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I topi nel muro

Pubblicato il 27 gennaio 2015 da Giovanna Branca


I topi nel muro

I topi, nella loro natura ambivalente di bestioline indifese e immondi abitanti delle fogne, si sono da sempre prestati alle metafore infamanti come a quelle letterarie. E’ cosa nota che la propaganda nazista fece largo uso del parallelo tra ratti ed ebrei, che il fumettista Art Spiegelman sfruttò e capovolse nella sua celebre graphic novel sulla Shoah: Maus, in cui i topi danno il volto agli ebrei ed i gatti ai nazisti che li braccano. I topi che infestano la soffitta del protagonista bambino nel racconto I nostri amici topi dello scrittore armeno americano William Saroyan, invece, simboleggiavano la nostalgia, il passaggio della crescita e la comprensione verso chi – o cosa – è indifeso rispetto a noi.
Allo stesso modo, i topi “fantasma” che abitano la casa di Anna, protagonista di I topi nel muro, testo teatrale di Alessandro Izzi edito da Edizioni Progetto Cultura, simboleggiano al contempo una cattiva coscienza e le vite cancellate di centinaia di ebrei italiani le cui storie sono andate perdute per sempre.
Anna, ormai vittima della demenza senile, è accudita di malavoglia, e certo non compresa, dal nipote Fabrizio e dalla figlia Lidia, che rispecchiano e duplicano la sua cattiva coscienza rispetto ad un passato che grava su di lei come un macigno e su cui nessuno ha la volontà di indagare. Almeno finché alla porta non si presenta la misteriosa Ester, scambiata da Lidia per l’aspirante badante della madre, ma in realtà personaggio giunto a reclamare il pegno del passato, di cui Anna si è appropriata in modo da resistere al senso di colpa.
I topi che infestano fantasmaticamente i muri di Anna ricoprono un significato nelle dinamiche del dramma che si apre anche all’Italia (e non solo ) contemporanea, ben lungi dall’aver chiuso i conti – se mai questo fosse possibile – con un passato che si è voluto insabbiare, salvo rare eccezioni, all’indomani stesso della fine della guerra, come dimostrano fra tante le testimonianze sui professori universitari che fecero carriera sulle disgrazie dei loro colleghi ebrei e non furono mai rimossi dai loro posti. Ma soprattutto i topi nel muro echeggiano la cattiva coscienza dell’intera Europa, in cui ancora si dà fuoco alle sinagoghe ed il giorno della memoria è soggetto alle critiche di chi lo vorrebbe un momento per ricordare le vittime di qualsiasi genocidio, nel tentativo – a volte in buona, a volte in cattiva coscienza, ma mai innocuo – di dimenticare le responsabilità che furono dei nostri stessi nonni, genitori o vicini di casa.
Asciutto dramma in tre atti, I topi nel muro ricostruisce queste dinamiche all’interno di una storia privata come tante: un’anziana signora ormai di peso per i suoi familiari che lei per prima, come dimostra l’idea che ha dell’omosessualità del nipote, non ha mai ben capito. Ormai è tardi per cambiare la famiglia di Anna, o Anna stessa, ci racconta efficacemente e senza buonismo I topi nel muro, ma dall’esterno può giungere qualcosa o qualcuno che getti luce sul buco nero che tutti hanno voluto, o non hanno saputo, vedere. Qualcuno o qualcosa che entra fisicamente dalla porta ma che forse è sempre stato tra le quattro mura che ospitano il dramma. Un dramma aperto però positivamente al perdono, qualità per alcuni divina che di certo spetta in primo luogo alle vittime.

Il testo è risultato vincitore della quarta edizione del Concorso "Teatro Cinema e Shoah" (2014) indetto da CeRSE, ECAD e Fondazione Museo della Shoah.


Autore: Alessandro Izzi
Titolo: I topi nel muro
Editore: Edizioni Progetto Cultura
Collana: Scena muta
Dati: 40 pp, brossura
Anno: 2014
Prezzo: 5,00 €
Isbn: 9788860926586
webinfo: Scheda del libro sul sito dell’editore


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