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Elogio delle videocassette

Pubblicato il 3 agosto 2016 da Nicola Calocero


Elogio delle videocassette

È notizia di queste ore che anche l’ultima linea produttiva destinata alla realizzazione dei videoregistratori a fine mese sarà soppressa. Lo ha annunciato l’ultima società rimasta a difendere il prodotto sul mercato, la giapponese FUNAI, che pur versando in un regime ormai di monopolio ha reputato sconveniente procedere nella produzione dell’elettrodomestico che una volta era tanto familiare. I nastri VHS ormai non venivano più prodotti da mesi. Gli ultimi 2’000 videoregistratori prodotti al giorno dall’azienda nipponica nello scorso anno sono stati acquistati dai non tantissimi collezionisti di videocassette esclusivamente quindi per poter rivedere i propri filmati. Per una intera generazione di cinefili la videocassetta è stato il supporto preferito, un vero e proprio romanzo di formazione su cui costruire la propria cultura cinematografica e grazie alla quale alimentare la propria passione. Rapida è la parabola di questo oggetto-simbolo, destinato a breve ormai soltanto alla bancarelle del modernariato.
A metà degli anni settanta – siamo sempre nel Sol Levante- la tecnologia può finalmente iniziare a registrare su nastro le immagini catodiche: si apre un mercato infinito che concretizza una delle più grandi utopie dei cinefili. Avere un oggetto che fisicamente ci dia la possibilità di possedere il proprio film preferito, che si potrà quasi leggere con l’agilità di un libro. Onestamente tutto ciò era già possibile con le pellicole a passo ridotto, ma l’opportunità di avere una scatola capace di leggere un nastro collegato direttamente al proprio televisore avrebbe reso tutto tremendamente più semplice. L’intelligenza artificiale cinematografica ha, decenni dopo la musica, la possibilità di concretizzarsi su di un supporto. Gli anni settanta sono stati il decennio industriale e della lotta tra i brevetti delle mayor nipponiche e che vedono lo standard VHS affermarsi sul Betamax grazie ad una strategica mossa di marketing. La licenza di utilizzare il sistema VHS viene dato gratuitamente alle case di produzione pornografiche orientali. Questa mossa si rivelerà vincente e già nel decennio successivo, in Europa, VHS e Home video diventeranno in pratica sinonimi. Il nastro betamax, l’evoluzione del brevetto Sony, forniva uno standard più alto per la qualità ma un prodotto più delicato e meno voluminoso. L’oggetto videocassetta VHS così si impose e segnò una tappa storica per l’industria culturale occidentale: per la prima volta il mercato pornografico “parallelo” si rivela come il terreno pioniere per anticipare i cambiamenti di consumo del prodotto audiovisivo in generale. Una storia che si ripeterà regolarmente negli anni successivi. Così, dopo le videocassette, sarà sempre il porno a lanciare i dvd, e a studiare i modelli di condivisione e di fruizione dei video in rete, dallo scambio più o meno clandestino dei file video alla visione streaming che oggi domina come modello.
Gli anni ottanta sono il decennio dello status symbol. Nascono le tv private e vengono lanciate tv sempre più grandi con la possibilità di memorizzare ben 99 canali e come corollario nasce anche il telecomando. Purtroppo in questa rivoluzione lo spettatore non ha il dono dell’ubiquità. Serve uno strumento che ti possa consentire di vedere il film quando vorrai, perché viene trasmesso su di un canale proprio in contemporanea con la partita della tua squadra del cuore su una rete concorrente. Con il videoregistratore non puoi negarti la possibilità di vedere un programma e registrarne un altro. Per molti è un’utopia. Il fatto poi che nascano le videoteche, dove poter noleggiare il film solo un anno dopo l’uscita nelle sale, alimenta la crisi della sala cinematografica. Le videoteche sono vere e proprie biblioteche del cinema perché ogni film in videoteca sarà sempre fruibile. Il cinema diventa per la prima volta on demand.
Il decennio novanta rappresenta il momento di massimo splendore dell’elettrodomestico che diventa un oggetto decisamente quotidiano. Ormai in vhs sono registrati tutti i filmini familiari, e le videocassette – anche originali- non hanno più i costi esosi del decennio precedente. Nella seconda metà del decennio le edicole diventeranno delle vere e proprie videoteche. Tutti i quotidiani e tutte le riviste usciranno sempre con vhs in abbinamento: ormai non conviene più registrare il film preferito dalla tv. Anche perché viene trasmesso inondato di pubblicità. La videocassetta diventa uno straordinario strumento di analisi e critica del film. Non solo nella facoltà che si interrogano sulle opportunità filologiche che può fornire il mezzo ma ormai in tutte le scuole del regno. Manca l’insegnante? Allora portiamo la classe nell’aula video e facciamo vedere ai ragazzi una cassetta.
Il nuovo millennio nasce però non analogico ma con un destino digitale già scritto. La musica già all’inizio del secolo diventa invisibile. Inizia infatti a circolare compressa in file, ironia della sorte proprio mentre sul mercato viene lanciato un supporto, il DVD, che consente di vedere i film su un disco ottico identico al già familiare CD. E così la tv catodica diventerà di forma rettangolare e sparirà il tubo. La tv non sarà più trasmessa con il segnale via etere ma attraverso una compressione digitale. Quando alla fine del decennio tutto il segnale televisivo nazionale sarà di nuova generazione, le videocassette ormai da qualche anno hanno smesso di accompagnare la nostra vita. Gli ultimi epigoni hanno trascinato l’oggetto desueto mese dopo mese, forse per affetto per l’utopia che ha rappresentato e magari alimentando la speranza che potesse diventare un giorno il vinile del cinema. Sarà così? Ai posteri l’ardua sentenza…


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