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Franco Citti, Accattone muore in città

Pubblicato il 15 gennaio 2016 da Vincenzo Libonati


Franco Citti, Accattone muore in città

Il 23 Aprile del 1935, quando Franco Citti nasceva, Fiumicino era ancora una borgata periferica del comune di Roma. Solo nel 1992 diverrà un comune autonomo. Citti nasce quindi in borgata, e di questa caratteristica l’attore ne ha fatto il tratto distintivo della sua vita e della sua carriera. In mezzo alle baracche fatiscenti, nel cuore pulsante di un sottoproletariato disgraziato forse più del ne-cessario, si fa le ossa il bambino e il ragazzo di vita che sarà.
Tra puttane, ubriaconi, ladri e assassini, riesce a non rimanere incastrato nella trappola del romanzo naturalista che vorrebbe un esistenza già scritta. A otto anni esce dal riformatorio per la prima volta, dove la madre lo aveva mandato diceva lui stesso; “ingiustamente”. “Rubavamo ma eravamo innocenti”, così si giustifica nel documentario A futura memoria del 1985. È il fratello maggiore Sergio che gli presenta Pier Paolo Pasolini, una sera in una pizzeria di Torpignattara, altra borgata da cui parte un pezzo di vita nuova, quello della carriera artistica nel mondo del cinema, poi ci saranno il Pigneto, la borgata Gordiani e la Certosa (all’epoca chiamata Borghetto degli Angeli). Così l’imbianchino di Fiumicino diverrà attore. E’ il 1961 e Pasolini gli affida la parte di Cataldi Vittorio detto Accattone, nel film che porta il nome del protagonista.
Sarà poi la volta di Una vita violenta, Mamma Roma e tanti altri.
Già perché vale la pena ricordare che se è vero come è vero che Franco ha legato il suo nome a filo doppio e con un nodo molto stretto a quello di Pasolini, non va dimenticato nemmeno il fatto che altri grandi direttori gli hanno affidato ruoli più o meno importanti. Citiamo tra i tanti: Sergio Corbucci, Carlo Lizzani, Elio Petri, Bernardo Bertolucci, Marco Ferreri, Francesco Maselli, e in ultimo Francis Ford Coppola che l’ha voluto nel Padrino e nel Padrino Parte III. Un totale di più di 50 film davanti alla macchina da presa. Dietro invece ci passerà solo una volta e come regista realizzerà nel 1998 insieme al fratello Cartoni Animati. In teatro lavora con Carmelo Bene, il quale lo salva dalla condanna che secondo il geniale regista attanaglia la quasi totalità dell’umanità.
Aveva la faccia scavata e rugosa, bruciata dal sole del mar Tirreno e dal sale della vita più o meno travagliata che impressionava la pellicola e gli occhi dello spettatore in maniera indelebile. Non era difficile incontrarlo sul Lungomare della salute a Fiumicino che beveva Campari e fumava sigarette, mentre guardava gli aerei che andavano via lontano.
Muore a Roma il 14 Gennaio del funesto 2016, anno bisestile. Aveva 80 anni ed era malato da tempo. Anche Accattone si sposta dalla borgata e va al centro desideroso di morire nel cuore della città perché aveva paura che altrimenti la sua morte non avrebbe fatto notizia.


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