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Il soccombente di Thomas Bernhard

Pubblicato il 2 dicembre 2013 da Maria Vittoria Solomita


Il soccombente di Thomas Bernhard

Roma. Teatro Piccolo Eliseo. Roberto Herlitzka, vincitore quest’anno del Nastro d’argento alla carriera e del David di Donatello come migliore attore protagonista, è in scena al Piccolo Eliseo Patroni Griffi di Roma con un testo di tragicomica psicanalisi. Acclamato da pubblico e critica per le recenti prove d’attore ne La Grande Bellezza di Sorrentino, La Bella Addormentata di Bellocchio e Il Rosso e il Blu di Piccioni, Herlitzka debutta nel capolavoro di Thomas Bernhard, Il Soccombente.

Come in video, così sul palco, Herlitzka catalizza lo sguardo. In sua presenza, tutto e tutti scompaiono. Poco importa se ci sono scenografia sontuose. Quindi perché usarne? Allora si può andare all’essenziale, con le ambientazioni videografiche di Davide Scognamiglio e il progetto luci della stessa regista, Nadia Baldi. La Baldi firma abbastanza felicemente la regia di uno dei capolavori della letteratura mondiale del Novecento, Il soccombente, ovvero il Glenn Gould. Del romanzo di Bernhard, Renata Calvino ricrea, nella traduzione, i temi cari all’autore e all’Arte del Novecento, potenziandoli: il genio, il suo fatale e necessario isolamento, l’amicizia, l’amore, la crudele esistenza.
La versione teatrale a cura di Ruggero Cappuccio riporta il racconto di una vicenda esemplare. Due giovani amici, Wertheimer e l’Io narrante (di fatto, lo scrittore), raggiungono Salisburgo per frequentare un corso di perfezionamento pianistico tenuto da Horowitz.
La città di Mozart nel contempo li attira e li allontana, li ammalia e li nausea. Nella mistura di sentimenti che caratterizza un po’ l’intero genere umano, i due ragazzi incontrano un tipo sui generis, Glenn Gould, al quale si legano in maniera singolare. Quando Wertheimer e l’Io narrante lo sentono suonare, infatti, ne restano affascinati, ma anche terrorizzati. Ai due virtuosi del pianoforte è chiaro sin da subito la loro inadeguatezza e, nel confronto, la sorprendente bravura del prodige canadese. Il futuro dell’Io narrante e di Wertheimer è compromesso per sempre. Entrambi abbandonano gli studi pianistici e faranno i conti, per l’intera esistenza, con il vuoto lasciato dalla musica. Glenn Gould riesce a generare un ambivalente sentimento di odi et amo da parte di Wertheimer e dell’Io narrante, che ne ammirano la maestria nel ricreare le variazioni Goldberg di Bach e allo stesso tempo comprendono che il Dio del suono è entrato nella loro vita, minacciando di distruggerla. Questa ambiguità è riportata più volte nel testo, sintetizzata nella cruda riflessione: “Siamo incoerenti e non abbiamo talento esistenziale: vogliamo morire e continuiamo a vivere.” In un luogo adimensionale, l’Io Bernhard sopravvissuto alla fine di Gould e al suicidio di Wertheimer, compie una vivisezione di anime, lotta contro le parole (scritte e disegnate su lavagne), contro la mediocrità, contro la morte e la vita, con fare quasi scientifico, ma sfumato con pennellate tragicomiche.

La regia di Nadia Baldi imperla una sequenza di scene herlitzkacentriche. L’Io narrante-Herlitzka non solo è il baricentro di un passato che torna a reclamare i suoi diritti, ma sembra addirittura disturbato da una figura femminile che pure nel romanzo non compare, una figura dall’incerta identità, interpretata da Marina Sorrenti, che sul palco risulta eterea, surreale, quasi uscita da una tela di Francis Bacon, con delle sfumature orrorifiche.

La messinscena utilizza le ambientazioni videografiche minimaliste di Davide Scognamiglio e le musiche di Marco Betta, invita il pubblico ad entrare in una vera e propria seduta analitica. Per il ruolo conferito alla parola e per la potenza della voce in scena, sarebbe interessante ascoltarne una versione radiofonica. Magari.

Dal 12 novembre all’8 dicembre 2013, al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi Orari recite: lunedì, martedì, giovedì e sabato alle 20.45; mercoledì e domenica alle 17. www.teatroeliseo.it


(IL SOCCOMBENTE ovvero il mistero Glenn Gould); Autore : Thomas Bernhard; Traduzione: Renata Colorni. Riduzione dall’omonimo romanzo a cura di Ruggero Cappuccio; Interpreti: Roberto Herlitzka e Marina Sorrenti; Musiche originali: Marco Betta; Ambientazioni videografiche: Davide Scognamiglio; Progetto luci costumi e scene: Nadia Baldi; Luci: Giuseppe Falcone; Foto: Gabriele Gelsi.


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