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Gance - Kubrick: Vite parallele

Pubblicato il 27 aprile 2015 da Nicola Calocero


Gance - Kubrick: Vite parallele

Pochi sanno che il regista Abel Gance nel suo film J’Accuse – dedicato alle atrocità della prima guerra mondiale – utilizzò, in una scena di trincea, una comparsa di eccezione: Amedeo Modigliani. Siamo nei primi mesi del 1919 e iniziava a germogliare nella testa di Abel Gance il progetto più ambizioso e colossale che un regista potesse concepire: raccontare la vita di Napoleone Bonaparte attraverso un film completamente innovativo dal punto di vista tecnico e stilistico. Se l’ingresso di Napoleone sul tavolo della Storia sovvertì tutte le regole del suo secolo, Gance arrivò a concepire la sua opera su Bonaparte come una nuova esperienza di spettacolo totale, un modello capace di porre fine a tutte le consuetudini della messa in scena tradizionale. I due episodi del 1927 (su 6 previsti) che compongono la prima parte del progetto Napoleon sono una delle vette del cinema muto: la vita del carismatico imperatore è raccontata facendo tesoro di tutto il linguaggio innovativo delle avanguardie (polivisione, dissolvenze, montaggio analogico, movimenti di macchina) reso però qui per la prima volta fruibile al grande pubblico in un kolossal che risultò essere epico e popolare allo stesso tempo. Anche Gance ebbe la sua Waterloo, e fu l’arrivo del sonoro. Il cinema parlato, come una sorta di teatro in scatola, fece arretrare la tecnica cinematografica e pose fine a tutte le idee sperimentali del cinema muto, che aveva raggiunto vette uniche di pura visibilità. Il congresso di Vienna e il linguaggio statico del primo cinema sonoro riuscirono solo per poco tempo ad arginare le innovazioni di Bonaparte e le intuizioni dei grandi teorici del muto: le idee rivoluzionarie si dimostrarono in entrambi casi più forti della loro restaurazione. Oggi possiamo dire che l’Ottocento è figlio in tutto e per tutto dell’astro napoleonico e allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che il linguaggio di Abel Gance ha tracciato i piani cartesiani di tutto il cinema della modernità.
Lo sapeva benissimo un altro titano della storia del cinema, Stanley Kubrick. Anche lui folgorato dalla parabola dell’imperatore isolano, il regista americano risultò palesemente ossessionato – per tutta la seconda fase della sua carriera – dal suo Napoleon, un grandioso sogno mai portato a termine che contende al Mastorna di Fellini il titolo di film mai realizzato più importante della storia del Cinema.
Se in Barry Lindon troviamo molto di questo film mai realizzato su Napoleone – opera di cui rimane oggi una ricca sceneggiatura e documentazione – è divertente giocare nel film di Kubrick, dedicato alla carriera del suo celebre libertino, giocare a riconoscere le molte citazioni, più o meno esplicite, della summa di Gance.
L’influenza del maestro francese su Kubrick non si limita solo a questo primo e lineare confronto. Le scenografie del suo Dottor Stranamore richiamano molto del film di Abel Gance La fine del mondo, una pellicola che già dal titolo richiama tematiche apocalittiche…
Una passione quindi di lunga data. Basti pensare a quanto di J’Accuse troviamo nella messa in scena del film di Kubrick dedicato alla prima guerra mondiale ed ancora precedente: Orizzonti di gloria. Ad un secolo esatto dal tritacarne della storia che pose in ginocchio tutta l’Europa nelle sue amare trincee, possiamo tranquillamente dire che tutto l’immaginario simbolico della Grande Guerra vive grazie alle immagini eterne di Abel Gance.


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