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In tribunale con Lynn

Pubblicato il 28 giugno 2003 da Alessandro Izzi


In tribunale con Lynn

Ennesimo telefilm a sfondo giudiziario, In tribunale con Lynn non aggiunge assolutamente nulla di nuovo al fin troppo triste panorama della produzione televisiva americana rivolta alle famiglie. Se, infatti, da un punto di vista meramente narrativo, la serie di limita a presentare, di puntata in puntata, tutta una serie di sciagure familiari (genitori furiosi che litigano per gli alimenti in cause divorzili con tanto di figli a carico che ne soffrono le conseguenze, crisi tragiche nei sempre più difficili rapporti genitori-figli ecc.) che sono ormai diventate un vero e proprio luogo comune dei telefilm non solo statunitensi, è altresì vero che, a livello stilistico, non ci sono neanche novità sintattiche e/o strutturali tali da risvegliare l’interesse del povero spettatore che ha avuto la ventura di sintonizzarsi sulla rete durante la trasmissione. Quello che si ha davanti, alla fine, è il pallido prodotto finale di un filone che è stato già abbondantemente usurato e a cui non può più bastare una certa consistenza produttiva, una sicura pulizia formale ed una indubbia qualità di messa in scena (doti, queste, di cui, in fondo, la serie dispone) per garantirgli una indiscutibile presa su di un pubblico sempre più smaliziato. Nella consapevolezza che i gusti del pubblico sono, nel corso degli ultimi vent’anni, notevolmente cambiati, gli autori di In tribunale con Lynn hanno deciso di puntare le storie narrate verso un realismo quotidiano quanto più possibile vivace e spettacolarmente d’impatto. Spingendo lo sguardo il più possibile nel sordido, senza perdere per questo di vista le ragioni del politically correct, il telefilm ricerca una rassicurante visione “in interni” dell’attuale società americana, da una parte, e una capacità di coinvolgimento dello spettatore ottenuta mediante un montaggio alternato fortemente calibrato, capace di garantire ad ogni singolo episodio, una giusta quantità di picchi di attenzione e di colpi di scena, dall’altra. Per ottenere questo strano connubio di effettismo spettacolare e di politica edificante e rassicurante, si è fatto ricorso ad una precisa ibridazione delle dinamiche della più classica soap opera con quelle dei più recenti telefilm a sfondo e contenuto analogo. Dalle soap In tribunale con Lynn desume, come del resto fanno molti altri telefilm in forma più o meno consapevole, il modello di scrittura delle scene, il meccanismo ad incastro delle vicende personali e lavorative dei vari personaggi presentati e, infine, l’idea di chiudere ogni scena con un punto di sospensione narrativo che sembra poter essere sciolto solo nella sequenza successiva. Degli altri telefilm politically correct questa serie televisiva conserva, invece, la preoccupazione ad uno spettacolo sempre legato ad una precisa connotazione didattico-esemplificativa (vi raccontiamo questa storia perché capiate questo concetto) nonché la preoccupazione, alle volte troppo palese, di legare ogni racconto ad una precisa casistica stilata con dati alla mano (vi raccontiamo questa storia perché capita anche al 20% della popolazione americana). La storia di fondo, il collante che tiene uniti i vari episodi è presto detta: Lynn Holt, brillante avvocato specializzato in diritto familiare, nel giro di pochi giorni divorzia dal marito e si vede rubare dallo stesso tutti i suoi assistiti. Con l’aiuto di Danny Lipton riesce a rimettersi in corsa condividendo il suo ufficio con altri due avvocati, Randi King e Rex Weller. Ma naturalmente la convivenza si porta dietro anche problemi di cuore che finiscono per complicare la situazione. Una storia risaputa, come di vede, che non ha dalla sua né il ritmo adrenalinico che salva E.R. né l’ironia graffiante (che conduce a precise innovazioni formali) di Ally McBeal. Quello che resta alla fine è un ennesimo ritratto della società americana così come essa viene vista dagli esponenti di una middle class agiata e un po’ viziata. Un ritratto parziale, visto attraverso i vetri di un bel grattacielo sui cui si riflettono i consueti studi avvocatizi ordinati, spolverati e con rosso parquet. Da un centoventitreesimo piano tutto quel che sta giù, a livello della strada, non può non sembrare più ordinato, pulito e quasi felice e anche la tragedia perde le sue tinte fosche per diventare un intrattenimento da metà pomeriggio.

(In tribunale con Lynn); Telefilm; messa in onda: da lunedì a venerdì; orario: 14:45; rete: Canale 5

[giugno 2003]


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