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INSOMNIA

Pubblicato il 10 novembre 2002 da Alfredo De Giglio


INSOMNIA

Insomnia è un thriller con ambizioni allegoriche: l’Alaska, posto sperduto e inquieto, in cui dominano i colori del bianco e del nero (la neve e le rocce, ma anche il bene e il male) e, soprattutto, la luce accecante e impietosa del sole di mezzanotte alludono ad un peccato strisciante, che mina la rettitudine morale dei più insospettabili cittadini, e che riesce a far dimenticare il valore (ma quale?) di una vita.
Come una goccia di sangue sporca e si insinua nelle trame di una camicia bianca, così il peccato, la colpa scavano nell’animo tormentato del detective Dormer, eroe della polizia di Los Angeles, mandato a risolvere un insolito caso di omicidio in una tranquilla cittadina di montagna, Nightmute.
Ma quella che sembra una normale trasferta si trasforma in una discesa agli inferi (gelidi): il detective, durante l’inseguimento dell’omicida uccide, inconsapevolmente (forse) il suo collega e, per coprirsi le spalle da una indagine della disciplinare, addossa la colpa all’omicida a cui sta dando la caccia.
Ma questi lo ha visto e lo ricatta: unica via d’uscita, il reciproco aiuto per superare indenni le indagini della polizia locale.
La luce accecante, sempre più forte, sempre più insistente, colpisce e stanca gli occhi di Dormer, sfiancato anche nel morale: il senso di colpa per aver, tempo prima, falsificato delle prove per inchiodare un assassino, unito al rimorso per aver ucciso il suo collega, gli impediscono di addormentarsi: non c’è modo di sfuggire ai raggi indagatori del sole/del peccato.
Per sei lunghi giorni, nei quali non dormirà neanche per un minuto, Dormer (la maledizione in un nome) sarà ossessionato dal patto con l’omicida, dal dover cancellare le tracce che lo inchioderebbero all’assassinio del collega, ai suoi sbagli professionali.
Tanto che persino uno scrittore di gialli di bassa lega come Walter Finch (l’assassino) lo terrà in pugno con espedienti da principiante (registrazione delle conversazioni, falsi indizi disseminati, minacce telefoniche).
Uccidere ti cambia - gli dirà a un certo punto Finch - hai guadagnato in consapevolezza di te stesso. Aprendogli gli occhi non solo sull’ultimo errore, ma su tutto quel castello di carte che con un soffio vola via che è stata la sua carriera: consapevolezza che Dormer (forse) non ha mai avuto.
E il finale amletico per l’uso simbolico del sonno come riparatore di una coscienza lacerata (Buonanotte dolce principe, Lasciatemi dormire), consumata lentamente ed inesorabilmente, proprio come quando si strofina una camicia per lavar via le macchie di sangue (immagine che più volte ricorre nel film), ristabilirà (forse) una giustizia ingiusta: Dormer si autopunisce, in mancanza di una punizione superiore, nonostante abbia impiegato tutte le sue energie per sfuggire alle incriminazioni (in Alaska e a Los Angeles).
Per descrivere il cinema di Nolan possiamo usare una sola parola enantiodromia, legge psicologica enunciata da Eraclito ed adottata sia da Jung che dalla linguistica moderna, secondo la quale, prima o poi, tutto si trasforma nel suo opposto, la fine in inizio, il bene si tramuta in male. In Memento inizio e fine del racconto perdono ogni ragion d’essere, giacché interscambiabili, sostituibili, privi del loro potere ordinatore, e coinvolti nel flusso narrativo creando disorientamento non solo nel protagonista, incapace di distinguere causa effetto, odii e affetti, presente e passato, ma anche nello spettatore, coinvolto in una progressiva, ma discordante e disordinata, pro(re)gressione narrativa.
In Insomnia, film classico nel suo svolgersi, sono enantiodromici la luce accecante del sole, che diventa buio, inquietante ed ingannatore come la notte, e la virtù che si tramuta in colpa, in marchio indelebile nella coscienza, in un crescendo kafkiano di espiazione dolorosa a cui solo in sonno può porre termine.
Se in Memento c’era una certa artificiosità, nonché pretenziosità, nel voler dimostrare la notevole abilità tecnica di Nolan (e proprio per questo il gioco diventava noioso, enantiodromico = il piacere diventava dis-piacere), in Insomnia il dover attenersi agli stilemi del genere thriller permette al regista di sfoderare il suo senso del ritmo (pregevoli alcuni campo/controcampo) e della tensione per le quasi due ore del film. Buona la caratterizzazione dei personaggi, supportata da una elevata qualità recitativa di tutto il cast.
Notevole l’uso (assecondato da calibrate inquadrature) degli occhi: sbarrati, stanchi, afflitti quelli di Pacino (grande come sempre); frustrati, lucidi, freddi quelli di Williams (misurato ed appropriato). Un ottimo thriller, quindi, con ambizioni autoriali limitate, che non sporcano in alcun modo il film. Nota: Insomnia è il remake di una pellicola norvegese omonima del 1997, diretta da Erik Skjoldbjaerg, che ne firmava anche la sceneggiatura con Nikolaj Frobenius.

regia: Christopher Nolan; sceneggiatura: Hillary Seitz; fotografia: Wally Pfister; montaggio: Dody Dorn; musiche: David Julyan; interpreti: Al Pacino, Robin Williams, Hillary Swank, Maura Tierney; produzione: George Clooney, John Formichella, Steven Soderbergh, Broderick Johnson; distribuzione: Medusa; origine: USA; durata: 118’

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