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G F 3: ovvero come ti cucino un programma campione di ascolti

Pubblicato il 28 maggio 2003 da Alessandro Izzi


G F 3: ovvero come ti cucino un programma campione di ascolti

Durante i cento giorni di programmazione della terza edizione del Grande fratello avevamo aspettato pazientemente. Ci sentivamo un po’ come le persone costrette a soffermarsi a lungo nelle sale d’attesa degli ospedali o di qualche non meglio precisato studio dentistico, con quell’espressione da pesce in un acquario che attende che qualcuno cambi l’acqua ormai torbida: una fatalità inevitabile, un destino ineluttabile. Ma a ben pensarci i pesci nell’acquario erano proprio loro: i ragazzi chiusi nella casa ipertecnologica con occhi e orecchie al posto dei muri, costretti, poverini, per lunghe settimane, a nuotare nei propri escrementi (bastava guardare le loro camere...) mentre una moria a scadenza settimanale li decimava tristemente. E tutti, inesorabilmente, finivano per galleggiare a pancia in su, come ogni buon cadavere di pesce rosso, nel putrido stagno di Buona Domenica tra le grinfie di gourmet come Maurizio Costanzo e Maria De Filippi (quando non aveva da badare ad altri pesci rossi). Confesso una colpa: di questa terza edizione del Grande Fratello non ho visto granché. Mi pungolò all’inizio un minimo di senso del dovere che mi tenne incollato al televisore per tutta la durata della prima puntata (avevo indossato, all’uopo i mitici aghi spalanca occhio di Arancia meccanica), ma lo spettacolo fu così desolante che pensai bene di non replicare la visione. Mi tennero informato sulla questione quei gran tomi di Mai dire Grande Fratello che mi insegnarono tutto quello che c’era da sapere su Floriana la coatta, su Pasquale il nuovo ottusangolo (che pianti quando fu eliminato!) e sulle flatulenze di Fedro. Mi bastava! E a noi di Close-up parve che il silenzio critico, ostentando una divina indifferenza nei confronti dell’evento, fosse meglio di mille parole. Ma poi è venuta l’ultima puntata, l’atto finale di cotanto scempio e quello che è passato colpevolmente sotto l’occhio vigile di tante telecamere non può passare così impunemente invendicato! Fu lo zapping a fermarmi a puntata già iniziata. Un tizio non meglio precisato era stato appena eliminato dal consesso popolare (non so esattamente quando fosse entrato nella casa, non ricordo il suo viso tra quelli all’ingresso della prima puntata) e si aspettava notizia del terzo classificato. Fin qui tutto da copione, nella migliore tradizione del peggio, ma poi, uscito anche il secondo dei ragazzi e rimaste solo le due pulzelle a competere per il mitico premio, qualcosa ha cominciato a cambiare. Il buon gusto, già all’inizio ai suoi limiti storici, scomparve del tutto e quello che rimase ad illanguidire il nostro proiettore di raggi catodici (altrove chiamato TV) non era più il grande fratello, ma un coacervo di brani tratti da altre trasmissioni televisive di successo. Consci della necessità di tenere incollate allo schermo platee televisive di vaste dimensioni i cari autori dovevano aver optato (come pure nelle scorse edizione anche se in maniera un minimo più elegante) per il nuovissimo modello di “TV macedonia”. Un prodotto ambiguo fatto con tutte le scorze, le bucce e quant’altro avanzato dai frutti degli altri programmi di tv spazzatura. Per primo venne Stranamore: Chiamata in magazzino per una stupidissima commissione che puzzava di scusa lontano un miglio, la seconda classificata, la bella Victoria incontra nientepopodimenoche il suo bello. Conseguente scambio di effusioni (soft) e poi: colpo di scena! Copione voleva che il buon Pasquale facesse dono alla sua amata di un vestito e poi di un anello, ma le istruzioni consegnateli dovevano essere in giapponese sicché l’ordine fu colpevolmente invertito e all’anello di brillanti subentrò l’abito con strano appiattimento del climax emotivo. Il fidanzamento ufficiale seguì successivamente in maniera del tutto incongrua in studio con dichiarazione in ginocchio davanti a milioni di telespettatori e ad una pontificante Barbara D’Urso. Poi venne la volta di Carramba: La notizia era che i genitori della bella Victoria non avevano fatto in tempo a prendere l’aereo e, persa la coincidenza, avrebbero potuto essere in Italia solo di lì ad un paio di giorni a meno di non fare il giro Texas-Bangkok-Timbuctù-Kabul-Milano-Roma che li avrebbe fatti arrivare un giorno prima (possibile che qualcuno possa aver pensato che la scusa reggeva a secoli di abuso televisivo?). Naturalmente i due genitori erano in studio nascosti da un poderoso cappello da Cowboy. Ma la sorpresa vera, quella che ha fatto balzare tutti sulla sedia, è stato scoprire che è più facile capire Pasquale quando parla inglese che quando parla italiano. Infine venne Ai confini della realtà: uno degli episodi più sconvolgenti a memoria d’uomo. Floriana trionfa (e fin qui niente di incredibile) comincia una caccia al tesoro in cerca di Claudio Amendola, lo trova, lo abbranca, ci balla, riceve in regalo un’acqua profumata e una barretta di cioccolata (meglio andò la seconda classificata coi suoi brillanti) e i due insieme coattarono felicemente per la gioia di noi tutti. (Senza nulla togliere alla gioia di ascoltare il romanesco puro, fan come sono di er munnezzaro.) Non mi resse lo stomaco a cotanto scempio, ma so bene immaginare cosa venne poi, con l’intervista in studio della vincitrice: un incrocio ben calibrato tra Amici di Maria De Filippi (ex Saranno famosi) e Porta a Porta di Bruno Vespa. Nessun problema neanche ad immaginare l’inizio della conversazione:

Barbara d’Urso: Ragazziiiiii (come era scritto nella sua allegra maglietta) che emozione...(poi rivolta alla sua protege) L’avresti mai immaginato di arrivare fin qui? Floriana: No! Nur avrei detto mai!

[maggio 2003]


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