risolutamente in questa direzione, che le tre sorelle che frequenta di giorno sono poi anche le tre ladre che cerca di arrestare di notte.
Ad aiutarlo nell’ardua impresa ci sono poi il capo della polizia, una figura estremamente caricaturale, e la bella Satani che nelle prime puntate era anche segretamente innamorata di Toshio e quindi rivale in amore di Hitomi. L’unica del terzetto, forse anche perché donna a sua volta, a sospettare delle non certo insospettabili sorelle.
Occhi di gatto ci mette di fronte quindi due mondi: quello del crimine e quello della polizia. Due mondi antitetici che, però, rivelano tratti più sfumati di quanto non sia dato di pensare.
Le ladre, infatti, agiscono sulla base di un codice d’onore assolutamente indiscutibile. Non rubano per arricchirsi, ma per ricostruire il tesoro di famiglia che era stato smembrato alla fine della seconda guerra mondiale. Ad essere rubate sono, quindi, solo le opere realizzate da loro padre, un noto artista scomparso nel nulla. E, anzi, l’idea che è alla base dei vari furti è proprio che ricostituendo la pinacoteca di famiglia sia possibile reperire gli indizi necessari al ritrovamento dell’amato genitore. Dietro i gesti criminosi si nasconde, dunque, il bisogno di ricostruire la propria famiglia, di ritrovare le proprie radici.
Dall’altra parte c’è, invece, la polizia: un mondo di simpatici imbranati, espressione di un’ingenuità assoluta. Il polo maschile (dove anche Satani finisce per assumere connotazioni virili) contro il polo femminile e ferino rappresentato dalle tre gatte/sorelle.
Da queste prime considerazioni emerge una prima considerazione di non poco conto: in un mondo, come quello contemporaneo messo in scena in Occhi di gatto, fatto di ladre gentildonne e di poliziotti ingenui non può esserci spazio per la vera malvagità. Tutti i personaggi che compaiano nella serie, quando non sono mere comparse, hanno sempre connotazioni positive e anche i criminali più incalliti, non appena li si guarda bene, rivelano un’anima candida e una dimensione a suo modo propositiva.
L’elemento negativo della serie Occhi di Gatto è esterno e, per di più viene dal passato. Da quel passato della seconda guerra mondiale e del nazismo nel cui gorgo è scomparso proprio il padre che le tre sorelle stanno cercando. Un passato doloroso e difficile da metabolizzare visto che è stata l’intera cultura giapponese ad allearsi al regime hitleriano in vista di una guerra di conquista.
Tutta l’ambiguità della posizione storica del Giappone nello scacchiere della Guerra è incarnata, quindi, proprio nella figura invisibile del padre irraggiungibile. Ad un Giappone contemporaneo di base buono e fanciullesco si contrappone, da questo punto di vista, il senso di un passato oscuro che si apre sotto i piedi di tutti come una voragine da cui si può contemplare, venendone irrimediabilmente inquinati, la vertigine del male assoluto.
La figura paterna, nel suo essere fatalmente compromessa col passato nazista del Giappone, si riempie di ombre e nebbie man mano che la serie avanza e il punto culminante di questa ambiguità crescente lo troviamo non tanto nella serie animata quanto nel manga che si conclude, in rispetto alla specularità da cui siamo partiti, con il ritrovamento non del padre, ma del suo fratello gemello: l’altro uguale, ma anche il doppio non si sa se diabolico o santo.
Probabilmente sta proprio in tutti questi sottotesti l’aspetto più intrigante dell’operazione Occhi di gatto. Non solo, quindi, nell’audacia del disegno o nella carica erotica sottesa alla costruzione dei personaggi che certo erano gli elementi che avevano segnato il fascino e lo scandalo del cartone animato al suo primo passaggio televisivo.

La qualità audio-video

Abbastanza buono il riversamento della serie su disco propostoci dalla Yamato video.
I colori sono sempre brillanti, la tavolozza cromatica estremamente variegata e sfumata e anche le molte scene notturne si avvalgono di neri sufficientemente profondi e ricchi di contrasti. Solo raramente si ravvisano alcuni fenomeni di artefazione digitale con qualche quadrettatura di troppo che non inficia, comunque, il piacere della visione.
L’audio, presentato sia in italiano che nell’originale giapponese, è in entrambi i casi pulito e privo di fruscii ancorchè monofonico. I nostalgici delle programmazioni televisive sceglieranno certamente l’audio italiano con il suo doppiaggio frizzante e non disprezzabile.

Extra

Le due serie di Occhi di gatto, presentate in dvd singoli poi riuniti in cofanetto, non contiene purtroppo alcun tipo di contenuti speciali.


(Cat’s eye); Regia: Yoshio Takeuchi; tratto da: ’Cat’s eye’ di Tsukasa Hojo; distribuzione DVD: Yamatovideo
formato video: 4/3; audio: Italiano Dolby Digital 1.0 - Giapponese Dolby Digital 1.0; sottotitoli: Italiano

Extra: Assenti


Enregistrer au format PDF