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Kindread project - Egidio Abruzzese

Pubblicato il 31 marzo 2016 da Ludovico Peroni


Kindread project - Egidio Abruzzese

La musica elettronica, oggi come non mai, è sofferente.
Soffre quell’ansia classificatoria che riesce a nascondere la pochezza del valore musicale (e musicologico) delle opere dietro etichette, neologismi e spicciolo (quando non elementare) simbolismo. Praticamente una bulimia preventiva.
Da qui anche la sempre crescente convinzione che la musica elettronica sia per forza di cose una "musica applicata" e che quindi non trova ragione di esistenza senza una discoteca che la accolga.
Kindread project ci da la dimostrazione che tutto ciò non corrisponde alla totale verità: "tutte le tracce suonate e registrate dal vivo e in presa diretta" è l’indicazione che accompagna l’essenziale e gradevolissima scelta di copertina e booklet.
Il suono del disco sembra da subito sincero e profondo: Egidio Abruzzese non rinuncia al beat regolativo di rifermento anche se -quasi a voler prendere una posizione di carattere estetico- è sempre sviluppato su un tempo molto riposato e quasi racchiuso su se stesso. Sembra voler dire "ascoltatemi e non ballatemi!". La resa sonora del lavoro è magnifica, ma una piccola nota di demerito dobbiamo rivolgerla alla scelta dei sintetizzatori utilizzati per sottolineare delle aree armoniche (ad es. in Dark Smoke) che, purtroppo, non reggono il paragone con il resto.
Sottolineiamo anche una bella attenzione alla forma dei brani: c’è quasi sempre una presentazione iniziale di alcuni elementi sonoro-motivico (sempre contenuti e mai troppo ingombranti da esser ingestibili per la memoria) che viene seguita da una combinazione e sviluppo degli stessi. Come accade in Roots ad future l’ascoltatore si divertirà a scoprire come, in tempo reale, gli elementi vengono esposti, abbandonati, ripresi e manipolati con un buon gusto musicale.
La stessa attenzione la ritroviamo nella conclusione delle tracce dove, quasi con carattere di ripresa tematica, ricompaiono spesso tutti gli elementi presentati all’inizio del brano. Si abusa forse troppo della tecnica del climax discendente per chiudere i brani. Qualche volta sarebbe molto appagante provare l’ebrezza di una chiusura ad effetto, straniante e spiazzante.
Il disco nel suo complesso non fa gridare al capolavoro, ma è un bel segnale di come, oggi, si possa concepire un lavoro curato, attento e umile anche nel campo della musica elettronica.
Una bella testimonianza di come l’azione umana possa ancora detenere il privilegio delle scelte musicali sulla "macchina" .


Arista: Egidio Abruzzese
Titolo: Kindread project


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