Hung-i Chen non è un volto nuovo a Torino, il suo precedente lavoro Candy Rain è stato presentato nel 2008 al Torino Glbt Film Festival. Con Honey Pupu il regista di Taiwan torna a parlare d’amore e lo fa costruendo un mondo magico e ipnotico per combattere la frenesia dei tempi moderni. I ritmi contemporanei rischiano di far scomparire ciò che di più bello esiste: dalle api, agli oggetti quotidiani fino all’uomo e con esso l’amore. Proprio da una sparizione prende avvio l’intricata trama che vede Vicky, giovane speaker radiofonica, alla ricerca del suo compagno Dog svanito nel nulla. Ad aiutarla nelle ricerche saranno degli speciali compagni di viaggio incontrati in chat: Cola, Money, Assassin, Playing. Gli interpreti dall’esotica bellezza e dal look estremamente curato aiutano questo progetto sperimentale, frutto di cinque lunghi anni di lavoro, a diventare una sublime opera pop. Di sicuro impatto, inoltre, sul risultato finale la vastissima esperienza dell’autore nel campo dei video musicali e della pubblicità (si parla di più duecento videoclip e cinquecento spot). Il dichiarato intento di rendere più realistico possibile l’universo onirico e impalpabile quello reale, invertendo così la normale percezione delle cose, si realizza ma a discapito dell’articolazione della storia che a tratti lascia spazio a dubbi sull’effettiva direzione del film. Il regista sembra essersi impegnato maggiormente sull’estetica, straordinaria ed evocativa, piuttosto che su una solida struttura narrativa. Il finale, poi, rimane aperto alle interpretazioni dello spettatore: chi, cosa, come e quando qualcuno o qualcosa si è perduto ed è stato ritrovato? Nessuna ipotesi è errata.