X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Downton Abbey - Festa del cinema di Roma 2019

Pubblicato il 20 ottobre 2019 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Downton Abbey - Festa del cinema di Roma 2019

Quanto hanno dovuto attendere i fan sfegatati della serie Downton Abbey - la quale conta sei stagioni e 52 episodi - il seguito delle vicende della famiglia Crawley? Quattro anni di ricordi, di repliche degli episodi già visti, di scambi di notizie e false speranze sull’opportunità di girare o un meno un film con lo stesso cast e le stesse location. È cosa poco solita il passaggio dalla serie televisiva al lungometraggio per il grande schermo, più frequente che da un film di successo al botteghino possa nascere una serialità o la fuoriuscita di un personaggio che diventa improvvisamente protagonista di una serie tutta sua sul piccolo schermo. Un paio di anni fa la notizia: il sogno si è avverato, hanno girato la pellicola, l’hanno intitolata proprio Downton Abbey, esce in Italia il 24 ottobre. E così, tra citazioni pedisseque - i titoli di testa seguono la lettera dei reali inglesi che comunicano alla famiglia Crawley il loro soggiorno per una notte e un giorno nella loro amata dimora Downton Abbey, come nel primo episodio della prima stagione la sequenza iniziale rincorre la notizia, mandata via missiva, dell’affondamento del Titanic e la conseguente morte di un erede: entrambe le scene accompagnate dal medesimo trascinante tema musicale - e stilizzazioni esatte dei personaggi, la vicenda prende l’avvio nel 1927, un anno dopo la fine del cinquantaduesimo episodio andato in onda, e ritrova i protagonisti nello stato in cui erano stati abbandonati dai telespettatori anni fa. Ai piani alti, nella zona nobile della tenuta, Lady Mary Crawley, sposata Talbot (Michelle Dockery), governa la casa in accordo con Tom Branson (Allen Leach), vedovo di sua sorella Sybil morta sette anni prima dando alla luce loro figlia; la contessa Cora Crawley (Elisabeth McGovern), la moglie americana, e il pater familias Robert Crawley, Conte di Grantham (Hugh Bonneville), portano avanti la vita tra tè delle cinque e equilibri economici difficili da mantenere; Lady Edith (Laura Carmichael), marchesa di Hexam, ancora senza figli; la longeva Violet Crawley, contessa madre di Grantham (Maggie Smith) possiede sempre il dono dell’ultima parola e dell’intrigo perfetto; ai piani bassi, la servitù dagli assetti in parte modificata dal cambio di maggiordomo, da Mr. Carson (Jim Carter), andato in pensione sposando Mrs. Hughes (Phyllis Logan), a Mr. Barrow (Robert James-Collier), dal carattere ambiguo e dalla celata omosessualità; Mr. Bates e Anna, ora signora Bates, al servizio rispettivamente come valletto personale del conte e come domestica personale di Lady Mary, efficienti e ingegnosi. Lo scombussolamento dei protagonisti per l’organizzazione perfetta del soggiorno di Re Giorgio V e la regina Mary diviene il terreno dove gli scambi si acuiscono di passione, dove i nodi familiari vengono al pettine, dove il problema di una struttura nobiliare destinata a scomparire emerge vitale e urgente. In due ore di film lo sceneggiatore Julian Fellowes tratteggia con cura sapiente i valori oramai effimeri a cui si aggrappano a pari merito entrambe le parti, la famiglia nobiliare e la servitù: chi per paura, chi per pigrizia, chi perché non sa far altro. I personaggi sono tratteggiati velocemente, acquarelli perfetti senza sbavature, si tengono in piedi e volteggiano nella grande sala da ballo dove, nel finale, come in un puzzle tutto troverà il luogo giusto dove posizionarsi. Michael Engler, lineare in una regia funzionale e classica, aveva già diretto alcuni episodi della serie, coerente filo teso verso una riuscita raggiunta. “È permesso agli inglesi di essere repubblicani?”. “Sono esperta in ogni materia”. “Dio è monarchico”. “Leccherò i francobolli di persona” alcune delle battute più clamorose. Attori perfettamente in parte, colonna sonora sontuosa, tutto regale e splendente. Chi non ha amato la serie tv o ha pregiudizi pregressi su argomenti aristocratici blasonati meglio resti a casa a vedere altro.


CAST & CREDITS

(Downton Abbey); Regia: Michael Engler; sceneggiatura: Julian Fellowes; fotografia: Ben Smithard; montaggio: Mark Day; musica: John Lunn; interpreti: Hugh Bonneville, Jim Carter, Michelle Dockery, Maggie Smith, Imelda Staunton, Elisabeth McGovern, Joanne Froggatt, Allen Leech, Robert James-Collier; produzione: Carnival Film & Television; distribuzione: Universal Pictures; origine: Regno Unito, 2019; durata: 123’


Enregistrer au format PDF