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Jack - Concorso

Pubblicato il 8 febbraio 2014 da Matteo Galli

VOTO:

Jack - Concorso

Quanti bambini abbandonati si sono visti al cinema? Quante madri anaffettive? Quanti padri assenti? Quanti bambini dotati di una pertinace voglia di vivere, capaci di vivere e sopravvivere di fronte alle avversità della vita, ovvero dinanzi a quelle avversità soccombere? Sembra difficile affrontare questo tema in modo originale. Diciamo che il regista Edward Berger e la sceneggiatrice Niele Mueller-Stöfen (al contempo attrice in una parte minore del film, quella dell’educatrice) ci hanno nobilmente provato, bisogna dargliene atto, ma alla fine non ci sono riusciti.

Ci hanno provato stando alla larga da una eziologia spicciola: la madre abbandona i figli non perché è tossica, alcolizzata, perché traumatizzata, perché vive in un quartiere dormitorio o perché è inguaribilmente malvagia. Trattasi semplicemente di una persona priva delle necessarie competenze sociali e relazionali per potersi occupare di due bambini, Jack (10 anni, interpretato dal bravissimo Ivo Pietzcker) e Manuel, probabilmente perché essa stessa ancora in cerca di qualcuno che si occupi di lei (il padre/i padri dei figli non si sa proprio chi siano). Accade così che è il grande, con esemplare senso di responsabilità, ad occuparsi del piccolo, mentre la madre, fra mille avventure, è in cerca del principe azzurro fuori tempo massimo. Il tutto avviene a Berlino, ai margini piccolo-borghesi del borghesissimo quartiere di Charlottenburg. Basta un banale incidente casalingo occorso al piccolo per portare alla marginalizzazione del grande, relegato in un istituto, una specie di casa-famiglia (si fa per dire) dove regnano dinamiche relazionali (misto fra caserma e riformatorio) che fanno rimpiangere la madre assente. Ma Jack sopporta con inaudito stoicismo, si piega alla legge del branco, fin quando la misura dei soprusi è davvero colma e allora scappa dall’istituto. Recupera il fratellino che, ovviamente, la mamma aveva scaricato da uno dei molti amici/ex e, i due novelli Hansel e Gretel, anche senza molliche di pane, ritrovano la strada verso casa, ma nessuno apre. E allora cominciano a vagare per la città, una Berlino irriconoscibile, pullulante di non-luoghi (zone pedonali, autonoleggi, garage, distributori di benzina) che potrebbe essere Bielefeld oppure Gütersloh. Nel corso dei loro pellegrinaggi, a dire il vero, i fratellini non trovano nemmeno la strega cattiva, ma una spessissima coltre di indifferenza, nessuno ma veramente nessuno che si prenda cura di loro. Nemmeno l’efficientissima polizia tedesca, decisamente latitante, riesce a trovarli.

Pellegrinaggi interminabili, intervallati da reiterati quanto vani ritorni a casa: la mamma non c’è, al cellulare non risponde, la chiave di casa, solitamente depositata in un paio di stivaletti sul pianerottolo, non si trova, i bigliettini lasciati da Jack restano senza risposta. E allora di nuovo in giro, con qualche piccolo errore di continuity, con location ripetute e interscambiabili, e la sceneggiatura che con robusto taglio di almeno venti minuti (il film ne dura 100) forse avrebbe retto meglio. Fino al doppio colpo di scena finale: la madre finalmente è a casa e accoglie i figli come se nulla fosse accaduto, facendogli da mangiare, coccolandoli e raccontandogli del nuovo lover, stavolta sarà quello buono, ne è sicura. E Jack, il mattino dopo, che impacchetta il fratellino e lo porta con sé in istituto. Meglio, forse, una situazione terribilmente spietata ma in fondo chiara che la convivenza con una madre inaffidabile, la cui presenza è fantasmatica e intermittente.

Film durissimo nel quale gli adulti, tutti ma proprio tutti, fanno una pessima figura, che si lascia vedere solo per la straordinaria interpretazione del ragazzino, sempre in scena, dalla cui prospettiva tutto ci viene raccontato. Ma Jack non riesce ad andare al di là di un neo-neorealismo di maniera. Edward Berger ha all’attivo molta televisione, episodi di varie serie poliziesche – e si sente. Il primo film tedesco in concorso non entusiasma per niente.


CAST & CREDITS

(Jack) Regia: Edward Berger; sceneggiatura: Edward Berger, Nele Mueller-Stöfen; fotografia: Jens Harant; montaggio: Janina Herhoffer ; musica: Christoph M. Kaiser, Julian Maas; interpreti: Ivo Pietzcker, Georg Arms, Jodine Johne; produzione: Port au Prince Film & Kultur Produktion; origine: Germania; durata: 103’.


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