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Il grande Gatsby, dal romanzo ai film

Pubblicato il 12 giugno 2013 da Sabrina Mascellari


Il grande Gatsby, dal romanzo ai film

“E così col sole e le grandi esplosioni di foglie che crescevano sugli alberi, proprio come crescono le cose nei film accelerati, mi venne la solita convinzione che la vita ricominciasse con l’estate.” Con queste parole Nick Carraway, trentenne di belle speranze del Middle West americano, inizia a raccontare l’estate del 1922 a Long Island. E’ l’estate di Gatsby, un giovane e attraente milionario che, nella sua magnifica abitazione sulla baia, ama dare feste sontuose a cui partecipa l’upper class di New York e dove tutti parlano del misterioso ospite ma nessuno lo conosce veramente. Invitato a uno dei suoi celebri ricevimenti, Nick lo incontra e, frequentandolo, viene a scoprire l’unico fatto certo della vita di Gatsby: il suo amore travolgente per Daisy Fay, l’affascinante e svenevole cugina di Nick. Daisy è infelicemente sposata con il ricco e borioso Tom Buchanan e, consapevole dei tradimenti del marito, conduce una vita vacua e annoiata gingillandosi in una lussuosa residenza che si trova al di là della baia, di fronte alla villa di Gatsby. Dal pontile della casa di Daisy brilla una piccola luce verde che il nostalgico anfitrione guarda in lontananza anelando a raggiungerla, ad afferrarla, come per ritrovare il suo perduto amore. Un amore cristallizzato a cinque anni prima e mai vissuto del tutto che Gatsby tenta di rinnovare, coinvolgendo Nick nel suo ostinato desiderio di riconquistare Daisy. Ma, come ammonisce il fidato amico, “non si può ripetere il passato” e il sogno di Gatsby finirà per trasformarsi in un terribile misfatto che travolgerà tragicamente tutti i protagonisti della calda estate del 1922.

Jay Gatsby vede la luce editoriale nel 1925 negli Stati Uniti dove il romanzo viene pubblicato dall’editore Scribner; in Italia arriva nel 1936 ad opera di Arnoldo Mondatori come Gatsby il magnifico, ma solo nel 1950 viene tradotto da Fernanda Pivano e divulgato con il titolo che tutti conoscono, Il grande Gatsby, nella trasposizione linguistica più diffusa che è anche quella proposta da Einaudi nell’edizione del 2011. Il grande Gatsby è unanimemente considerato il capolavoro sull’ età del jazz e le ragioni del successo intramontabile di tale romanzo sono da ricercare nella combinazione perfetta di contenuti e stile che Francis Scott Fitzgerald coniuga in modo mirabile consegnando alla letteratura e all’immaginario collettivo un personaggio diventato nel tempo leggendario. Gatsby è il “sogno americano” per eccellenza, con la sua straordinaria ambizione esistenziale e una speranza senza confini; è il ritratto di un personaggio romantico, solo, puro e ambiguo al tempo stesso, che ambisce all’amore assoluto. Attraverso Gatsby, Fitzgerald dipinge un affresco della società degli anni Venti, ruggente nella ricerca del benessere, decadente e tragicamente frivola, che, come Gatsby, dovrà fare i conti, in una sorta di nemesi, con il tramonto dei propri miti nella grande depressione del 1929.

La voce narrante omodiegetica di Nick - “dentro e fuori”, testimone e protagonista del racconto - accompagna il lettore attraverso nove capitoli modulati su centosessanta pagine che si snodano in una prosa ellittica ma esauriente, con passaggi sublimi dai toni poetici ed elegiaci, e in una concatenazione di eventi narrati come una successione di piccoli quadri. Indimenticabili le descrizioni dei protagonisti che Fitzgerald presenta nella loro essenza con poche parole dalla forte carica espressiva dando rilievo ad alcuni dettagli rivelatori, come il fascino di Daisy racchiuso nella sua voce, o la personalità di Gatsby che emerge dal sorriso, “uno di quei sorrisi rari, dotati di un eterno incoraggiamento”. Tutto il racconto è poi costellato da immagini evocative che donano colore e profondità alle situazioni e ai personaggi: e così, nelle parole di Fitzgerald, un’attrice diventa “una sgargiante orchidea di donna” mentre “l’orchestra suona gialla musica da cocktail”.

Il grande Gatsby è stato più volte riletto dalla settima arte, oltre che dal teatro e dal musical, e la prima versione cinematografica del romanzo di Fitzgerald risale al 1926 con la regia di Herbert Brenon; della pellicola andata persa non rimane che un suggestivo trailer in cui si intravedono le feste pantagrueliche del novello Trimalcione. Nel 1949 Gatsby viene interpretato da Alan Ladd in un film diretto da Elliott Nugent in cui il protagonista è in pieno stile gangster movie. Nel 1974 è Jack Clayton a dirigere Il grande Gatsby con una sceneggiatura firmata Francis Ford Coppola e il risultato è un film fedele al romanzo nel tradurre in immagini lo spleen che pervade tutta la storia, ma che finisce per apparire manierato, statico e poco avvincente, fatta eccezione per le interpretazioni di Robert Redford, ottimo nel ritrarre l’enigmaticità e il fascino di Gatsby, e Mia Farrow, perfetta nel rendere la fatuità e la fragilità di Daisy. Nel 2000 è la volta di un film per la televisione, diretto da Robert Markowitz e interpretato da Toby Stephens e Mira Sorvino, che non ha avuto una grande risonanza, se non altro nel nostro paese. E infine arriva Il grande Gatsby di Baz Luhrmann che ha aperto in grande stile la 66ª edizione del Festival di Cannes e ha diviso la critica in apologeti e detrattori, facendo storcere qualche naso anche oltreoceano. Il regista australiano dirige un film che presenta tutti gli stilemi del suo cinema, adatti a raffigurare i Roaring Twenties, e in cui la struttura narrativa è diversa rispetto al romanzo poiché Nick (un intenso Tobey Maguire) è ricoverato in un sanitarium e racconta la storia di Gatsby scrivendola in un libro. Una digressione degli sceneggiatori piuttosto vistosa, ma veniale, visto che Fitzgerald nello scritto allude al fatto che Nick potrebbe essere l’autore di un libro su Gatsby, e controbilanciata dai molti dialoghi e brani del romanzo riportati testualmente nel film. Luhrmann lascia un po’ in ombra i personaggi secondari della storia (Myrtle, George, Jordan e Wolfsheim), più approfonditi nel romanzo, e concentra l’azione sui protagonisti esaltando il carisma di Leonardo Di Caprio che interpreta un Gatsby emotivo e passionale con sfumature romantiche a lui particolarmente congeniali.

Spenti i riflettori su Cannes, archiviato il chiasso mediatico che ha accompagnato l’uscita del film di Luhrmann, e al di là delle diverse trasposizione cinematografiche che si sono avvicendate, più o meno riuscite, quello che rimane è lo splendido romanzo di Fitzgerald e la storia di Gatsby con i suoi diversi piani di lettura: non solo il ritratto di un’epoca contraddittoria di cui il protagonista è metafora e vittima, ma anche, e soprattutto, la storia di un uomo, dei suoi sogni e della sua devastante umanità in cui il lettore di ogni tempo può identificarsi suggellando così l’immortalità dell’opera letteraria.


Autore: Francis Scott Fitzgerald
Titolo: Il grande Gatsby
Titolo originale: The Great Gatsby
Traduzione: Fernanda Pivano su licenza Arnoldo Mondadori editore S.p.A., Milano
Editore: Einaudi
Collana: ET Scrittori
Dati: 164 pp, brossura
Anno: 2011
Prezzo: 8,50 € (versione e-book a 2,99 €)
Isbn: 9788806208301
Webinfo: Scheda libro sul sito Giulio Einaudi editore


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