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Flames

Pubblicato il 1 dicembre 2017 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Flames

Flames è esplosione di amore, di rabbia, di condivisione assoluta. È sesso, nudità, posizioni acrobatiche, è Danger Island, folle destinazione decisa dal lancio di una freccetta a occhi chiusi. Josephine e Zefrey sono due artisti, lui nuiorchese lei inglese, che si innamorano e decidono di filmare la loro storia dall’inizio. Chiamano a partecipare al loro amore un terzo partecipante, una macchina da presa (utilizzata da un operatore), e un quarto ospite, lo spettatore. Scelgono di mettersi a nudo, letteralmente, di mostrare molte parole (moltissime: le discussioni, le accuse reciproche di mancanza di ascolto, le chiacchiere, i giochi, le battute), molti rapporti sessuali, molte lacrime, moltissimi sentimenti contrastanti, totalizzanti, confusi e spaventosi. La prima parte del film racconta la felicità: si parla di matrimonio, di figli, di avventura. Da un certo punto in poi la relazione si complica: il viaggio tira fuori il peggio dei due, dai bagni nel mare cristallino delle Maldive alle recriminazioni per essere spariti in acqua facendo preoccupare l’altro, le diverse posizioni rispetto ai modi di viaggiare. Josephine è più giovane, assolutamente se stessa, coinvolta e pronta a tutto. Zefrey ha un sorrisetto furbo, la mette continuamente alla prova, stuzzica, provoca, le interrompe la telefonata intercontinentale con la madre più volte oltrepassando, indelicatamente, il limite dello scherzo. Inventano insieme delle performance, ne sono i protagonisti in un gioco di scatole cinesi dove non si trova mai la matrioska più piccola. La potenza dell’amore deflagra in cinismo, eccesso, limite da superare. La complicità si trasforma in competizione, senza che nessuno dei due ne sia il principale colpevole. Si lasciano. Era scritto. È un lasciarsi tragico e disperato perché nessuno dei due lo vuole veramente. Ma ambedue fanno sì che accada: brutalmente, inaspettatamente, come un lampo in un cielo rosato al tramonto. La storia d’amore termina ma il film no: i due continuano a filmarsi altri cinque anni indagando a fondo nelle loro personalità, alla ricerca della causa della loro separazione, cercando di capire delle cose di se stessi, attraverso il montaggio del film (anch’esso, in parte, ripreso da telecamere e inserito nel final cut), attraverso appuntamenti per la strada in giro per New York (momenti di disappunto, momenti di quita rassegnazione, momenti di affetto), tramite l’incontro con una terapista di coppia che analizza due che non sono più un uno. Flames già dal titolo - fiamme - esplicita un chiaro intento di infiammare: gli animi, i cuori, i genitali, gli occhi. Confidando nel potere innegabile del voyeurismo, ancora potente nonostante l’epoca di sfacciata esibizione del sé in ogni ambito, i due registi-artisti non posseggono il minimo pudore o imbarazzo nel mostrarsi, mettendosi in mostra, opere d’arte ambulanti coi loro corpi, umori, sapori: non sono attori che recitano, non esiste margine di dubbio sul fatto che stiano fingendo: sono veri, soffrono e godono, sputano, si grattano, pisciano, si lavano in una ambivalenza perenne di consapevolezza del terzo incomodo. Quanto ha inficiato dal principio l’andamento della relazione la presenza del terzo occhio indagatore? Anche su questo si interrogano senza fine e senza risposta. Con un coup de théâtre Zefrey include un finale insospettabile, la confessione definitiva, la stoccata che chiude una ipocrisia mai rivelata. Josephine si incazza, è piegata in due dal dolore, nonostante siano ormai passati cinque anni dalla separazione, in una Times Square innevata se ne va, senza voltarsi indietro, abbandonando l’uomo col quale ha provato a scambiarsi di più che con chiunque altro nella sua vita. Film non-film, arte-vita, amore-finzione: binomi brucianti, poli divergenti, elementi infiammabili pericolosi da accostare, danger, chi tocca muore. O si ama o si odia. Se si ha il coraggio di buttare in mare i salvagenti lo si ama


CAST & CREDITS

(Flames); Regia: Zefrey Throwell, Josephine Decker;fotografia: Ashley Connor; montaggio: Zefrey Throwell; musica: Zefrey Throwell; interpreti: Josephine Decker, Zefrey Throwell, Hollis Wotherspoon, Nora Ash, Nadja Frank, Jomar Statkun, AJ Aramian, Parker Leventer, Matthew Levy, Sophie Traub, Kaedon Gray; produzione: Michael Melamedoff; origine: Usa, 2017; durata: 86’


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