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Frankenstein Jr. della Compagnia della Rancia al Brancaccio

Pubblicato il 5 dicembre 2012 da Maria Vittoria Solomita


Frankenstein Jr. della Compagnia della Rancia al Brancaccio

La storia è quella di Frankenstein, ma non la “pura” creatura di Mary Shelley, no. Si tratta della mostruosa invenzione di Mel Brooks. E ne siamo tutti felicissimi. Considerato tra le migliori cento commedie americane di sempre, Frankenstein junior è girato nel 1974 con uno stile ispirato agli anni ’20, per omaggiare i classici horror della Universal: la creatura di Brooks è una feroce parodia del celebre Frankenstein di J. Whale e delle numerose pellicole dedicate, nel tempo, al mostro. Il film è stato premiato dal pubblico, con oltre 500.000 copie vendute. Il prolifico Mel Brooks, dopo il successo ottenuto con la trasposizione teatrale di Producers (in Italia, Per favore non toccate le vecchiette) ci riprova, ancor più avido: la commedia musicale, scritta con Thomas Meehan, è stata in scena a Broadway dal 2007, per quasi 500 repliche all’ Hilton Theatre.

Ma si sa che a New York tutto è pensato, e prodotto, in grande. Spazi, costi e cast. Di solito, però, quando i musical attraversano l’Oceano finiscono col rimpicciolirsi, per uno strano effetto salino. Chissà. Eppure in questo caso la traversata ha retto. La Compagnia della Rancia si difende grazie ad un nutrito cast e al notevole sforzo produttivo fatto per mantenere alto il livello della messinscena.

La regia di Saverio Marconi, fondatore della Compagnia, è, al solito, molto fluida, aderendo alla versione originale; idem il testo, adattato con attenzione dallo stesso regista, a quattro mani col produttore esecutivo, Michele Renzullo. Il cast è ben oleato e selezionato: in più di settecento si sono presentati alle audizioni. In diversi sono già stati diretti da Marconi. Tutti validi nel mantenere alto il ritmo durante l’intero spettacolo, ottenendo il plauso generale, svettano, coi suoi virtuosismi, Giulia Ottonello (qui Elizabeth, la fidanzata arcigna del dott. Frankenstein jr, ma già in Cantando sotto la pioggia e Cats) e il ragguardevole Mauro Simone (già in Grease, Pinocchio il grande musical, qui nel ruolo di Igor).

Nel cast, accanto al protagonista Giampiero Ingrassia (il dott. Frankenstein junior, già nei musical Grease, Salvatore Giuliano e Jesus Christ Superstar), figurano, carichi: la governante Frau Blücher, Altea Russo (La Piccola Bottega degli Orrori, A Qualcuno Piace Caldo, Bulli e Pupe, Hello, Dolly!), il cui nome, solo a pronunciarlo, spaventa anche i cavalli; Valentina Gullace (Jesus Christ Superstar, Cabaret, High School Musical, Aladin, Salvatore Giuliano) nel ruolo della devota assistente transilvana Inga, quasi ignara della sua carica sessuale; il baritono Fabrizio Corucci nei panni extra-large dell’imponente e spassoso Mostro; Felice Casciano come ispettore Kemp, capo della polizia locale dedito al mantenimento dell’ordine (A Qualcuno Piace Caldo, La Piccola Bottega degli Orrori, Pinocchio il grande musical, Sister Act).

Le scenografie ricordano il film e, in scala, anche il musical padre stelle-e-strisce, con le ambientazioni pseudo-horror e il look in bianco e nero, ottenuto con un sapiente uso di effetti speciali, costumi e trucco. La macchina scenica -su tutto, l’impianto luci-, non scimmiotta il made in Broadway, ma è onestamente “fatto in Italia”. Notevoli, per l’impatto sul pubblico più giovane, le virate dal retrogusto larvatamente hard-core, con la bionda Inga legata a doppio filo all’immagine di certe bambolone naïve dalla guêpière facile.

Per gli amanti di Mel Brooks, questo Frankenstein è un caldo ritorno a casa, alle battute che si sono già memorizzate in quaranta anni di potenziali visioni del film. Sicuramente alcuni sketches sono modernizzati e si troveranno “nuove” battute che un po’ fanno l’occhiolino ai cinepanettoni. Esilaranti la scena della partenza del dottore alla volta della Romania, pretesto per far esplodere la vena ninfomane della fidanzata, la scena dell’innamoramento tra Elizabeth e il mostro e, dulcis in fundo, il duetto tra Frankenstein e la sua creatura sulle note di Puttin’ on the Ritz di Irving Berlin, unica canzone lasciata in inglese.

Lo spettacolo, dopo un’anteprima al Teatro dell’Aquila di Fermo e il debutto romano, passerà ai principali teatri italiani, tra cui Milano, Firenze, Genova, Torino, Trieste, Napoli, Bari e Bologna.

Si potrebbe lanciare una piccola provocazione al regista, Saverio Marconi, che in Italia ha (im)portato il musical, dirigendo, tra gli altri, West Side Story, Grease, Cats e Cabaret. Sarebbe mostruoso pensare ad una versione lirica del Mostro? In fondo, dovrebbe essere più vicina alla cultura italiana l’opera, e Marconi ha nel suo portfolio dei notevoli Nabucco e Don Pasquale.


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