X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Glossario soap Q-U

Pubblicato il 28 giugno 2003 da Alessandro Izzi


Glossario soap Q-U

Q: quiddità Quando, nel buddismo, si parla di quiddità si pensa all’essenza ultima delle cose, al vero significato dell’esistenza di qualcosa. In una logica prettamente zen la soap è il perfetto prototipo del vuoto mentale, quello stato meditativo che prelude l’illuminazione. Essa non comunica altro che se stessa. Il suo scopo è semplicemente essere nel mondo ed essa è nel solo spazio della sua stessa esistenza. Contemplarla come tesoro di saggezza equivale a vedere se stessi, il suo essere nel non essere corrisponde perfettamente all’illusorietà della nostra stessa esistenza. Se siamo buddhisti possiamo trarre non poco insegnamento dalla quiddità di una soap (come da qualsiasi altra cosa che sia parte del Samsara). Peccato che la maggior parte dei buddhisti abbia di meglio da fare che vedere la TV!

R: Romanticismo Uno sceneggiatore non può essere assunto da un produttore a meno che: 1) non abbia visto almeno 2368 volte Love story piangendo ad ogni visione 2) non abbia imparato a memoria la vulgata in linguaggio rigorosamente contemporaneo di Romeo e Giulietta (non ha importanza che non si ricordi poi il nome dell’autore) 3) non sia capace di produrre 24 SMS al minuto per tredici ore consecutive con dichiarazioni d’amore (sono escluse: TVTB, TADM, NRAVSDT, TPTnt e ã 烶 ‚Ỹ) 4) non abbia frequentato due anni di studio presso la fabbrica produttrice dei Baci Perugina (titolo, questo, eventualmente sostituibile con attestato di tre anni di lavoro presso ditte specializzate in biscotti per la fortuna cinesi purchè si siano lette anche le fondamentali teorie di Alberoni su innamoramento e amore).

S: Sguardi Distinti in tre categorie principali: 1) da triglia (quello dell’amante rifiutato dal suo oggetto del desiderio) caratterizzato da acquosità e ansia 2) da trota lessa (quello degli amanti ricambiati) estatico e perso nel vuoto 3) da merluzzo essiccato sotto sale (da persona in gravi ambasce) mobile e nervoso 4) da piranha senza denti (persona crudele o tradito vindice) con occhi stretti a fessura e naso corrugato 5) da mamma carpa (rivolto a prole innocente o a pancia gravida e scalciante) con sopracciglia rialzate e occhio lucido a suggerire empatia e potenziale compassione 6) da scorfano di scoglio (per i folli) sopracciglia rialzate e tenute ferme con nastro adesivo, occhio vitreo 7) da (s)tinca di santo (raro e di persone ingenue e buone presto preda degli eventi) occhio pendulo e luminoso. Ovviamente sono possibili ibridazioni tra le varie categorie.

T: Taricone Nuovo possibile cataclisma nel mondo delle soap, il vecchio sconfitto di una passata edizione del Grande Fratello (assurto ormai a simbolo culturale del rovente nuovo millennio) è molto più di una minaccia. Dopo aver girato spot pubblicitari ed essere stato ospite costante del Maurizio Costanzo Show (magari insieme con Mentana), il Pietro nazionale potrebbe, in un giorno non troppo remoto, essere protagonista di un’italica soap. Da sempre in cerca di un’affermazione attoriale (anche se sembra ormai passato il suo momento e molti cominciano a dimenticarne l’esistenza), il muscoloso ragazzo (che perlomeno era l’unico della casa ad aver letto Calvino in faccia a chi lo considerava carne da tubo catodico) ha già mosso un ben congruo passo nel mondo delle telenovelas comparendo in Ricordati di me di Muccino. Più soap di così!

U: Ultima puntata Anatema da pronunciare, sul set di una soap, solo nei casi di più grave offesa. Corrisponde all’indossare il colore viola ad una prima teatrale, al passare sotto una scala mentre un imbianchino vernicia la facciata di un palazzo di blu o al vedersi attraversare la strada da un pestifero gatto nero. La vera vocazione di una soap è l’infinito, il prolungarsi oltre i limiti della percezione umana, oltre le vite degli stessi spettatori e, possibilmente, oltre i contratti che legano gli stessi attori, autori e maestranze al posto di lavoro.

[giugno 2003]


Enregistrer au format PDF