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Eyimofe - Concorso

Pubblicato il 26 novembre 2020 da Francesca Pistocchi

VOTO:

Eyimofe - Concorso

Già precedentemente selezionato al Forum di Berlino, Eyimofe si distingue nel Concorso torinese grazie alla sapiente consapevolezza dei registi Arie e Chuko Esiri, newyorkesi d’adozione. Il loro lungometraggio ci trasporta nella Lagos caotica dei giorni nostri, in cui miseria e opulenza condividono lo stesso palcoscenico. Suddiviso in due capitoli e un amaro epilogo, il film narra l’epopea di Mofe (Jode Akuwudike), ingegnere tecnico presso una fabbrica, e di Rosa (Temi Ami-Williams), giovane parrucchiera. Entrambi coltivano, nella propria intimità, il grande sogno dell’emigrazione: un sogno destinato ad infrangersi contro gli imprevisti di cui si compone una quotidianità perennemente instabile. I due destini, così lontani e così vicini, tracciano percorsi paralleli che ogni tanto sfuggono alla logica del caso e tendono ad incrociarsi: se Mofe perde in un sol colpo gran parte della famiglia, Rosa dovrà affrontare la difficile e prematura gravidanza della sorellina Grace (Cynthia Ebijie). L’incontro fra i protagonisti avviene nel luogo che più di ogni altro racchiude la tragica indifferenza di uno stato e di una burocrazia per loro stessa definizione assenti, ovvero l’ospedale della città. Ma nel burrascoso compromesso in cui i protagonisti cercano disperatamente di rimanere a galla, c’è posto anche per qualche istante di quotidiana serenità: ad esempio, una chiacchierata serale fra vicini davanti alla televisione, o la condivisione di una scatola di biscotti nell’ombra delle proprie stanze.

L’occhio dei registi si sofferma sull’assurda catena amministrativa che circonda e soffoca i personaggi nel loro piccolo e audace tentativo di fuga. Infinite e surreali sono le procedure necessarie per ottenere un visto, per pagare l’affitto, per salvaguardare la propria salute, per mantenere intatta la propria posizione lavorativa. Il denaro regna sovrano su tutte le necessità e su tutti i rapporti umani, che essi si dipanino fra vivi o fra defunti. L’ironia agrodolce con cui la cinepresa immortala l’ordinaria umiliazione di trovarsi in fondo alla piramide sociale non è affatto scontata: sarebbe forse più semplice puntare con foga il dito e condannare i cosiddetti carnefici, invece i fratelli Esiri preferiscono riporre tale privilegio nelle mani dello spettatore – non è un caso che nello stabilimento di Mofe si stampino manifesti elettorali, mentre la radio vomita di tanto in tanto un fastidioso brusio di fondo nel quale ronzano belle promesse. L’apatia con cui i personaggi prendono atto della realtà che li circonda nasconde una frustrazione in grado di liberarli, pur soltanto per brevi attimi, dal loro guscio: così Mofe distrugge le macchine industriali a colpi di martello, così Rosa respinge le viscide e puerili richieste del suo padrone di casa.

Fra le strade sature e gli edifici fatiscenti, ognuno pare anestetizzato alla morte così come alla vita, ma ciò non impedisce ai protagonisti di assumere tratti inequivocabilmente umani – tanto nel bene quanto nel male. Mofe e Rosa si reinventano in continuazione, passando indenni attraverso i propri aguzzini da commedia grottesca, come la direttrice della fabbrica, il giovane e ricco americano o la ruffiana che s’aggiudica il figlio di Grace come premio finale in cambio del visto. Arie e Chuko Esiri s’insinuano nel dramma ordinario, senza tuttavia mai commettere l’errore di sfociare in un irritante moralismo di cui lo spettatore, in fondo, non ha bisogno. L’obiettivo rispetta l’intelligenza di chi osserva e di chi giudica, limitandosi a disegnare con commovente onestà i contorni di un universo concreto e quasi palpabile, forse meno distante di quanto non si creda.


CAST & CREDITS

Eyimofe - Regia: Arie Esiri, Chuko Esiri; sceneggiatura: Chuko Esiri; fotografia: Arseni Kachaturan; montaggio: Andrew Stephen Lee; interpreti: Jode Akuwudike (Mofe),Temi Ami-Williams (Rosa), Adetomiwa Edun (Seyi), Jacob Alexander (Peter), Cynthia Ebijie (Grace), Chioma ’Chigul’ Omeruah (Mama Esther); produzione: Ominira Studios, Kimiera Media, GDN Productions; origine: Nigeria, USA 2020; durata: 116’.


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