X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



HAROLD E MAUDE

Pubblicato il 22 aprile 2020 da Fabiana Sargentini


HAROLD E MAUDE

Nono appuntamento con la rubrica #iorestoacasaecritico: è ora la volta di Harold e Maude, di Hal Ashby, un inno alla pace e alla libertà di essere diversi, di pensarla in un altro modo, di mischiare le generazioni,di parola, di protesta, di vivere secondo schemi non ordinati da un’entità astratta. Lasciamoci allora prendere per mano da Fabiana Sargentini per questo viaggio a bordo di un film.

Harold è un fanciullo di ottima famiglia: abita in una casa signorile dalle mille stanze, si veste di tutto punto giacca camicia e cravatta, sembrerebbe avere tutto ciò che si può desiderare al mondo. Invece nei primi fotogrammi il ragazzo mette in scena per la madre - che non lo sa amare - un suicidio per impiccagione con relativi gorgheggi di soffocamento. La donna è impassibile, non lo considera nemmeno, quando ha terminato di fare ciò che doveva nella stanza gli rivolge uno sguardo di sguincio dicendo “Harold, a breve è pronta la cena”. Questo non è che il primo dei molti inscenati suicidi in pompa magna con sangue, corda, pugnali finti che Harold ama realizzare, per sé e per sua madre, donna elegante è indifferente, incapace di capire il figlio. Harold non ha interessi, a parte frequentare funerali di sconosciuti e godere del dolore esplicito dei parenti dei defunti. È pallido, si veste di scuro, acquista un carro funebre come macchina per il proprio trasporto quotidiano. La madre, consigliata da uno zio militare e da uno psicanalista disperato, decide che è arrivato il momento per suo figlio di prendere moglie. Consulta un’agenzia e comincia a far incontrare al ragazzo delle candidate improponibili (per l’ultima inscena un harakiri giapponese con pugnale e tatami e la ragazza, che fa l’attrice, gli da corda e finisce per pugnalarsi anche lei, in un ironico omaggio a “Giulietta e Romeo” di Shakespeare). Maude è una arzilla vecchietta eccentrica che si veste di tanti colori, indossa gioielli e cappellini stravaganti ed ha sempre il sorriso sulle labbra. Sta per compiere ottant’anni ed ha un rapporto con la vita gioioso e coinvolgente. Frequenta assiduamente funerali di estranei e alla fine della cerimonia ruba vetture a caso per tornare a casa: un vagone ferroviario abbandonato da lei adibito ad abitazione, pieno di ninnoli, quadri fatti da lei, ricordi del passato. I due si incontrano per caso ad una cerimonia funebre. Fanno amicizia. Il ragazzo trova il coraggio di esprimersi, di parlare di sé, di concedersi la leggerezza che la donna gli fa respirare contagiandolo. Le loro avventure sono senza senso eppure appassionanti: trasportano un alberello di citta fino in montagna dove trapiantarlo per dargli una sorte più degna; cantano e ballano da lei come lui non aveva mai fatto; deridono poliziotti ingenui davanti a una vecchietta col nipotino. Dialogano. La donna anziana, sul cui polso in una rapidissima inquadratura vediamo a vere tatuato un numero, lascia libero il ragazzo di essere quello che è, lo incita a rompere gli schemi e tradire le regole, squarcia la corazza che il giovane portava da anni. “Vorrei essere come un girasole, sono così alti e semplici” dice Maude con la forzata ingenuità di una bambina. Si innamorano contro ogni legge morale, si completano, si fanno del bene. Per il compleanno Harold le ha preparato un regalo che non fa in tempo a darle, un anello a forma di girasole: Maude gli dice di avere ingerito delle pillole per andare via alla grande, vicino a lui, grazie alla felicità che lui le ha donato. Il tentativo di salvarla è vano.
Girato da Hal Ashby nel 1971, durante la guerra del Vietnam, Harold e Maude è un inno alla pace e alla libertà: libertà di essere diversi, libertà di pensarla in un altro modo, libertà di mischiare le generazioni, libertà di parola, di protesta, libertà di vivere secondo schemi non ordinati da un’entità astratta.
La colonna sonora di Cat Stevens accompagna perfettamente lo sviluppo della storia: un pezzo viene suonato e canticchiato dai due al primo appuntamento: “Well, if you want to sing out, sing out, And if you want to be free, be free, ’Cause there’s a million things to be“ (“Bene, se vuoi cantare, cantalo, E se vuoi essere libero, sii libero, Perché ci sono un milione di cose da essere”). Harold e Maude sono stati liberi di essere qualcosa, qualsiasi cosa fosse, l’uno per l’altra.


Enregistrer au format PDF