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Fiction Italia - Il bambino cattivo

Pubblicato il 21 novembre 2013 da Annalaura Imperiali


Fiction Italia - Il bambino cattivo

Per analizzare Il bambino cattivo, ultimo piccolo gioiello del celeberrimo regista nostrano Pupi Avati, bisogna sicuramente partire dall’occasione di questa giornata. Oggi infatti, 20 novembre 2013, si celebra la Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia e in funzione di questa grande ricorrenza fatta in nome dei più piccoli il film presentato su Rai 1 appare più che motivato.

Brando, bel diminutivo dell’altrettanto bel nome completo Ildebrando, è un ragazzino di undici anni che si sta muovendo, in un’età di passaggio molto difficile da affrontare, verso la prima adolescenza. Vittima di una situazione familiare pesantissima e complessa, egli cerca di mettere insieme i cocci rotti da altri senza che le sue effettive possibilità gli permettano di riparare a danni troppo grandi per le spalle di un minorenne. La mamma, Flora, afflitta dalla cirrosi epatica e maniacalmente tendente alla psicosi alcolica, entra ed esce dai centri ospedalieri dediti ai casi specifici come il suo. Il padre, Michele, disprezza sua moglie e vive ancora in funzione di una fioca seconda giovinezza che lo porta a tradirla e ad intraprendere una storia con un’altra donna mettendo il figlio in secondo piano. I nonni materni non vogliono avere nulla a che fare col piccolo; la nonna paterna adora il nipote ma, pur cercando di proteggerlo, rasenta l’illegalità. Agli occhi del giudice la famiglia, di nome e non di fatto, del piccolo Brando non ha assolutamente la capacità né legale né emotiva di gestire il minore il quale, di conseguenza, viene affidato ad una casa-famiglia. È qui che Brando comincia ad accostarsi ad una realtà drammatica che per fortuna però, pian piano, lo fortificherà e lo renderà pronto per vivere una nuova esperienza di grande amore…

Di fronte al discorso sentito e risentito della famiglia allargata di oggi, dell’assenza dei valori del passato, dell’incapacità di gestione di una vera unione domestica che permetta una crescita sana ed equilibrata degli esponenti delle future generazioni, Pupi Avati risponde con un film drammatico, a tratti volutamente e giustamente angoscioso, che si mostra al pubblico plaudente in tutta la sua brillantezza espressiva fatta di ricerca delle emozioni e di veridicità della realtà attuale.

Il tema dell’assenza fisica e psicologica dei genitori mette in allarme chi si accosta alla visione de Il bambino cattivo, vero e proprio spaccato dell’odierna società italiana in cui si fa a gara a scrollarsi di dosso il senso della responsabilità, la maturità di un percorso di crescita e la volontà di mettersi realmente in gioco di fronte alle necessità di un figlio che si affaccia titubante alla vita.

La regia appare in tutto e per tutto ’televisiva’: fuori dal contesto del grande schermo, Avati sceglie una modalità giocata sui venticinque frame al secondo per snodare il groviglio della sua storia. Molto adatti gli interpreti, notevole Luigi Lo Cascio nel ruolo di un padre che chiunque vorrebbe uccidere con le proprie stesse mani.

Se si constata fin troppo spesso, ultimamente, che la Tv italiana non partorisce racconti degni di attenzione e successo, non si può che caldeggiare la visione de Il bambino cattivo: merita!


(Il bambino cattivo) Regia: Pupi Avati; soggetto e sceneggiatura: Pupi Avati, Tommaso Avati, Claudio Piersanti; fotografia: Blasco Giurato; montaggio: Luigi Capalbo; musica: Stefano Arnaldi & l’Orchestra sinfonica nazionale della RAI; scenografia: Marinella Perrotta; costumi: Beatrice Giannini, Flavia Liberatori; interpreti: Luigi Lo Cascio (il padre di Brando, Michele), Donatella Finocchiaro (la madre di Brando, Flora), Leonardo Della Bianca (Brando); produzione: RAI Fiction & Pupi Avati; distribuzione: RAI Tv; origine: Italia, 2013; durata: 120’; web info: http://www.ilbambinocattivo.rai.it/...


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