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Footnote - Cannes 2011 - Concorso

Pubblicato il 13 maggio 2011 da Salvatore Salviano Miceli


Footnote - Cannes 2011 - Concorso

Appena quattro, compreso questa sua ultima fatica, i film di Joseph Cedar. Eppure il regista nativo di New York ma israeliano di adozione, sin dal suo esordio, Time of Favor del 2004, ha saputo conquistarsi stima ed attenzione internazionale culminata con l’Orso d’argento ottenuto dallo splendido Beaufort nel 2007 al Festival di Berlino. Arriva adesso in concorso a Cannes, non senza sorpresa, con una commedia (Cedar preferisce però sottolineare, a ben ragione, il lato tragico della pellicola) che nel rapporto tra padre e figlio ha il suo nucleo principale. Ma non mancano, ed era facile da prevedere, continui e approfonditi riferimenti alla cultura di Israele, conseguenza inevitabile del mestiere dei due protagonisti, entrambi ricercatori universitari di studi talmudici (la letteratura talmudica racchiude i testi ebraici scritti in Palestina e in Babilonia tra il 200 ed il 500 ad). Particolarmente azzeccati poi i continui riferimenti, mai ostentati ma di assoluta finezza, alla condizione militarizzata di Israele.
Cedar ci ha abituato ad una regia attenta ai particolari, da subito pronta a catturare i comportamenti dei suoi personaggi sin dal più piccolo dettaglio. È proprio tra questi particolari, sottolineati da una colonna sonora sinfonicamente presente, che si annidano le caratteristiche più divertenti di Footnote. Lo scontro, generazionale e professionale al contempo tra padre e figlio, si esplica nelle smorfie, nella postura, nei comportamenti dei due bravissimi attori.
Ha ragione Cedar a rivendicare una dimensione tragica del suo film (e del resto tragedia e commedia sono mondi in costante contatto) perché dietro gli episodi più divertenti non è difficile accorgersi di sentimenti quali rimorso, rimpianto, invidia ed una profonda incomunicabilità. C’è poi il bisogno, appagato solo per uno dei due professori, di vedere riconosciuti i propri sforzi, di essere legittimato dall’Accademia cui ha dedicato l’intera vita. Il film diverte proprio perché si tiene in perfetto equilibrio tra serio e faceto, non si lascia sfuggire le occasioni dissacranti così come si concede pause più riflessive. Bravi entrambi gli attori a lasciarsi guidare da Cedar senza timore di scadere nella caricatura. Bravo Cedar nel guidare la loro recitazione seguendo i binari della commedia più sofisticata, quella che dietro un sorriso nasconde sempre ben piú di un pizzico di amarezza.
Il finale spezza poi qualsiasi registro lasciando che esplodano tensioni ed emozioni nate e tenute a freno per tutta la durata della pellicola. Spiazza quindi un po’, soprattutto avendo ancora negli occhi il lucido ed intenso dramma raccontato in Beaufort, seguire il regista in questo suo sconfinamento in un genere più divertito e divertente, ma dubbi e curiosità vengono più che esauriti con la visione di un film sorprendente.


CAST & CREDITS

(Hearat Shulaym); Regia e sceneggiatura: Joseph Cedar; fotografia: Yaron Scharf; montaggio: Einat Glaser Zarhin; interpreti: Shlomo Bar Aba (Eliezer Shkolnik), Lior Ashkenazi (Uriel Shkolnik), Alisa Rosen (Yehudit Shkolnik), Alma Zak (Dikla Shkolnik); produzione: United Kingston Films, Movie Plus Productions; distribuzione: Westend Films; origine: Israele; durata: 105’.


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