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Francis Ford Coppola - Il romanticismo predigitale (libro)

Pubblicato il 15 gennaio 2015 da Filippo Baracchi


Francis Ford Coppola - Il romanticismo predigitale (libro)

«Francis cambia continuamente idea quando inizia a lavorare a un film, costruisce labirinti di cui cerca poi una via d’uscita... è un individualista creativo di cui i magnati col sigaro non si fidano.»
Così il cantautore e attore californiano Tom Waits confidò durante il congedo dalle riprese del film Un sogno lungo un giorno (One from the Heart, 1982). Un film che nel libro di prossima uscita Francis Ford Coppola - Il romanticismo predigitale , di vari autori e a cura di Fabio Zanello, assume un significato fondante e particolare per definire lo stile del regista americano: il romanticismo coppoliano diventa in molte occasioni narcisismo sentimentale, capace di pre-vedere e pre-annunciare ciò che con la rivoluzione dei social network oggi è permesso a chiunque.
Infatti il cinema di Coppola crede «in un mondo ripiegato su se stesso, in una visione del mondo sperimentale, digitale ante-litteram»: la trilogia de Il Padrino (1972, 1974, 1990), La conversazione (1974), Apocalypse Now (1979) sono alcuni dei suoi maggiori titoli che gli valgono i maggiori premi internazionali (Golden Globe, Premio Oscar, Palma d’Oro, Leone alla Carriera a Venezia) mantenendo una indipendenza artistica pressoché completa.
Un filmmaker a tutti gli effetti, come molti della generazione della Nuova Hollywood (assieme ai ragazzacci Lucas, Scorsese, Spielberg), capace di rischiare a proprie spese (fonda la casa di produzione Zoetrope assieme allo stesso Lucas) per un cinema indipendente, personale, totalizzante, modellato però sulla tradizione: lo stesso Francis dichiarerà «La maniera di arrivare al potere non consiste semplicemente nello sfidare l’establishment. Si tratta prima di tutto di entrare dentro il sistema, e poi, dopo averlo attraversato, di aggirarlo e batterlo».
Cominciando col low budget della scuola Roger Corman e il genere horror (Dementia 13, 1963), il suo cinema si colloca in un periodo particolare e rappresentativo degli Stati Uniti, in cui un’industria assopita e stanca riflette un Paese sconbussolato dai conflitti interni (la battaglia per i diritti civili dei neri d’America, nel 1968 muore Martin Luther King) ed esterni (la sanguinosa e allucinante guerra in Vietnam).
Coppola risponde riprendendo la lezione del cinema classico hollywoodiano, filtrandolo di narrativa americana del secolo scorso, con Faulkner, Hemingway e Cadwell, per restituire nello spettatore il piacere del racconto in ogni singolo stacco. Come definirà Walter Murch attraverso la regola del sei, le priorità per fare questo sono: 1) l’emozione, 2) la storia, 3) il ritmo, 4) il tracciato dell’occhio, 5) il piano bidimensionale, 6) lo spazio tridimensionale dello schermo. Tutti elementi che ritroviamo nel cinema rigoroso di Coppola. Un cinema, che assieme ai registi americani degli anni Settanta, deve ancora molto al cinema di origine europea (Nouvelle Vague e Antonioni) e alle arti figurative del primo Novecento (Espressionismo in primis). Lo stesso masterpiece Apocalypse Now, come evidenzia Vito Zagarrio nella monografia edita da Il Castoro del 1995, ripresa anche da Zanello, «può essere considerato un progetto a lungo termine di rifondazione del cinema americano, di ridefinizione dei rapporti con l’Europa, di ridiscussione degli elementi costitutivi del medium cinema».
Francis Ford Coppola non è stato solo filmmaker sperimentale della Nuova Hollywood, ma anche un astuto talent scout: pensiamo ad attori come Al Pacino, Robert De Niro, Matt Dillon, Tom Cruise, che dagli anni Settanta e Ottanta hanno globalizzato l’immaginario cinematografico, oppure a registi futuri come James De Monaco, sceneggiatore del commerciale Jack (1996). Oltre a possedere la sensibile capacità di rinnovare l’immagine di attori (Richard Gere) e carriere in declino (Marlon Brando e Martin Laudau) e rilanciare la produzione di alcuni registi (un nome su tutti Kurosawa con Kagemusha - L’ombra del guerriero, 1980).
Rappresentante di una vera e propria dinastia, che vedrà con la figlia Sofia la continuazione di quel cinema che ama raccontare storie tormentate di famiglie e adolescenti, riflettendo e intrecciando il proprio vissuto, Francis Ford Coppola - il romanticismo predigitale è una monografia che rivede l’opera del regista di Detroit dagli anni Novanta in poi, proponendo il contorno di una carriera ampia e fortemente inter-disciplinare. Curata da Fabio Zanello (direttore di www.ciaocinema.it e curatore di monografie su Brian De Palma, Sam Raimi, Mel Gibson, Shinya Tsukamoto, Tobe Hopper, Don Siegel) contiene i contributi di una "equipe" di giovani e navigati critici e studiosi di cinema (Diego Mondella, M. Deborah Farina, Stefano Pastore, Beniamino Biondi, Enrico Terrone, Donato Guida, Matteo Berardini, Michelangelo Pasini, Aurora Auteri, Mariangela Sansone, Emanuele Protano, Mario Molinari, Davide Eustachio Stanzione, Arianna Pagliara, Valerio Carando, Andrea Fontana, Carlo Griseri), capace di rivivere e definire i contorni di un cinema globalizzante come quello di Coppola. Attraverso questa ricca monografia trovano anche spazio gli elementi secondari ma caratterizzanti (la sua passione per il jazz in un film pre-cursore del genere come Cotton Club del 1984 oppure la vasta visionarietà e citazionismo presente nel film Dracula di Bram Stocker del 1992) di una tradizione e di una innovazione che fanno dell’autore americano la sintesi di quel «Gesamtkunstkinema» (Cinema come Arte Totale), che ancora oggi, in un mondo invaso da tecnologismo e condivisione, ha molto da insegnare.

Autore: AA.VV a cura di Fabio Zanello
Titolo: Francis Ford Coppola - il romanticismo pre-digitale
Collana: Cinema
Editore: Historica Edizioni
Dati: 212 pp
Anno: 2014
Prezzo: 18,00 €
Isbn: 978-88-99241-01-8
webinfo: Sito casa editrice Historica Edizioni


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