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Fragments - Rough for Theatre I; Rockaby; Act without Words II; Neither; Come and go

Pubblicato il 3 dicembre 2007 da Giovanna Vincenti


Fragments - Rough for Theatre I; Rockaby; Act without Words II; Neither; Come and go

Roma, Teatro Valle – È sufficiente l’accostamento dei nomi Peter Brook e Samuel Beckett a garantire uno spettacolo di altissima qualità, ma solamente ‘vivendo sulla propria pelle’ l’intensità e l’energia di cui Fragments è carico, ci si può realmente rendere conto di cosa possa generare l’incontro sul palcoscenico tra questi due giganti del teatro. Se risulta superfluo soffermarsi a parlare del talento e della genialità tanto di Brook, capace di spaziare con successo e disinvoltura da Shakespeare a Genet, da Cechov al Mahabharata, quanto di Beckett, uno dei più illustri e rappresentativi autori del Novecento, è d’obbligo, invece, sottolineare come l’essenzialità e l’evocatività della scrittura del celebre drammaturgo irlandese trovino il loro naturale completamento nella semplicità e nella purezza dell’allestimento di Brook: ad animare la scena, infatti, sono sufficienti soltanto la fisicità degli attori, eccellente materia prima nelle mani di un sapiente creatore, e lo straordinario utilizzo della luce (elemento fondamentale del teatro di Beckett): una luce, che, ‘modellata’ di volta in volta da Philippe Vialatte, sembra materializzarsi, divenendo quasi tangibile, e costruisce intorno ai surreali personaggi il mondo in cui essi si ritrovano ad essere e ad agire.

‘Le goccioline d’acqua che punteggiano l’opera di Beckett ci mostrano, a condizione di saperle guardare, l’immensità dell’oceano’, afferma il regista londinese che, per celebrare il centenario della nascita dell’autore, mette in piedi uno spettacolo con cui sembra proprio voler tentare questa azione di unificazione di senso, scegliendo di portare in scena non un unico dramma ma cinque atti unici da lui scelti e sapientemente assemblati. Lo spettatore ha l’impressione di venire iniziato ad una sorta di viaggio spirituale sulle ali della comicità e della poesia. Un viaggio di circa un’ora in cui viene rivelato l’aspetto più profondo, universale, tragicamente vero, dell’umanità tutta, attraverso i ‘frammenti’ delle esistenze dei due vagabondi, protagonisti di Rough for theatre I, accomunati da sofferenza e miseria, ma incapaci di comunicare, di ascoltarsi e comprendersi; della donna (una straordiaria Kathryn Hunter) troppo impegnata a dondolare sulla propria sedia guardando lo scorrere della vita altrui fuori dalla propria finestra per iniziare una buona volta a vivere la propria (Rockaby); dei protagonisti di Act without words II (nel quale Marcello Magni e Jos Houben danno prova della loro sorprendente capacità mimica e gestuale) che, ‘gettati nel mondo’ indipendentemente dalla loro volontà, vivono la stessa giornata in maniera opposta; della donna incapace di scegliere la propria strada protagonista di Neither, o, infine, delle tre donne incapaci di riconoscere i segni del tempo che passa (Come and go). Un viaggio alla fine del quale lo spettatore, pur nell’amara consapevolezza di non poter porre mai fine alla spasmodica quanto vana ricerca del significato della propria esistenza, non può non sentirsi profondamente arricchito e, forse, un po’ meno solo.

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Autore: Samuel Beckett; Regia: Peter Brook; Collaborazione alla regia: Lilo Baur, Marie Hélène Estienne; Interpreti: Jos Houben, Kathryn Hunter, Marcello Magni; Luci: Philippe Vialatte.


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