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Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina - Sisai

Pubblicato il 22 marzo 2006 da Salvatore Salviano Miceli


Festival del Cinema Africano, d'Asia e America Latina - Sisai

Rintracciabili echi di road-movie in Sisai, documentario etiope di David Gravo. Il regista, al suo terzo lavoro, pone al centro del suo racconto il fratello adottivo la cui vita cambia repentinamente a causa della gravidanza della fidanzata e della possibilità di ritornare in Etiopia per conoscere il proprio padre biologico. Si ha la sensazione che nulla si sia voluto celare all’occhio della macchina che riprende con naturalezza attimi ed intimità di una famiglia allargata emigrata in Israele.
Il viaggio condotto dai protagonisti è insieme ricerca d’identità (la conoscenza del proprio padre) e ritorno alle proprie origini culturali (la scoperta dell’Etiopia, paese nativo, mai visitata prima). Assistiamo quindi allo stupore e all’emozione del giovane Sisai che si scontra con il proprio passato sconosciuto, affrontando, al contempo, il delicato momento della conoscenza del vero genitore.
Si incrociano, in questo documentario, memoria e sogni, aspirazioni e rappresentazioni. Ben girato, il lavoro sembra però indugiare troppo, e con troppa foga emotiva, sulla messa in scena di sentimenti privati, di sensazioni che paiono rubate dall’occhio meccanico che mostra, in qualche momento, una rapacità espressiva al limite della tracotanza.
È molto interessante, al contrario, lo scontro generazionale che viene messo in luce nel rapporto tra il padre adottivo di Sisai (genitore naturale di Gavro) e lo stesso regista, accusato di una strumentalizzazione violenta di persone e luoghi, appartenenti e fondanti la propria identità, al fine della costruzione del documentario stesso. Ciò pone l’interrogativo su quanto sia effettivamente etico e corretto restituire in video attimi di vita privata, che sullo schermo finiscono per perdere quel valore simbolico che la spettacolarizzazione, in alcuni momenti eccessiva, non può che falsare.
Aldilà, però, di dubbi di natura morale, alcune sequenze veicolano l’attenzione, partendo dal privato ma allargandosi ad una visione più articolata e ampia della società, sulla difficile situazione di chi, come il giovane protagonista, vive una condizione in bilico tra il paese di origine e quello in cui vive da più di dieci anni. E, forse, il nodo centrale del documentario è da rintracciare proprio negli effetti e nello straniamento che la mancanza di una chiara identità geografica comporta; non ancora del tutto riconosciuto da Israele ma da troppo tempo lontano dalla propria terra nativa per potersi definire Etiope.
Il documentario si chiude riallacciandosi ancora al privato dei personaggi mostrati lasciando, così, interdetti sull’effettivo valore di un’opera che mostra insieme coraggio e valore formale ma, anche, una sfacciataggine, nella scelta illustrativa, a volte, troppo forzata.


CAST & CREDITS

(Sisai) Regia, soggetto, sceneggiatura: David Gravo; fotografia: Ronen Amar; montaggio: Kobi Plumnik; suono: Oren Traytel, Toni Twito; produzione: Avner Faingulernt, David Gavro, Yael Shavit; distribuzione: Ruth films; origine: Israele/Etiopia; durata: 56’;


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