X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Historias que so existem quando lembradas

Pubblicato il 4 settembre 2011 da Salvatore Salviano Miceli


Historias que so existem quando lembradas

Figlia di una delle autrici più note del cinema brasiliano, Julia Murat esordisce nel lungometraggio dopo l’esperienza della video-arte. Ed è un esordio che rivela immediatamente una forte maturità espressiva. Poco importa se il ritmo asseconda piu le pause che le impennate. Le immagini da sole riescono, per tutti i novanta minuti abbondanti, ad affascinare grazie ad una formula che contamina il linguaggio tipico del documentario con l’invenzione della fabia.
L’idea, nata dieci anni prima mentre la Murat faceva da assistente alla regia in un film della madre, si costruisce e si sviluppa intorno ad un incontro/scontro generazionale. È quello tra la giovane Rita, fotografa di professione (alter ego della stessa regista), e gli abitanti di uno sperduto villaggio fantasma, Jotuomba, situato nella Valle del Paraíba, un tempo tra le regioni più ricche del Brasile. Rita arriva in una comunità ormai estranea all’idea di futuro, catturata in una dimensione che, volontariamente o meno, rifiuta il consueto scorrere del tempo.
Tutto, nel piccolo paese, è rivolto al passato, ad una routine che permette alle poche persone che lo abitano di nascondersi al resto del mondo o di illudersi che tutto il mondo sia in fondo concentrato tra quelle stradine polverose, intorno ad una ferrovia ormai deserta, nei paraggi di un piccolo cimitero chiuso che ogni giorno si vede omaggiare di fiori nuovi da Madalena, vera protagonista della pellicola.
L’apparizione, improvvisa e sconvolgente, di una giovane visitatrice, scuote la sua vita che da anni ormai si alterna tra il pane cotto ogni mattina per la bottega di Antonio, la predica del sacerdote ed il ricordo del marito morto. E la consistenza leggera ed amara del ricordo è quella che meglio si addice ad un racconto in cui l’immagine fa da cornice ai tanti silenzi. Si percepisce il lavoro fatto in fase di sceneggiatura secondo cui si è proceduto abbinando i due differenti linguaggi sopra descritti. Non a caso la regista cita in una sua intervista i nome di Luis Borges e Gabriel Garcia Màrquez.
La Murat non eccede nel lasciare che sia la bellezza fotografica a guidare la narrazione. In ogni istante la regia appare incisiva, in grado di dominare la storia senza subirla. Historias que so existem quando lembradas è un’opera prima da assaporare senza fretta, prendendosi il tempo per gustarsi ogni piccola ed impercettibile svolta narrativa. Una pellicola che riflette sul senso ed il valore delle immagini, sulle loro capacità di fare vivere, o rivivere, grazie al semplice atto di riprendere.
Il piccolo villaggio, dimenticato e privo di relazioni con il mondo, in qualche modo rintraccia nuovamente una propria direzione nello scorrere cronologico degli eventi solo nel momento in cui viene catturato dall’obiettivo di Rita. Improvvisamente si ricorda di esistere e paradossalmente capisce anche di potere morire.


CAST & CREDITS

(Historias que so existem quando lembradas) Regia: Julia Murat; sceneggiatura: Julia Murat, Maria Clara Escobar, Felipe Sholl; montaggio: Marina MeLiande; fotografia: Lucio Bonelli; interpreti: Sonia Guedes (Madalena), Lisa E. Fávero (Rita), Luiz Serra (Antonio); produzione: Taiga Filmes, MPM Film, Julia Solomonoff; distribuzione: MPM Film; origine: Brasile, Argentina, Francia; durata: 98’.


Enregistrer au format PDF