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Giallo a Milano - TFF 2009 - Italiana.Doc

Pubblicato il 18 novembre 2009 da Salvatore Salviano Miceli


Giallo a Milano - TFF 2009 - Italiana.Doc

Giallo a Milano è un buon esempio di come il documentario possa aprirsi a stili differenti, facendoli convivere senza intaccare l’organicità del progetto. Sergio Basso parte da una costatazione esatta ed innegabile nello sviluppo del suo lavoro: il distacco con cui la società italiana vive e si confronta con le comunità cinesi, ormai realtà fortemente radicate nel nostro territorio (basti pensare alla zona di Piazza Vittorio a Roma o, tornando al documentario, Via Paolo Sarpi a Milano).
Il regista decide allora di offrire un ventaglio di racconti e testimonianze di vecchi immigrati, giovani lavoratori, cinesi nati in Italia che molto spesso conoscono quasi più gli usi, i costumi e la lingua nostrana piuttosto che quella di origine. Nel far ciò, Basso costruisce un percorso che sfiora il passato per mostrare il presente, servendosi di materiale d’archivio, dei ricordi dei suoi protagonisti e delle parole dei più giovani intervistati ponendo in essere così un confronto generazionale (non spaventi il termine, ormai sempre più in voga) all’interno della stessa comunità cinese.
La leggerezza del racconto (perché di questo si tratta) è probabilmente il miglior pregio del documentario. Nonostante si sfiorino argomenti delicati ed assai intimi, mai il ritmo sfocia nella pesantezza tipica di un lavoro d’inchiesta. Assume quindi un valore ancora maggiore la scelta di affidare all’animazione il compito di supportare visivamente le parole di un giovane immigrato divenuto collaboratore di giustizia. Omosessualità, radici, identità sono solo alcune delle tematiche che traspirano da Giallo a Milano, partendo da quel fatto di cronaca di un po’ di mesi fa che i telegiornali hanno trattato quasi come fosse accaduto in una realtà al di fuori dei nostri confini.
È un documentario dal giusto equilibrio tra parole e immagini. Le tante testimonianze verbali non disturbano perché bene supportate dal dato visivo, accompagnate nel loro racconto. Basso mostra ironia, tanto che, come ricordato, il film viaggia su un buon ritmo e certo non annoia, ma non dimentica di avere a che fare con il mezzo cinematografico. Così, al contrario di come a volte accade, è palese anche la ricerca linguistica, il tentativo (riuscito) di non fare soccombere la tecnica e lo stile all’idea concettuale ed al messaggio.
Le quindici regole per scrivere un buon giallo (così almeno si legge nell’intestazione) scandiscono in piccoli capitoli il continuum delle tante storie che, è bene ricordarlo, si svolgono nel nostro paese, nella comune quotidianità, con l’intento unico – sono parole del regista – di dare ai cinesi l’opportunità di esprimere le proprie speranze, le proprie paure.


CAST & CREDITS

(Giallo a Milano) Regia, soggetto: Sergio Basso; fotografia: Daniel Arvizu; montaggio: Davide Vizzini; musica: Enea Bardi; suono: Andrea Sileo, Paolo Benvenuti; interpreti: Wen Zhang, Jessica Pattuglio, Cristiano Pattuglio, David Chao, Wu Xiaoyun, Isabella Mao Yufei; produzione: La Sarraz Pictures; origine: Italia 2009; durata: ‘75;


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