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Il Commissario Montalbano - Gatto e cardellino

Pubblicato il 30 dicembre 2002 da Alessandro Izzi


Il Commissario Montalbano - Gatto e cardellino

Non si può dire, purtroppo, che questa quarta serie delle avventure del commissario Montalbano si chiuda con quel trionfo che pareva ormai, e da lungo tempo, annunciato. Per quanto, infatti, l’ultimo episodio confermi, in tutto e per tutto, la consueta cura formale nella confezione e quel sapore gradevole (quasi presentito nel palato) che siamo ormai abituati ad associare al personaggio, il risultato finale si mantiene, però, su equilibri precari laddove non diventa addirittura deludente. Sarà perché il raccontino da cui il film televisivo trae spunto non è tra i più originali della produzione camilleriana, sarà per quella certa stanchezza che, alla lunga, produce quell’automatismo che sa di meccanico, fatto sta che la puntata si rivela alquanto debole già a partire dal soggetto, alquanto risaputo e facilmente prevedibile. Ben inteso, l’originalità narrativa non è mai stata uno dei punti portanti di una serie che ha sempre basato la sua straordinaria efficacia non tanto sulla sua capacità di ideare nuovi ed avvincenti intrecci, quanto, piuttosto, nella sua inveterata abilità nel restituire gli archetipi e i luoghi comuni del giallo classico attraverso un’ottica originale. Eppure proprio in quest’ultima puntata, qualcosa pare non funzionare nel modo giusto e il meccanismo che dovrebbe governare il giallo si fa di colpo troppo palese per sostenere le quasi due ore della programmazione televisiva. L’idea di avviare il racconto con una serie di scippi alquanto inusuale che sembrano funestarre la povera Vigata (e che altro non sono che indizi di una falsa pista per nascondere un omicidio) è sicuramente il nodo dolente che fa inceppare fin dalle prime inquadrature la macchina narrativa. Purtroppo, infatti questa falsa pista, che non convince fin da subito lo stesso commissario protagonista, non confonde neanche per un momento lo spettatore che non presta se non superficiale attenzione ai pur gustosi spaccati di vita siciliana che sono inseriti tra le pieghe di questi piccoli incidenti. L’audience televisiva, ormai abituata da un malcostume non solo italico che vede nel racconto giallo solo il pretesto per un brillante gioco di fantasia sul tema del delitto, aspettando il colpevole sin dalle prime inquadrature e chiedendo il sangue della vittima fin dalla sequenza titoli non si fa certo distrarre da tanta pochezza. E se, come avviene nel film, lo scippatore si ferma davanti alle sue vittime (tutte vecchiette in procinto di recarsi a messa) e, dopo averle derubate della borsetta, spara contro di loro, mancandole, non c’è bisogno di molta fantasia per capire che la sua altro non è che una messa in scena per coprire quello che sarà il vero delitto: la morte di quella vecchietta che, per calcolata fatalità, non sarà mancata dalla sua pistola. Per tenere desta l’attenzione dello spettatore mentre questo sciocco delitto viene compiuto (e bisognerà arrivare quasi alla fine della puntata) gli autori hanno pensato bene di inserire la storia parallela della scomparsa del dott. Landolina, uno stimato ginecologo della città che, messa in cinta una delle sue pazienti (figlia oltre tutto di un uomo estremamente vendicativo), si volatilizza quasi senza lasciare traccia. Le domande sulla sua fine (è finito in acqua? E’ stato ammazzato? Si è suicidato?) dovrebbero risvegliare dal torpore il pubblico mentre, in piccolo, continuano le disavventure del povero Augello , ormai prossimo alle nozze, ma incapace a resistere al fascino femminile della sua sostituta, la bella Barbara Valente, da sempre innamorata del commissario Montalbano, ma che cadrà, alla fine di tutto, tra le braccia del sempre efficientissimo Fazio. Le varie vicende non hanno quasi nessun punto di contatto tra loro e sembrano destinate a risolversi tutte in tono minore, con sommo dispiacere di tutti. E anche le possibili digressioni sul mondo arcaico di una Sicilia che va in chiesa, accende lumi ai Santi e si rifugia tra le carte della prima santona che passa, resta solo detto nelle intenzioni, ma mai sviluppato in un discorso coerente. Non solo la storia lascia delusi, ma anche alcuni aspetti della messa in scena e del montaggio lasciano perplessi. Tanto per cominciare il doppiaggio non trova, in molte scene, il giusto equilibrio tra voci e rumori. Questo succede in particamente tutte le scene che vedono impiegato un telefono (dove la voce alla cornetta ha un risalto eccessivo sul contesto sonoro), ma anche in scene riprese in difficili condizioni (la scena sul molo con il rumore delle onde, tutta ripresa in campo lungo per non mostrare la palese asincronia tra il labiale degli attori e la loro voce). Certo Zingaretti lavora di fino sul suo personaggio, cercando di trarre dalla sua figura ormai invecchiata un certo lato vulnerabile, ma non bastano i suoi sguardi di sottecchi a salvare una puntata decisamente minore nel panorama fin qui felice di questa serie che resta, comunque, una delle poche cose salvabili della nostra televisione.

(Il Commissario Montalbano - Gatto e cardellino); Regia: Alberto Sironi; Interpreti: Luca Zingaretti, K. Bohm, C. Bocci, P. Mazzotta; Messa in onda: Lunedì 11 novembre; Rete: RAI 1; Orario: 20:55

[dicembre 2002]


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