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ITALIA DOC. DOCUMENTARI ALLA CASA DEL CINEMA

Pubblicato il 1 febbraio 2007 da Gaetano Maiorino


ITALIA DOC. DOCUMENTARI ALLA CASA DEL CINEMA

Non solo intrattenimento, ma indagine. Non solo svago, ma impegno e soprattutto comunicazione. In una sola parola: documentario.
Partita martedì 23 gennaio con due approfondimenti su Napoli e sul mondo della magistratura partenopea firmati da Enrico Caria e Vincenzo Marra, la seconda edizione di Italia Doc presenta il meglio del cinema non-fiction italiano contemporaneo.
La rassegna di documentari organizzata presso la Casa del Cinema a Roma, rappresenta una finestra importante che permette agli appassionati di affacciarsi su un panorama semisommerso della produzione italiana, un panorama che ha purtroppo sempre meno visibilità di quello che meriterebbe.
L’idea di realizzare una serie di appuntamenti dedicati al documentario italiano è partita da Maurizio di Rienzo che in collaborazione con la Casa del Cinema, presenta al pubblico diciannove pellicole divise in dieci appuntamenti da gennaio ad aprile.
Un cammino lungo la penisola, che racconta, scopre, ricorda, inquadra storie, volti, mondi che i media e il cinema di finzione sfiorano, dimenticano, trascurano. Registi che senza timore realizzano alcuni tra i lavori più interessanti e coraggiosi della cinematografia made in Italy.
L’udienza è aperta e Vedi Napoli e poi muori hanno aperto la strada affrontando le contraddizioni di una città sempre al centro delle cronache giudiziarie. La migrazione, il riscatto futuribile in africa, e poi Sicilia, la poesia, saranno le tematiche che man mano verranno affrontate durante la rassegna grazie anche alla partecipazione degli autori nei dibattiti in sala.

Il documentario italiano, pur con tutti i problemi economico strutturali del settore, risulta comunque essere di ottima fattura e rappresenta una grande scuola per i giovani cineasti. A volte qualche lavoro riesce addirittura a farsi largo tra i colossi americani o tra le megaproduzioni nostrane, anche se solo in poche sale e per poco tempo. Ma è soprattutto grazie ai festival di nicchia sempre più necessari, e in minor misura nei grandi festival di respiro internazionale che questa forma d’arte ‘impegnata’ trova la sua visibilità, mentre Michael Moore con le sue inchieste, e i vari The Corporation, Supersize me e fratelli minori (e a volte molto minori) occupano molto di più le sale italiane.
C’è molto da riflettere.


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