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Homeland (quinta stagione) - Teste di Serie

Pubblicato il 1 gennaio 2016 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Homeland (quinta stagione) - Teste di Serie

Esistono serie tv che nascono con l’unico obiettivo di raccontare la verità, sfruttando i congegni narrativi della fiction, tanto vicine ai rapporti di cronaca, rinunciando al frivolo intrattenimento. Homeland è una di queste e, con ogni probabilità, è anche la migliore tra tutte.

Giunta alla quinta stagione, con la certezza di un rinnovo almeno per una sesta, dopo che si era dato quasi per scontato che questa sarebbe dovuta essere quella conclusiva, la serie ideata da Howard Gordon e Alex Gansa riparte da dove la si era lasciata, con qualche modifica di rilievo al cast e, soprattutto, all’ambientazione: Carrie (Claire Danes) ha tutta l’intenzione di lasciarsi alle spalle il lavoro di spia e si è trasferita già da qualche termpo a Berlino, assieme alla figlioletta, dove pare essersi costruita una nuova vita, in compagnia del fidanzato Jonas (Alexander Fehling); entrambi prestano consulenze presso la During Foundation del magnate-filantropo Otto During (Sebastian Koch), lui come avvocato e Carrie come addetta alla sicurezza e alla logistica; basta poco, tuttavia, per spingere la situazione verso uno stato di crisi e quando una coppia di hacker rende pubblici numerosi file top-secret, rubati dall’archivio segreto della CIA, che a sua volta li aveva sottratti al governo tedesco, gli eventi precipitano e Carrie dovrà lottare di nuovo per proteggere la sua famiglia e la sua nuova vita. E mentre le indagini sembrano prendere una piega precisa, ecco che i fantasmi del passato e una nuova minaccia terroristica metteranno la vita Carrie in serio pericolo...

Il punto di forza di una serie così realistica per contenuti e accuratezza di dettagli relativi all’organizzazione di enti governativi e cellule terroristiche, è da sempre coinciso con la capacità di Gordon e Gansa di non scivolare in narcisistiche licenze d’autore in fase di scrittura, col rischio di gonfiare inverosimilmente l’intero corso delle vicende narrate; così come non si evince quasi mai alcun malizioso sussulto patriottistico che finirebbe col trasformare Homeland in un manifesto esplicitamente schierato nei confronti di questo o quell’altro Stato. Il discorso si estende (per la gioia di noi tutti) anche in questa quinta stagione che mette sul piatto della bilancia un set nuovo (Berlino, il cuore dell’Europa), donando freschezza e irrobustendo l’intreccio narrativo; ne consegue l’inserimento di alcuni personaggi davvero interessanti, tra i quali spiccano Alison Carr (Miranda Otto), agente infiltrata (e non vi diciamo per conto di chi), e Laura Sutton (Sarah Sokolovic), giornalista americana arrivista e spregiudicata che rivestirà un ruolo chiave nella fuga di notizie perpetrata dai due hacker. Ma, più di ogni altro aspetto strutturale, la brillantezza artistica della quinta stagione di Homeland risiede nella lungimiranza e attualità di eventi di cronaca, quasi in modo profetico, nel rapporto tra questi e i tempi di produzione dello show: fondamentale lo snodo narrativo relativo alla fuga di notizie/documenti top secret in pieno stile WikiLeaks e allo smascheramento di azioni militari logistiche segrete e non autorizzate come il controllo sottotraccia dai contorni spionistici tra governi che si presumevano “alleati” (chiedere delucidazioni ai capi di Stato di U.S.A., Germania e Francia); senza tralasciare l’intuizione di una minaccia terroristica rivolta al cuore dell’Europa (seppur non presenti un profilo del tutto originale) in un momento di terrore e sfiducia come quello che si sta vivendo da un mese a questa parte (e sotto questo aspetto, l’intreccio si è rivelato, purtroppo, addirittura profetico).

Ma proprio lì dove si estrapolano i pregi di una quinta stagione al di sopra della media di altre serie di genere (pura normalità per Homeland, dietro l’altra faccia della medaglia si celano quei difetti che le impediscono di raggiungere un livello d’eccellenza riscontrabile in tutte le stagioni precedenti: manca una progressione formativa in capo ai personaggi principali della serie, tranne che per uno solo di essi, per il quale non si può dire di più, ma è pur certo che, grazie ad esso, Gordon e Gansa ci abbiano regalato il miglior episodio finale di stagione dell’intera serie; di paro passo con tale defezione di sceneggiatura, a conti fatti si tende a considerare questa quinta come una stagione (quasi) a se stante, per certi versi antologica, che si discosta con prepotenza dalla storyline principale della serie, come mai era accaduto nelle stagioni precedenti. E’ comprensibile come Gordon e Gansa abbiano voluto infondere nuova linfa vitale alla loro creatura, giunta al quinto rinnovo (e non è poco di questi tempi), dopo che per mesi si era data per scontata una conclusione imminente dello show sull’onda di questa quinta stagione. Ora non ci resta che confidare nella saggezza e nella perspicacia di una coppia di autori, che per anni hanno saputo raccontare i lati oscuri della lotta al terrorismo senza strumentalizzare fatti di cronaca e mai accantonando per un solo episodio il desiderio di produrre onesto intrattenimento, di non propendere per il classico brodino riscaldato per il solo gusto di “andare avanti”. In quel caso, Homeland finirebbe col perdere la sua anima; per questo si avverte il bisogno di donare alla serie un finale dolceamaro e indimenticabile, l’unico meritevole possibile.

Un’ultima considerazione va rivolta a Claire Danes: il personaggio di Carrie continua a vivere in modo autonomo, sorretto unicamente dalle sue monumentali interpretazioni, eroina passionale e umana in lotta per difendere ideali di pace e giustizia, contro i vizi culturali e sociali di un mondo alla deriva, terrorizzato e cinico. C’è bisogno di Carrie, perchè lei è l’unica in grado di riportare serenità ed equilibrio (proprio quando non sembra riuscire a rasserenare ed equilibrare il suo pioccolo mondo privato). Con ogni probabilità il miglior personaggio femminile degli ultimi quindici anni di serializzazione televisiva.


(Homeland); genere: drammatico, spy, thriller; sceneggiatura: Howard Gordon, Alex Gans; stagioni: 5 (in corso); episodi quinta stagione: 12; interpreti: Claire Danes, Mandy Patinkin, Rupert Friend, F. Murray Abraham, Sebastian Koch,Miranda Otto, Alexander Fehling, Sarah Sokolovic, René Ifrah, Atheer Adel; musica: Sean Callery; produzione: Showtime; network: Showtime (U.S.A., 4 ottobre-20 dicembre 2015), FOX (Italia, 30 ottobre 2015-15 gennaio 2016); origine: U.S.A., 2011-2015; durata: 60’ per episodio; episodio cult quinta stagione: 5x12 – Oscurità (A false glimmer)


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