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Gorbaciof

Pubblicato il 14 ottobre 2010 da Sila Berruti


Gorbaciof

La storia, ispirata ad un fatto di cronaca vera, è quella di Gorbaciof (soprannominato così per una grande voglia viola sulla fronte) cassiere del carcere di Poggio Reale, con il vizio del gioco. La bisca clandestina si trova nel retro bottega di un ristorante cinese. Anche il proprietario del ristorante ha il vizio del gioco, ma poca fortuna. Il proprietario ha una figlia, Lila, che rischia di entrare nel giro della prostituzione per coprire i debiti del padre. Per salvarla Lui inizia a sottrarre somme sempre più ingenti dalla cassa del carcere. Il finale è a sorpresa.
Gorbaciof è un film essenziale. Quasi privo di dialoghi e spoglio di ogni inutilità. Gorbaciof è un uomo duro, piccolo, compatto, violento, di una fisicità dirompente e esplosiva. Lila è bellissima, silenziosa e triste. Primissimi piani sulla “faccia di gomma” di Toni Servillo che utilizza tutta la potenza della sua straordinaria mimica facciale, per rendere vano l’uso della parola. Primissimi piani sul volto di Mi Yang, splendidamente espressiva nel suo immobile viso di porcellana. Gorbaciof e Lila non parlano: lei non consoce che il cinese e lui non ama le parole. Si scoprono grazie alla forza di un istinto animale non completamente sopito e comunicano attraverso le loro rispettive solitudini. Lui, cerca di proteggere Lei per salvare se stesso; le dona quello che non ha mai sognato di ricevere ottenendo in cambio la possibilità di far emergere un aspetto della sua personalità rimasto sommerso per troppo tempo. Napoli appare, discreta, sullo sfondo, in tutto il fascino di sovrabbondante città barocca.
Quando si afferma, riferendosi ad un film nostrano, “non è italiano”, di solito si intende fargli un complimento. Si intende affermare che l’opera si è scrollata di dosso quel fastidioso alone provinciale, quella tendenza ad indugiare su dettagli futili e ad abusare di un dialogo eccessivo e irreale, che caratterizza troppe delle opere di casa nostra. Ma Stefano Incerti passa oltre, realizzando un’opera satura di amore per il cinema, anche per quello italiano. Non intende essere ciò che non è, rinnegare le proprie radici, ma affermare con forza la potenza della condivisione. Il valore della mescolanza dei linguaggi, della contaminazione tra cinematografie differenti e dell’appartenenza alla propria cultura. La potenza dell’incontro, esplicitata dalle differenze sociali e caratteriali dei due protagonisti, è tale da trasformare le barriere in occasioni, alla scoperta di un linguaggio altro. Una lingua nuova, immediata e straordinarimante efficace. Una cultura che non teme di venire spazzata via dall’incontro con qualche cosa di diverso ma, al contrario, vi trova nuova linfa e ispirazione. Afferma con decisione Incerti, in un epoca di razzismi, autarchia e discriminazione, che l’incontro con il diverso può solo portare ricchezza e aiutarci a scoprire cose che pensavamo sommerse per sempre.


CAST & CREDITS

(Gorbaciof); Regia: Stefano Incerti; sceneggiatura: Diego De Silva, Stefano Incerti; fotografia: Pasquale Mari; montaggio: Marco Spoletini; musiche: Teho Teardo; interpreti: Toni Servillo, Mi Yang, Geppy Gleijeses, Nello Mascia, Gaetano Bruno, Hal Yamanouchi, Antonio Buonomo, Agostino Chiummariello, Salvatore Ruocco, Francesco Paglino, Salvatore Striano;produzione: Devon Cinematografica, Surf Film, Bottom Line, The, Teatri Uniti ; origine: Italia, 2010; durata: 87‘.


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