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Il Majorana show

Pubblicato il 28 maggio 2016 da Maria Vittoria Solomita


Il Majorana show

È stato tra i fisici italiani più dotati, spiccando su quei ragazzi di via Panisperna che pure frequentò per un periodo. Più acuto di Fermi, Bohr e Eisenbergh, ha speculato brillantemente sulla fisica nucleare e la meccanica quantistica relativistica. Enfat prodige, svolgeva complicatissimi calcoli a memoria già in età prescolare e si dilettava a studiare da autodidatta la fisica. Fu subito chiaro che bisognava seguirlo, così Majorana lasciò Catania per studiare presso i Gesuiti a Roma. Iscritto ad Ingegneria, le preferì Fisica, seguendo l’amico Emilio Segré.

Uno spirito irrequieto, una personalità introversa che, nel marzo 1938, scomparve nel nulla, non prima, però, di aver manifestato l’intenzione di volersi suicidare. Spedì due lettere, una ad un amico e una alla famiglia. Poi il ripensamento, rimangiandosi tutto a mezzo telegramma, con l’amico. Un rapido passaggio in Banca per un prestito e di lì il nulla. A distanza di quasi ottanta anni, la verità non è ancora certa. Si trattò di suicidio? O la coscienza di Majorana fu oppressa dalle scoperte sull’atomo, tanto da voler cambiare identità? Fuggì per ricominciare tutto daccapo? O, piuttosto, si trattò di omicidio? E se, invece, avessero ragione i parenti a crederlo in un convento? Quello di Ettore Majorana è uno fra i misteri più avvincenti del 900, dal finale tuttora aperto. Risale al febbraio dello scorso anno, infatti, la notizia di un suo soggiorno volontario a Valencia, nella seconda metà degli anni ’50. E i giochi si riaprono con una foto scattata proprio nella città venezuelana: è Majorana quello ripreso nel ’55 accanto ad un emigrato italiano, un meccanico, Francesco Fasani. Certo, il fisico siciliano era conosciuto con il cognome Bini, ma il RIS ha effettuato i dovuti confronti somatici e la sua teoria è stata avvalorata dal ritrovamento di un’interessante cartolina nella vettura del succitato Bini: la cartolina era firmata da un certo Quirino Majorana, zio di Ettore ed altro fisico di fama mondiale. Quindi per la procura di Roma Ettore Majorana era vivo tra il 1955 e il 1959. Perfetto. Peccato ci si sia arenati. Tutta colpa dell’inerzia degli organi diplomatici venezuelani che avrebbero bloccato le investigazioni, stando agli inquirenti italiani. In due parole, fascicolo archiviato.

Ci sarebbe di che ridere. Quasi da scriverci su una pièce. Appunto. Ma siamo nel 2016, le commistioni sono all’ordine del giorno e il linguaggio televisivo è un ottimo veicolo, semplice e diretto. Ecco l’idea di Claudio Pallottini: miscelare dei talk televisivi - su tutti Porta a Porta e Il Maurizio Costanzo Show, con tanto di ospiti accomodati sul proscenio e il titolo egoriferito - alle inchieste tipiche della TV di servizio (Chi l’ha visto?, Un giorno in pretura). La televisione è un medium capillare ed invasivo, un pusher di indagini da salotto che animano il focolare domestico. Questa TV spinge il conduttore “oltre lo schermo”, spesso tra il pubblico, per coinvolgerlo in una miscela di reale e virtuale, puntando la “casalinga di Voghera” di turno, o ancora l’abbonato in prima fila cui Mamma Rai ci ha abituati. Altro elemento televisivo ritrovato nel Majorana show, gli stacchi: qui i balletti di Cristina Pensiero e le canzoni interpretate da Elena Lo Forte e Carlotta Proietti, accompagnate al piano da Andrea Bianchi. Se non bastasse, Pallottini ha shakerato generi teatrali, dal varietà alla rivista. Non pago del brio autoriale, Pallottini ha anche recitato, vestendo i panni dello storico prof. Ricci, l’esperto che fornisce al (tele)spettatore le coordinate temporali in cui inserire gli eventi. Con lui, un parterre di invidiabili testimoni si raccontano e sviscerare quanto visto o solo pensato: i fisici Enrico Fermi ed Edoardo Amaldi (Sebastiano Colla e Stefano Messina in notevole sinergia), la moglie del primo, Laura (Cristina Pellegrino), lo psichiatra, Prof. Giulio Doorfman (Andrea Giuliano), la zia di Ettore Majorana in collegamento dalla Sicilia (sempre Cristina Pellegrino). A condurre il talk show, e a dirigere energicamente i due atti teatrali, Marco Simeoli. Illuminante il prologo: nel suo studio, il Senatore Arturo Bocchini (Nicola D’Eramo), Capo della Polizia fascista, rigetta le sollecitazioni di Giovanni Gentile e di altri altolocati ad indagare sulla scomparsa di Ettore Majorana, archiviando in pochi giorni il caso come suicidio.
L’Italietta che non cambia. Alcuni cliché sono fin troppo calcati ma verrebbe da dire che, sebbene faccia male, alle volte lo schiaffo sveglia.

Il Majorana Show è uno spettacolo decisamente ben scritto; parte da fatti storici evidenti per offrire una panoramica su colossi intellettuali, che hanno segnato la storia della fisica e, in generale, dell’umanità. Il testo di Pallottini gioca su due piani temporali, quello del passato (con testimoni) e quello del presente (con gli esperti), sollecitando interrogativi etici che superano la dimensione temporale e mettono in luce la dicotomia tra scienziato e uomo, ma anche fra vincenti e perdenti. Un esempio. Ettore Majorana arrivò a teorizzare la bomba atomica e, forse spaventato dalla sua scoperta, preferì sparire piuttosto che realizzarla. Enrico Fermi, che nel Progetto Manhattan venne guidato da Oppenheimer proprio per rendere funzionante una bomba A, fu insignito del Premio Nobel per la Fisica.

Una macchina narrativa che funzione per uno spettacolo davvero valido.


Il Majorana show; Regia: Marco Simeoli; drammaturgia: Claudio Pallottini; musica: Stefano Fresi? Andrea Bianchi (piano), Carlotta Proietti ed Elena Forte (voce); interpreti: Sebastiano Colla, Stefano Messina, Andrea Giuliano, Claudio Pallottini, Marco Simeoli, Cristina Pellegrino, Edoardo Baietti, Nicola D’Eramo; Teatro de’ Servi fino al 29 maggio


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