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H like Hopkins, Hanninal and music

Pubblicato il 22 ottobre 2002 da Alessandro Izzi


H like Hopkins, Hanninal and music

Tra tutte le musiche che Howard Shore ha composto per il cinema quella impaginata per Il silenzio degli innocenti di Johnatan Demme è sicuramente tra quelle che fanno della concentrazione motivica e dell’esasperazione contrappuntistica uno dei motori del loro fascino straordinario. Tra i capolavori assoluti della musica per film degli ultimi anni, l’intera composizione è tutta poggiata e costruita su un breve arco melodico, quasi un inciso, che si chiude su se stesso come un cerchio che si ripete in un’ossessività senza sbocco, in una sorta di dolorosa coazione a ripetere che riproduce fedelmente tanto il desiderio inappagato che spinge i due serial killer a commettere le proprie atrocità, quanto e soprattutto il tentativo disperato di Clarice (al suo personaggio è in effetti legato il breve inciso melodico) di fare i conti con il suo passato, di liberarsi dal doloroso fardello del suo shock infantile che si ripete nella sua mente senza soluzione di continuità, ogni notte, nel buio di sogni/incubi che ella è costretta a rivivere. Il colore scuro dell’orchestrazione (carattere tipico di quasi tutte le opere del compositore) che ricorda in molti momenti la tavolozza altrettanto brunita di Musorgski, ben si adatta ad un lavoro di cesello musicale di inaudita efficacia drammaturgica, mentre il lavoro di elaborazione dei pochi spunti melodici tocca vertici di virtuosismo puro e semplice dotando l’intero lavoro di una compattezza straordinaria. L’idea di un cerchio che si ripete ossessivamente, espressa nel tema principale, urta sempre contro il desiderio inesausto di uscire al di fuori dei propri stessi limiti in cerca di una sorta di pace interiore che non potrà mai essere raggiunta, per questo motivo la testa del tema di Clarice diventa un veicolo perfetto di una serie di elaborazioni drammatiche, di progressioni armoniche che non riescono, però, ad approdare ad altro che non sia una nuova ripetizione del tema o una scarna rielaborazione dello stesso (track 5: The abduction). Il contatto irrisolto (anche a livello di immagini, si pensi ai geniali flash-back che costellano il film) con il proprio doloroso passato è reso da un’orchestrazione improvvisamente più leggera (essenzialmente dominata dagli archi), ma anche qui il tema principale passa a genialmente in tutti i possibili punti dell’orchestra (track 6: Quid pro quo: dove compare magicamente assegnato all’arpa, e abbondantemente distorto in quasi tutti i registri dell’orchestra). Il centro di maggior elaborazione contrappuntistica di tutto lo score è, forse, toccato nell’impressionante brano che commenta l’arrivo di Lecter a Memphis (track 7) che si apre con un vero e proprio fugato aperto da violoncelli e contrabbassi nel loro registro più grave, ma è nel track 12 (The cellar) che troviamo alcune delle soluzioni più affascinanti del lavoro. Allo spegnersi delle luci nella catacomba del serial killer corrisponde musicalmente un lavoro tutto elettronico di distorsione dei suoni.

Alla concentrazione motivica ed espressiva del lavoro di Shore corrisponde, nella musica di Zimmer per Hannibal un lavoro estremamente vario di modi e forme. La musica del compositore tedesco per il terzo film della trilogia prodotta da Dino De Laurentis è caratterizzata da un gusto marcatamente composito che si spinge a riferimenti spesso azzardati, ma comunque efficaci. Non esitiamo a dire che se c’è un elemento d’interesse in un’operazione peraltro deludente come quella portata avanti da Ridley Scott in questo film, esso riseide essenzialmente proprio nella musica. Il soundtrack è aperto da una serie di dissonanze che preludono al dispiegarsi di un canto melismatico su cui va a poggiarsi la voce di Anthony Hopkins (che diventa finalmente protagonista anche a livello musicale del racconto, laddove ne Il silenzio degli innocenti era quasi soltanto uno specchio entro cui Clarice poteva vedere riflessa e distorta la sua stessa immagine) in una sorta di melologo di ascendenza operistica. La voluta melodica caratterizzata da un romanticismo rivissuto in una logica quasi espressionistica si fonde senza soluzione di continuità nelle note immortali del tema principale delle Variazioni Goldberg di Bach (eseguite da Glenn Gould). È come se il personaggio di Lecter cercasse musicalmente di appropriarsi di tutte le possibili fonti musicali impiegate nell’impaginare il soundtrack in un continuum molto efficace. I riferimenti musicali spaziano un po’ in tutte le direzioni anche se, tendenzialmente (ad eccezione di Bach) si iscrivono nella dimensione della caricatura espressionistica (il Gourmet Valse Tartare di Badelt che riprende e distorce i valzer celebri della famiglia Strauss) che ritorna necesseriamente alla musica di Mahler e alle sue celebri marce funebri grottesche (track 11: To every captive soul: quasi un adagetto mahleriano) o ai gesti di Schoenberg (un po’ ovunque). L’impressione che se ne ricava è quella di trovarsi di fronte ad un collage originale, quasi cubista, in cui i riferimenti musicali si rincorrono o giocano di anticipazioni (il track 8: Virtue, pone ai bassi il tema principale del brano che sarà possibile ascoltare più avanti nel corso della pellicola: Vide cor meum di Cassidy tratto dalla Vita Nova di Dante) in maniera spesso inaspettata. Il confronto tra le colonne sonore dei primi due film su Lecter prodotti da Dino De Laurentis diventa allora illuminante per rendersi conto si come gradulamente il produttore abbia inteso spostare il centro d’interesse verso la figura demonica interpretata da Sir Anthony Hopkins con un sempre maggiore e franco disinteresse nei confronti delle storie raccontate.

Autore: Howard Shore; Titolo: The silence of the lambs; Etichetta: MCA;

Tracklist:

1) Main title 2) The asylum 3) Clarice 4) Return to the asylum 5) The abduction 6) Quid pro quo 7) Lecter in Memphis 8) Lamb screaming 9) Lecter escapes 10) Belvedere, Ohio 11) The moth 12) The cellar 13) Finale

Autore: Hans Zimmer; Titolo: Hannibal; Etichetta: Decca

Tracklist:

1) Dear Calrice 2) Bach: Aria con dacapo dalle Variazioni Golbgerg 3) The Cappony Library 4) Badelt: Gourmet Valse Tartare 5) Avarice 6) For a small stipend 7) Tilman e Wesson: Firenze di notte 8) Virtue 9) Let my home be my Gallows 10) The burning heart 11) To every captive soul 12) Cassidy: Vide cor meum

[ottobre 2002]


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