X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



I Centomila regni

Pubblicato il 28 agosto 2014 da Alessandro Izzi


I Centomila regni

I centomila regni è un romanzo raccontato dal punto di vista del “dopo”.
Sta qui, probabilmente, il suo merito più grande. Nella sua capacità di dire il prima, con il distacco di chi le cose se le è lasciate alle spalle e comincia a non capirle più.
Un po’ come il protagonista di Viale del tramonto che racconta tutto il film in prima persona e al passato prossimo, ma lo scopriamo alla fine come cadavere a pelo d’acqua su una piscina sporca.

Dal punto di vista del “dopo” le cose appaiono confuse, strane, prive di una ragione veramente comprensibile. Sono immerse in una sostanza di sogno che quasi priva la logica di ogni nesso causale.
Chi racconta rivive, certo, lo spavento per le cose spaventose e il divertimento delle cose divertenti, ma ha messo un diaframma tra sé e il ricordo. E ogni cosa ricordata si riempie dei riverberi di un’ironia acidula che sembra sempre essere sul punto di corrodere il senso stesso del bisogno di racconto.
Possibile, pare chiedersi la voce narrante, che fossi proprio io quella che faceva certe cose? Davvero erano queste le emozioni che provavo?
In fondo l’originalità stilistica da più parti rimarcata nel commentare le pagine di questo romanzo che è il primo di una ennesima trilogia, sta proprio tutta qui, nella scelta di far raccontare il bruco dal punto di vista della farfalla.
Ovvio che la farfalla usi la prima persona anche nel parlare del suo essere stata bruco, ma ovvio anche che questa prima persona produca nel lettore una strana, persistente impressione di straniamento.

N. K. Jemisin gioca in maniera consapevole con questo meccanismo, anzi tende a moltiplicarlo in un gioco di prospettive cangianti.
In questo modo finisce per comporre una scacchiera in cui opposti si confrontano come eserciti in battaglia. Da una parte ci sono gli uomini e dall’altra le divinità, da una parte ci sono i nobili di Sky e dall’altra i ribelli che vorrebbero costruire un mondo più giusto, da una parte c’è un passato da decifrare e dall’altra un futuro da costruire.
Si badi bene: opposti e non estremi. I centomila regni, infatti, non è un epic fantasy in cui il male e il bene si confrontano, magari contendendosi le coscienze volubili dei protagonisti messi in scena. Non c’è qui un anello del potere che bisogna distruggere al più presto, né un elfo buono che regala gocce di luce per illuminare le notti troppo buie.
Al contrario qui le divinità sono altre da noi, ma non assolute. Vivono su un altro piano per noi incomprensibile, ma vivono anche in mezzo a noi, guardandoci semmai con divertita curiosità. E sono obbligate al compromesso dalla nostra limitatezza dal fatto che qualcuno tempo addietro le ha imprigionate e costrette all’obbedienza. Dipendesse da loro, volerebbero via lontano nel loro tempo infinito e senza forma.
Non sono i nemici, ma l’arma dei nemici, incatenati dal potere come gli spettri di Sauron, ma in un mondo senza un signore oscuro costruttore di anelli. Qui, invece di un unico principio del male, ci sono tanti piccoli signorotti di meschini intrighi di palazzo. Feudatari di piccoli pezzetti di incubo in cui la lotta per il potere è appena un gioco, anche se il più pericoloso.
Di qui l’ambiguità che permea ogni situazione, che riempie ogni riga, che confonde ad ogni passo le acque del narrare.

I centomila regni è un’opera abbastanza atipica nel panorama del fantasy non solo americano. Un libro autonomo e conchiuso che apre uno squarcio su un universo estremamente complesso e affascinante. Un romanzo d’esordio ancora in alcune parti acerbo, che avrebbe forse avuto bisogno di qualche dettaglio in meno e di un po’ di senso di struttura in più, ma che promette sviluppi possibili che potrebbero portare lontano.


Autore: N. K. Jemisin
Titolo: I Centomila Regni
Titolo originale: The Hundred Thousand Kingdoms
Traduzione: Serena Maccotta
Collana: Extra
Editore: Gargoyle Books
Dati: 382 pp, copertina rigida
Anno: 2014
Prezzo: 18,00 €
Isbn: 978-88-9817-22-76
webinfo: Scheda libro sul sito Gargoyle


Enregistrer au format PDF