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Genesis

Pubblicato il 18 febbraio 2018 da Matteo Galli

VOTO:

Genesis

Dall’Ungheria, il paese che l’anno scorso vinse a Berlino l’Orso D’Oro con Corpo e anima arriva un altro bel film, stavolta collocato nella sezione “Panorama”. Il film s’intitola Genesis, ne è autore il regista Árpád Bogdán, sui quarant’anni, con alle spalle alcuni documentari e cortometraggi, e un unico lungometraggio, mostrato undici anni fa sempre in “Panorama”, il titolo internazionale era Happy New Life. Il tema di partenza è peraltro lo stesso di un ulteriore, ottimo film ungherese che passò invece in concorso, sempre a Berlino, nel 2012, intitolato Just the Wind (regia di Benedek Fliegauf) e che vinse il Gran Premio alla Regia venendo distribuito in mezza Europa, ma non in Italia. Genesis tratta infatti delle aggressioni neonaziste nei confronti delle popolazioni di nazionalità ungherese ma di etnia rom, con particolare riferimento agli episodi accaduti negli anni 2008-2009, negli anni in cui il movimento di estrema destra Jobbik, certamente non molto distante sul piano ideologico dai gruppi che praticarono le aggressioni, entrò nel Parlamento Europeo per poi diventare, nelle successive due elezioni nazionali, il terzo partito ungherese.
Il film, con una sceneggiatura di gran livello, è diviso in tre parti che hanno al centro i tre personaggi principali: Ricsi, il bambino rom, traumatizzato, che ha visto uccidere la madre con i propri occhi; Virág, una bella ragazza, appassionata arciera, che ha una storia con Misi, (anzi aspetta un figlio da lui), con uno di coloro cioè che hanno preso parte al pogrom, un fatto che scopre solo in circostanze fortuite e dal quale deriveranno una serie di importanti decisioni; e infine Hanna, l’avvocatessa che accetta, in prima battuta, di difendere Misi, anch’essa con un passato certamente non facile alle spalle. Come sempre accade in questi casi, i personaggi e le vicende si intrecciano e si ritrovano nelle varie parti; tutti le figure sono interessanti, la storia è orchestrata molto bene e così anche le situazioni di contorno: Ricsi a scuola e con i nonni, il rapporto di Virág con la madre, i suoi hobby (il tiro con l’arco, il nuoto) e il suo handicap (porta un apparecchio acustico), l’avvocatessa e la figlia perduta, i colleghi e superiori e il suo sfinirsi, il suo narcotizzarsi nel fitness. Un film davvero maturo, ben girato, che sarebbe auspicabile trovasse una distribuzione in giro per l’Europa, oltre la presentazione festivaliera. Ci sono qua e là degli echi biblici, soprattutto nella parte dedicata a Virág (col riferimento a Mosè), ma non risulta di immediata decifrazione il senso del titolo Genesis, se non in relazione al fatto che i tre personaggi principali riescono, a seguito delle scelte fatte e del percorso da ciascuno di loro attraversato, a “rinascere”, a conquistarsi una nuova vita, malgrado tutto. Una nuova vita plausibile e del tutto priva di retorica. Rimarchevole in conclusione anche la prestazione degli attori e soprattutto delle attrici fra le quali spiccano Enikő Anna Illési nella parte di Virág e, ancor più, l’ottima Anna Marie Cseh (già vista in diverse serie televisive e in Youth di Paolo Sorrentino).


CAST & CREDITS

(Genezis); Regia: Árpád Bogdán sceneggiatura: Árpád Bogdán; fotografia: Tamás Dobos; montaggio: Péter Politzer; interpreti: Milán Csordás (Ricsi), Anna Marie Cseh (Hanna), Enikő Anna Illési (Virág); produzione: Mirage Film, Budapest, Focusfox, Budapest; origine: Ungheria 2018; durata: 120’.


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