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Il lato positivo – Silver Linings Playbook

Pubblicato il 7 marzo 2013 da Maria Vittoria Solomita


Il lato positivo – Silver Linings Playbook

Dopo un inizio accattivante, coi belloni che, stranamente per un film stelle-e-strisce, sono anche i più depressi della storia, arriva quella sensazione che ti rovina il film, quel retrogusto di americanata, che supera decisamente il primo livello di fastidio. Tutto è costruito così bene che alcune coincidenze rasentano il miracolo. _Nel quadro dell’eccesso rientra anche il battage mediatico che se ne sta facendo. Di conseguenza, non dovrebbero poi stupire il sostegno della critica e il caloroso riscontro di pubblico ottenuti finora. La trasposizione cinematografica del romanzo di Matthew Quick, L’orlo argenteo delle nuvole, ha debuttato al Toronto International Film Festival, a settembre, vincendo il People’s Choice Award. La pellicola di David O.Russell ha poi ricevuto il Golden Globe per la miglior attrice, Jennifer Lawrence, il premio BAFTA per la miglior sceneggiatura non originale (scritta dallo stesso regista), il Satellite Award per Miglior film, regia, montaggio e attore e attrice protagonisti, ancora, cinque nomination per l’Independent Spirit Award e, dulcis in fundo, otto nomination all’Oscar, tra cui Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attore e attrice, protagonisti e non (coprire tutte e quattro le categorie attoriali era riuscito solo a Reds, di Warren Beatty, nel 1981).

Perché un film buonista dallo scontato happy ending piace tanto? Probabilmente perché la prevedibilità rasserena, o perché ci si immedesima nei due freak protagonisti. O nei freak di contorno. Tutti hanno problemi da affrontare e situazioni da ricostruire, i personaggi dello schermo come quelli seduti in sala. E la vita molto spesso riserva sorprese; bisognerebbe capirne subito il genere e la portata per poterle sfruttare. _Nella storia di Russell, o meglio, nel romanzo di Matthew Quick, Pat Solatano (Bradley Cooper) ha perso tutto: casa, lavoro e moglie. Una catastrofe che culmina nel rientro a casa – per gli americani, vive con mamma e papà solo un super-loser: rendono la situazione più claustrofobica la madre (Jacki Weaver), che lo imbecca, e il padre, teledipendente, che quasi lo ignora (un Robert De Niro folle, perfetto nel ruolo). Nonostante gli otto mesi di istituto psichiatrico per disturbi bipolari, Pat resta ottimista e determinato a ristabilire il contatto con la sua ex-moglie, ancorato all’idea romantica di un amore eterno. Eppure Nikki gli ha preferito uno meno bello, meno capelluto e meno acculturato di lui. Almeno in questo, il film ha superato un cliché. Rapidamente, Pat incontra Tiffany (Jennifer Lawrence, brava, ma non superlativa), una bella ragazza con un passato prossimo accidentato. Lei si offre di aiutarlo, in cambio di un favore, l’iscrizione ad un concorso di danza. La preparazione necessaria ad affrontare la prova li costringerà a conoscersi meglio.

La messa in scena di Russell si concentra sui sentimenti, monta un diffuso senso di oppressione che esplode in alcuni momenti di crisi nevrotica domestica, o di tensione erotica, durante le scene di danza. Toccanti alcune inquadrature, come il campo-contro campo che, da solo, riproduce l’incomunicabilità tra padre e figlio, i silenzi e i balbettii maldestri di De Niro e di Breadley Cooper, omone dal cuore d’oro. _Sicuramente il film risulta più piacevole grazie al montaggio molto fluido, che ha reso a Jay Cassidy e Crispin Struthers un Satellite Award e una nomination all’Oscar, e la colonna sonora, con musiche di Danny Elfman e gli accordi folk di Bob Dylan

Due anni dopo il commovente Fight, David O.Russell ha seguito con leggerezza e tenerezza “il lato positivo” di una serie di personaggi in preda alle loro turbe psichiche. Nessuno escluso. Tiffany, la giovane vedova ninfomane, che ha perso la dignità; Pat, il marito tradito innamorato dell’amore, che vuole riconquistare la moglie; il padre Pat Sr., superstizioso accanito scommettitore, che gioca tutti i risparmi su un’improbabile vittoria dei Philadelphia Eagles e usa il figlio solo come amuleto; la madre Delores, comprensiva e silenziosa, che asseconda ogni follia del marito e tratta il figlio come un quindicenne; lo psicanalista, che la domenica dismette i panni del medico e si pitta la faccia per tifare allo stadio.

Certo, come spesso accade nelle traduzioni italiane, il titolo svela tre quarti del messaggio del film. Il “lato” positivo, la soggettività. Russell firma una storia sulla relatività. Chi è davvero folle? Chi capisce cosa? Si insiste sulla contrapposizione tra gli omologati e i fuori-schema; la galleria di personaggi è un inno all’anticonformismo. _Guardando il film, ci si interroga su chi abbia effettivamente capito come si debba stare al mondo. Il più lucido resta l’omone con otto mesi di istituto psichiatrico alle spalle. Forse Pat ha trovato il meccanismo del gioco e interpreta il ruolo del pazzo. O pazzo lo è davvero, perché è l’unico ad andare controcorrente. O forse no.


CAST & CREDITS

(Il lato positivo – Silver Lining Playbook); Regia: David O.Russell; sceneggiatura: David O.Russell; Soggetto: Matthew Quick (romanzo); fotografia: Masanobu Takayanagi;montaggio: Jay Cassidy, Crispin Struthers; musica: Danny Elfman; interpreti: Bradley Cooper, Robert De Niro, Jennifer Lawrence, Julia Stiles, Jacki Weaver, Chris Tucker, Anupam Kher;produzione: The Weinstein Company, Mirage Enterprises; origine: USA, 2012; durata: 122’


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