X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



È stato il figlio (Blu-ray)

Pubblicato il 4 marzo 2013 da Alessandro Izzi


È stato il figlio (Blu-ray)

La grandezza di Ciprì sta nel suo riuscire a trasformare l’inquadratura nel più sontuoso dei monumenti funebri.
Il paesaggio, fosco di presagi, è il quadro davanti al quale stanno statue grottesche divise, come a teatro, tra il sorriso del comico e la smorfia ripiegata del tragico. Lo sfondo, piatto come quinta teatrale, che ritrae immagini di ordinaria disperazione, contrasta coi volumi dei corpi che la macchina da presa circonda, sedotta dalla loro carica mitica e al contempo quotidiana.
Perché forse è proprio questa la grandezza di Ciprì: nel suo riuscire a dare ai suoi personaggi l’eternità del mito che si perpetua sotto i nostri occhi e, al tempo stesso, la fugacità del presente, del momento che fugge. Ogni personaggio è sempre al tempo stesso fantasma che scompare ed eterno che permane.
Si tratta, in fondo, di figure cinema. Veri e propri schermi di marmo sulla cui dolente fissità si proietta il presente sfuggente della storia.
E il pubblico che li guarda agire nel mondo creato apposta per loro resta indeciso tra il loro essere al tempo stesso fuori e dentro la storia raccontata. Perché, forse, nei film di Ciprì quel che conta, al di là della storia che resta sempre importante, è l’atto stesso di narrare. Se il racconto è il presente, l’affabulazione è l’infinito nel quale perdersi, sognanti, vinti, ipnotizzati. Come nei racconti che il nonno fa a Tancredi che, per il momento, aprono le porte della meraviglia, ma che si chiudono poi nell’esclamazione: “Minchia, nonno, ma che storia è?”
È stato il figlio pone al centro del suo essere questa feconda compresenza di presente e assoluto. Parte da un racconto fatto in un ufficio postale che ammalia e cattura ogni passante, costringendolo all’ascolto. E si concentra in tanti mille racconti chiusi come in un gioco di scatole cinesi che apre sempre a nuovi orizzonti.
Lo sguardo, profondo, scava nei meandri di un mondo così lontano eppure così vicino che ti priva di ogni certezza e ti lascia, esterrefatto, proprio come Tancredi prima e l’avventore delle poste poi: in un disperato anelito d’ascolto.
E su questo monumento funebre che, nel finale, si apre addirittura alla potenza musicale di un fiammeggiante melodramma, il regista intesse tessere che vanno a comporre un mosaico nel quale non solo è tanto facile trovare l’immagine di ieri, ma anche, in filigrana, quella di oggi.
Il gesto estetico, sempre legato alla scoperta del rimosso del nostro essere italiani, col quale tanto a stento conviviamo, si fa politico ad ogni passo nel suo eterno rinnovare il racconto della nostra aspirazione a stare meglio in un mondo che ci vuole, invece, niente più che merce di consumo.
Quello di Ciprì è, forse, il film più memorabile dell’ultimo decennio. Senz’altro è quello che ti lascia dentro la traccia più profonda. Bellissimo in ogni anfratto. Struggente ad ogni piccola inquadratura. Fondato su personaggi memorabili che raccontano la quiete morte quotidiana della nostra innocenza.
Il cast è sorprendente e superlativo per ogni dove. Da Toni Servillo che indossa il grottesco senza mai, davvero mai, cadere nella caricatura, ad Aurora Quattrocchi che, quando passa da nonna a strega, tira fuori una levatura tragica che non ti aspetti. Da Giselda Vodoli capace di trasformare l’abbraccio di madre in un urlo munchiano a Fabrizio Falco, perfetto sempre, a tratti sublime.
A Venezia, dove è stato presentato, avrebbe meritato di più.

La qualità audio-video

Blu-ray disc, tutto sommato nella norma per un film non di effetti speciali, ma, senz’altro, di fotografia. Tutto sommato si ha l’impressione che i colori non raggiungano, forse, lo stesso livello di brillantezza ed equilibrio della proiezione in sala. Il risultato è, comunque, più che piacevole.
L’audio è generalmente molto buono.

Extra

Poco, in verità. Il Backstage, molto breve, è piacevole soprattutto per i brani di intervista al cast e al regista. Il trailer ci sta perché ci deve stare.


(È stato il figlio); Regia: Daniele Ciprì; interpreti: Toni Servillo, Giselda Volodi, Alfredo Castro, Fabrizio Falco; distribuzione DVD: Fandango
formato video: 2.35:1 (1080p High-Definition 24p); audio: Italiano DTS HD Master Audio 5.1; sottotitoli: Italiano per non udenti, Italiano su Siciliano, Inglese

Extra: 1) Backstage 2) Trailer


Enregistrer au format PDF