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Il Commissario Montalbano - L’odore della notte

Pubblicato il 4 dicembre 2002 da Alessandro Izzi


Il Commissario Montalbano - L'odore della notte

Non si pensa subito ad un delitto quando il ragionier Emanuele Gargano, spregiudicato bancario da poco rientrato in Sicilia dopo un’exploit clamoroso in quel di Milano, scompare senza lasciare dietro di sé traccia alcuna e portandosi dietro i risparmi di vecchietti e ragazzi senza arte né parte. Tutto lascerebbe, anzi pensare, che il giovane imprenditore, che era tornato nella sua natia Monteleusa sbandierando ideali di rinnovamento e di rinascita economica, non abbia fatto altro che fuggire proprio con quei soldi. Dalle indagini che Montalbano rileva da Augello (che non hanno portato assolutamente a nulla) si viene a scoprire che anche Giacomo Pellegrino, fidatissimo collaboratore di Gargano, nonché suo amante segreto, manca all’appello. Certo lo zio del Pellegrino afferma con assoluta sicurezza che il ragazzo è stato mandato in Germania, su ordine del principale, per non meglio precisati affari, eppure in terra tedesca non si hanno notizie del suo arrivo e pare che il ragazzo non abbia mai preso l’aereo che avrebbe dovuto portarlo lì e su cui, pure, aveva prenotato un posto. La svolta nelle indagini, che apparentemente sembrano arenarsi in un’ideale fuga d’amore omosessuale, arriva quando il commissario Montalbano decide di dare credibilità al signor Tommasino, un vecchietto che tutti sanno visionario, che dichiara, però, di aver visto, la notte precedente alla scomparsa del ragioniere la macchina di quest’ultimo su un dirupo a picco sul mare. Ma come dare credibilità ad un arzillo vecchietto che esce la notte per fare lunghe passeggiate annusando con voluttà, a suo dire, gli odori della notte e dichiarando, poi, di aver visto Dischi volanti e nani venusiani? In realtà, dal colloquio, Salvo capisce che l’uomo è perfettamente consapevole del carattere illusorio delle sue visioni e che, al tempo stesso, sa che ciò che ha visto quella notte non era parto di fantasia. Con l’aiuto sempre un po’ recalcitrante di Augello il commissario si immerge proprio davanti al dirupo indicatogli da Tommasino (la prima scena inquietantemente subacquea della serie si svolge in un fondale sporco e melmoso, segno che non sempre l’azienda autonoma di soggiorno e turismo riesce ad intervenire sulla messa in immagine della serie e che, per ragioni di copione, si possono trovare anche delle location sgradevoli e non turistiche). Durante l’immersione, con un’incredibile botta di fortuna, Montalbano scopre la macchina di Gargano con il cadavere di Giacomo Pellegrino, mentre il motorino che il ragazzo usava era ben infilzato nel portabagagli della vettura. Ma a questo punto che fine a fatto Gargano? E perché le indagini sospingono il commissario verso una povera e apparentemente innocua donna che finge di non vedere nulla e di non sapere nulla? La qualità complessiva della serie è ormai un dato appurato. Ci preme, in questa sede, sottolineare il tributo evidentemente pagato al genio di Pirandello (Camilleri ha dedicato allo scrittore siculo un libro bellissimo: Biografia del figlio cambiato) da parte degli autori. L’intero plot ruota, infatti, intorno a due personaggi pirandellianamente folli.Da una parte la follia ironica e sui generis di un personaggio come Tommasino che, pur non perdendo quasi mai, e comunque solo per brevi momenti, la capacità di distinguere tra vero e falso vive, comunque, in un mondo di totale visionaria fantasia. Abitando, con la moglie, in una casa dai campanelli rotti e dalle porte perennemente aperte, quasi ad invitare gli estranei a condividere con lui i suoi fantasiosi voli di fantasia (ma Montalbano lo scopre, significativamente, mentre legge un antico trattato di un geografo arabo), il personaggio è tratteggiato davvero con non pochi tratti di umorismo pirandelliano. Dall’altra parte c’è, invece, tragica, la casa della povera assassina che uccide senza premeditazione, ma per amore e per paura: una magione enorme, chiusa a chiave, con mille stanze entro cui il visitatore corre sempre il rischio di perdersi. Mille stanze chiuse, come la sua mente labirintica che, nel terrore di dover scendere a patti con la realtà, si impone di non vedere ciò che sarebbe troppo doloroso vedere. Ed è proprio all’interno di queste camere che la donna, in un momento di consapevole inconsapevolezza, conduce l’allibito commissario nella splendidamente poetica scena finale dell’episodio (la scena del ritrovamento del cadavere andrebbe inserito di diritto in un’ideale antologia di tutta la serie). Da una parte, insomma, un personaggio che vede troppo, dall’altra un altro che non vuole vedere affatto si contendono la palma di un sornione pamphlet sulla capricciosità della percezione umana.

(Il Commissario Montalbano - L’odore della notte); Regia: Alberto Sironi; Interpreti: Luca Zingaretti, K. Bohm, C. Bocci, P. Mazzotta; Messa in onda: Lunedì 11 novembre; Rete: RAI 1; Orario: 20:55

[novembre 2002]


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