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Glossario TV: P-T

Pubblicato il 18 giugno 2004 da Alessandro Izzi


Glossario TV: P-T

P: Prese (complesso delle)(patol.) Detto anche complesso della De Filippi è la strana convinzione che l’unico modo per valutare la bravura di un individuo in qualsiasi campo dello scibile sia quello di vedere come fa le prese. Si ha notizia dei primi casi di questa diffusa patologia sin dal 2001 da quando cioè la conduttrice di C’è posta per te cominciò a fare i suoi primi balletti televisivi obbligando i suoi poveri partner maschili ad innalzarla dieci spanne sopra il livello del suolo facendola volteggiare. Istigando nel pubblico la convinzione che se ci riusciva lei poteva riuscirci chiunque il complesso delle prese si attivò in una prima forma larvale che ebbe come sintomo misurabile un incredibile numero di iscrizioni nelle scuole di danza da parte di persone obese che pretendevano di essere sollevate in aria già alla prima lezione (conseguì un incremento del numero di strappi muscolari ed ernie del disco nei ballerini maschili). Successivamente la patologia ebbe un sostanziale mutamento e si radicò nella forma matura che tutti conosciamo. Il paradosso di questa patologia risiede nel fatto che la valutazione della bravura non dipende dall’abilità con la quale la presa viene realizzata, ma dalla simpatia che si riesce a dimostrare nel non riuscire a realizzarla. Colpendo anche membri del governo, il complesso delle prese ebbe il suo momento di notorietà mediatica nel momento in cui la Moratti propose di sostituire l’esame di maturità con un numero di ballo comprensivo di non meno di dodici prese. Tanto per quello che insegna la scuola...

Q: Quidditch (magia) Sport praticato a cavallo di una scopa caratterizzato da regole complicatissime. Non c’entra niente con la televisione, ma è il meglio che ci è venuto in mente.

R: Ricci (Antonio) (biogr.) Onda anomala della produzione televisiva, da un certo punto in poi della sua carriera Antonio Ricci ha cominciato ad ambire alla dimensione di grillo parlante della cattiva coscienza televisiva. Attraverso un programma fintamente scorretto come Striscia la notizia, il geniale autore televisivo, ha cominciato a tritare sotto il macigno dell’ironia tutti gli aspetti nefasti della programmazione delle varie reti. Su questa base la sua opera si è prestata fin troppo bene a diventare un vero e proprio battistrada contro tutti i maggiori programmi delle reti concorrenti di cui smascherava taroccamenti grandi e piccoli, ma non ha mai dimenticato, per mediatica par condicio, di trovare tanti difettucci anche nelle programmazioni delle reti di casa propria. Ben presto, però, la trasmissione è cominciata a naufragare nel mare magnum delle sue stesse buone intenzione e il gioco metareferenziale ha finito per mostrare la corda stancando gli stessi spettatori. Le ha nuociuto l’eccessiva sicumera nel tono polemico e l’idea che andava propagandando di essere la sola trasmissioni valida, non taroccata ed esente da sospetti dell’intero panorama televisivo. Immagine che andava necessariamente ad urtare contro l’evidenza di programmi a basso tasso intellettivo come Veline o Velone o programmi barzelletta come Paperissima sprint. Va bene denunciare il degrado della moderna televisione, ma non si rischia di apparire ipocriti se si scrivono poi programmi non meno degradanti. Ricci volle proporsi, ai suoi tempi, come l’eroe della televisione. E a noi non resta che dire, parafrasando Brecht, “sfortunata quella televisione che ha bisogno di un Ricci”!

S: Spot (Polit.) Un fenomeno affacciatosi alla ribalta sul finire del secolo scorso appare alla maggior parte dei commentatori alquanto preoccupante: il sempre crescente numero di figure televisive che passano, con salto d’atleta, al mondo della politica. Berlusconi come burattinaio di rete televisive è stato certamente un esempio irripetibile (anche perché all’orizzonte non c’è nessun altro con tre reti televisive nazionali), ma, in fin dei conti ha solo aperto la strada ad un immenso numero di conduttori-politici apparentemente convinti che basta saper stare davanti ad una telecamera per poter guidare un paese. Se si capisce la presenza di Santoro (disoccupato in TV per non meglio precisati motivi... un lavoro dovrà pur farlo!) sfugge invece il senso della candidatura di figure come Iva Zanicchi Vittorio Sgarbi o Lilli Gruber. Forti dell’immenso spot elettorale che hanno fatto a se stessi partecipando a qualche programma, questi loschi figuri hanno già in mente il prossimo governo. Fermo restando Berlsuconi al timone eccovi la squadra: agli interni Maurizio Costanzo (Tutte le mattine) alle telecomunicazioni Maria De Filippi (C’è posta per te), al commercio Iva Zanicchi (Ok il prezzo è giusto), alla giustiza Rita Dalla Chiesa (Forum), all’istruzione Paolo Bonolis (Ciao Darwin), alle politiche dell’alimentazione Antonella Clerici (La prova del Cuoco) all’agricoltura Paolo Brosio (Linea verde) e ai trasporti... beh qualcuno si troverà!

T: Tirapacchi ai TG (Industr.) Complessa catena di montaggio che prevalentemente lavora su una logica di carattere modulare distinta in una serie di fasi. Nella prima una diceria (al 90% falsa e tendenziosa) viene impacchettata bellamente e fatta spuntare da qualche parte. Nella seconda una persona (cui viene dato il nome di inviato) viene incaricata di verificarla in qualche modo. Nel preciso momento in cui l’incarico viene demandato la diceria assume la forma grezza della notizia non verificata. In questo stato viene esposta ad un processo di raffreddamento oggettivo che le fa assumere la forma di un servizio/inchiesta. Da qui viene spedita allo spettatore corredata da una serie di postille che ne dichiarano la ancora incerta attendibilità. Lo spettatore, che normalmente non legge postille scritte con caratteri da cacca di mosca, all’atto di ricezione del prodotto apre il pacco considerando il tutto come oro colato. Soltanto in un secondo momento qualcuno scopre che la notizia era una fandonia e richiede un’errata corrige che nessuno noterà. Il telegiornale non è, quindi, altro che una vetrina di pacchi dal contenuto assolutamente sconosciuto. Se il pacco che vi ritrovate contiene 50 centesimi o non 200.000 euro la colpa non è certo degli autori. A meno che, s’intende, non ci sia sotto il tarocco...

[giugno 2004]


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