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I ragazzi della Via Pal

Pubblicato il 28 dicembre 2003 da Alessandro Izzi


I ragazzi della Via Pal

L’idea che sta alla base della narrazione de I ragazzi della via Pal di Ferenc Molnar è di quelle che sanno tanto di dichiarazione d’intenti e che non possono far altro che produrre uno di quei classici racconti in cui la morale di fondo, il contenuto ultimo del prodotto, sta prima del testo, nasce prima ancora che i personaggi e le vicende abbiano realmente cominciato a delinearsi nella mente dello stesso scrittore. Il risultato che ne consegue è ovviamente didattico ed il carattere (trattandosi alla fin fine di un testo concepito e voluto per i ragazzi), il tono di fondo, il modo di porgere e raccontare non possono, alla fine, essere altro che edificanti. Già la sola ambientazione del libro è di quelle che vogliono invitare il lettore all’attenta riflessione: siamo a Budapest nei primissimi anni del ’900 quando ancora lo spettro angoscioso del secondo conflitto mondiale (e la dimensione della persecuzione razziale che tanto spazio avrebbe avuto proprio nel territorio ungherese) erano ancora di là a venire. Due gruppi di adolescenti, la così detta Società dello Stucco e le Camicie rosse, sono divisi da una normale rivalità territoriale che sfocia nell’aperto conflitto nel momento in cui il primo prende possesso di una vecchia segheria abbandonata, abitata solo da Janos, un burbero anziano. L’idea, che diventa propria anche del debole film della televisione diretto da Maurizio Zaccaro, sarebbe quella di voler guardare una problematica grossa e difficile (la Guerra, gli aperti conflitti non solo motivati dal possesso del territorio) attraverso il filtro distorcente, rimpicciolente, ma al tempo stesso, esemplificativo, dello sguardo bambino. Nel contesto della cultura ungherese di inizio secolo, questo tipo di approccio aveva certamente una sua propria ragion d’essere dal momento che l’intera nazione altro non era che un grandissimo impero virtualmente senza imperatore che celava, dietro le maglie di una finta organizzazione statale, le logiche di un sistema feudale che miracolosamente sembrava venire fuori dal buoi di un non troppo lontano medioevo. E ci sembra superfluo sottolineare come questo sottotesto politico si diluisca pesantemente nella coproduzione europea (con ingente investimento italiano) che, del romanzo di Molnar, recupera solo gli aspetti più spiccatamente universali (o presunti tali) che sono, oltretutto anche gli aspetti meno interessanti. Quello che ne viene fuori (e che in parte veniva fuori anche dallo stesso libro) è una visione molto edulcorata sia dei conflitti tra bande di ragazzi rivali sia della morale di fondo del romanzo che vedeva in quelle brevi scaramucce una traduzione in piccolo dei conflitti tra nazioni. Il film per la televisione in due puntate pecca, quindi, di eccessivo spirito esemplificativo e sembra essere il risultato di un’operazione di illustrazione del testo scritto assolutamente acritica e priva di spunti davvero originali. Debole ed abbondantemente stereotipato nella resa della realtà storica messa in scena, appannato e troppo incline ad un sentimentalismo deteriore nella resa dei drammi individuali (la storia del piccolo Nemecsek con la madre che lo abbandona - una monocorde Nancy Brilli in chiave drammatica - o quella del brillante Boka figlio di un padre dedito al vizio del gioco), il film trova la sua unica ragion d’essere nel casting molto ispirato. Un’ispirazione, quella di cui parliamo, che tocca il segno non tanto nelle parti degli adulti (Virna Lisi e Mario Adorf si limitano a compiere il loro dovere contrattuale), quanto, piuttosto, nei piccoli ragazzi (tutti ungheresi), scelti con evidente occhio ad un’iconografia molto precisa. Zaccaro conferma, dopo Cuore, la capacità di scegliere e dirigere bambini o adolescenti, ma lascia il suo discorso tutto in superficie confezionando un prodotto debole e posticcio.

(I ragazzi della via Pal); regia: Maurizio Zaccaro; sceneggiatura: Massimo De Rita, Ottavio Iemma, Alessandro De Rita, Maurizio Zaccaro; fotografia: Gino Sgreva; montaggio: Simona Paggi; musica: Franco Piersanti; interpreti: Virna Lisi, Mario Adorf, Harald Krassnitzer, Gaby Dohm, Christian Kohlund, Daniel Lugosi; produzione: Event film, Rizzoli audiovisivi

messa in onda: mercoledì 3 e giovedì 4 dicembre 2003; rete televisiva: Canale 5; orario: 21:00

[dicembre 2003]


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