Il figlio di Babbo Natale muove dalle stesse dolenti premesse che stanno a monte di Le 5 leggende: l’idea che le feste siano divenute, ormai, smisurati fenomeni commerciali senz’anima.
Il vecchio spirito d’incanto, la dimensione intima e tutta familiare del festeggiamento sembra aver ceduto il posto alla logica del supermercato dove ogni sentimento ha il proprio scaffale ed è prezzato un tanto al chilo.
Sicché anche vecchie glorie delle feste per bambini come il Coniglio di Pasqua o Babbo Natale diventano niente più che impiegati di una grande catena commerciale. Sono a tutti gli effetti, l’ultimo anello di una complessa macchina di spersonalizzazione che va man mano sostituendo la dinamica di “Quel che conta è il pensiero pieno d’amore” con quella dei brand e delle marche di prestigio.
La festa tende, quindi, sempre più, a diventare una fabbrica di oggetti di consumo e i loro simboli sono “uomini immagine” non tanto diversi dai giganteschi Babbi Natale di cartone messi in vetrina o dai giovani con finta barba e finta pancia (qualche volta vera) che distribuiscono i volantini con le offerte speciali sulle porte dei discount.
Il figlio di Babbo Natale comincia con la stessa ridda di soluzioni ironiche di Le 5 leggende: con gli elfi in esercito che corrono sui tetti, scavalcano gli ostacoli, bloccano gli allarmi e le telecamere a circuito chiuso per consegnare i loro regali. L’omaggio cinefilo è a film come Mission impossible, l’intenzione metalinguistica è riportare il film natalizio nel complesso crocevia del post moderno dove tutto ritorna nel tutto e anche i film diventano merce costruita in catena di montaggio. Il fiocchettino sulla confezione che, ci insegnano gli elfi, va sempre fatto, lo costituisce il valore aggiunto della canzone natalizia cantata da Justin Bieber, idolo delle nuove adolescenti della passata stagione (ci si dice che tirano di più gli One direction adesso).
Sia Le 5 leggende che Il figlio di Babbo Natale eleggono a momento topico della rappresentazione il momento in cui gli eroi, troppo impegnati a portare divertimento i bambini per pensare ai bambini, scelgono di soffermarsi per un solo momento a guardare l’effetto della consegna del dono sul viso pieno di fiducia e incanto di un bambino. Le motivazioni della festa, il suo spirito, trionfano per un momento sul bieco meccanismo commerciale e ognuno riscopre il suo perché.
Anche per questo diventa centrale il valore del singolo. L’unico bambino che ancora continua a credere nell’esistenza delle leggende o l’unica piccina che non ha ricevuto il regalo di Natale sono le piccole rotelle che fanno inceppare il perfettamente oliato meccanismo industriale della festa riportando al centro della Festa il suo valore spirituale che non si piega (o perlomeno non dovrebbe) alla logica delle percentuali che domina, invece, il meccanismo industriale. Sono loro che, miracolosamente, si oppongono al sistema capitalistico tenendo in vita, appena appena, quello spirito e quel senso di magia che l’anno prossimo sarà, forse, ancora più debole.

La qualità audio-video

Eccellente la resa del DVD sotto il profilo video. Colori brillanti, buon senso di profondità e quadro estremamente nitido sono i segni distintivi di questa edizione.
Come sempre i DVD della Sony giocano di rialzo sul comparto audio con ben quattro tracce 5.1 (italiano, inglese, Hindi e Spagnolo) e due tracce 2.1 (Inglese per non vedenti e Catalano). Tutte le tracce paiono pulite e ben spazializzate, ma noi consigliamo caldamente quella originale visto che le voci sono di James McAvoy, Hugh Laurie, Bill Nighy, Jim Broadbent e Imelda Staunton: mica gente qualunque!

Extra

Ovviamente il video musicale “Santa Claus is Comin’ to town” di Justin Bieber è l’offerta allettante per il target adolescenziale del film. Lo accompagna un grazioso Dietro le quinte. Altri contenuti di backstage sulla realizzazione del film valgono senz’altro la visione, ma noi assegniamo un merito particolare al delizioso Video di reclutamento degli elfi.