X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Il villaggio di cartone

Pubblicato il 7 ottobre 2011 da Sila Berruti
VOTO:


Il villaggio di cartone

Nonostante non abbia rinunciato alla fiction, come aveva annunciato qualche tempo fa, per dedicarsi nuovamente al documentario Il Villaggio di Cartone di Ermanno Olmi è un deciso ritorno alle origini.

Sono molte le tematiche care al regista che ritroviamo in questa opera complessa, stratificata, che ancora una volta conferma la volontà di Olmi di guardare avanti, di non chiudere se stesso e il suo pubblico, in una nostalgica rievocazione del passato.

Il villaggio di cartone è, prima di ogni altra cosa, un film sull’isolamento. Quello di un parroco costretto a passare gli ultimi anni della sua vita in una chiesta sconsacrata, a dire messa in solitudine di fronte ad una crocifissione di ceramica e a parlare ad alta voce per non impazzire. L’isolamento di un gruppo di immigrati africani, clandestini cacciati, feriti e braccati. Ed infine, l’isolamento dell’uomo moderno smarrito nella perdita di tutto ciò che conta. Fin dagli esordi,il rapporto tra l’uomo e la solitudine è stata una delle tematiche guida del cinema del regista Bergamasco. È lontani dal mondo e dagli altri uomini che i personaggi di Olmi riscoprono se stessi, colmano i vuoti, ne creano altri, elaborano il dolore e accettano le loro miserie. Alla solitudine viene assegnata una funzione salvifica quasi miracolosa, una condizione necessaria e indispensabile alla quale nessuno dovrebbe sottrarsi.

Il villaggio di cartone è, poi, un film sul misticismo. Un parroco al quale viene data, dal fato o da Dio, la possibilità di completare la sua missione sacerdotale. Un gruppo di migranti che trova asilo. E, ancora, gli uomini stessi messi di fronte alle loro miserie e alla loro crudeltà. Da sempre la vita del Cristo affascina Olmi che la ripropone in una sorta di parabola senza tempo attualizzandola o citandola fedelmente quasi a rimarcarne una valenza eterna e definitivamente atemporale. Non c’è nella vita dell’uomo un solo aspetto che non possa essere ricondotto ad un disegno, ad una volontà e a delle leggi che non sono quelli degli uomini.

Il villaggio di cartone è, infine, un film fatto di immagini. Quelle che le grandi mani del regista hanno da sempre saputo scolpire con sapienza e rispetto. Quello che danno respiro alla pellicola e che prendono vita anche quando immobili, generando significati altri.

Ma non c’è solo l’Olmi del passato in questo lavoro complesso e stratificato, che si avvale di una recitazione a tratti straniata e spesso irreale. C’è qualche cosa di nuovo, di fresco, di inedito che lascia stupiti e smarrito. C’è qualche cosa di grande di potente: una forza suggestiva che nasce quasi spontanea e arriva dritta fino allo spettatore e che ricorda quella del più antico Cammina cammina (1983). Con questa opera, Olmi si sgancia definitivamente dal reale e dalla ricerca della verosimiglianza, per spiccare il volo verso l’immaginifico, l’ideale e l’idealizzato. Per farlo di avvale ancora una volta del Vangelo, citato più volte dai protagonisti e da una ambientazione claustrofobica che non lascia mai intravedere il mondo fuori. La messa in scena, quasi teatrale, è carica di suggestioni ricollegabili all’iconografia sacra non solo nella forma: l’associazione tra la parabola del Cristo e la vita dell’ uomo qui si completa e prende la sua forma definitiva. Lo spazio mentale prende definitivamente il sopravvento e non possiamo biasimare il maestro ottantenne per questo. Non possiamo perché sappiamo quale splendido cantore del mondo egli sia, quanto egli sappia capire, studiare e fotografare fino alle sue pieghe più nascoste le vicende umane. Non possiamo e non vogliamo perché con Il Villaggio di Cartone Olmi mette fa un passo avanti e prosegue verso un cammino che forse per molti potrà risultare incomprensibile ma che è iniziato molti anni fa e speriamo prosegua ancora a lungo.


CAST & CREDITS

(Il Villaggio di Cartone) Regia: Ermanno Olmi; soggetto: Ermanno Olmi; sceneggiatura: Ermanno Olmi , Claudio Magris (considerazioni) e Gianfranco Ravasi (considerazioni); fotografia: Fabio Olmi; montaggio: Paolo Cottignola; musica: Sofia Gubaidulina; scenografia: Giuseppe Pirrotta ; costumi: Maurizio Millenotti ; interpreti: Michael Lonsdale (Vecchio prete), Rutger Hauer (Sacrestano); Alessandro Haber (Graduato), Massimo De Francovich (Medico), Elhadji Ibrahima Faye (Soccorritore), Irima Pino Viney (Magdahà), Fatima Alì (Fatima), Samuels Leon Delroy (Bardo), Fernando Chironda (Cherubino), Souleymane Sow (Avverso), Linda Keny (Madre), Blaise Aurelien Ngoungou Essoua (Padre), Heven Tewelde (Miriam), Rashidi Osaro Wamah (Testimone), Prosper Elijah Keny (Bimbo); produzione:Cinema Undici, Rai Cinema e; distribuzione: 01 Distribution; durata: 85’.


Enregistrer au format PDF