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L’Affare Bonnard

Pubblicato il 27 maggio 2011 da Annalaura Imperiali


L'Affare Bonnard

La storia si apre con musiche orientaleggianti e canti islamici che fanno da sfondo ai paesaggi un po’ caotici e un po’ mistici di una Istambul dai volti guardinghi e sospettosi. Le strade della medina araba convergono nei punti nevralgici di passaggio e di scambi di sguardi, di sorrisi, di estrinsecazioni, gestuali e/o verbali, corrucciate o ruffiane.

C’è un carattere avventuroso nella trama de L’Affare Bonnard, che si svolge tra Capri e Istanbul: una preziosa formula scientifica nel campo dello smaltimento dei rifiuti, elaborata da un ingegnere chimico reputato un genio proprio per via di questa sua scoperta, è il perno e l’oggetto del desiderio attorno a cui ruotano le pedine della scacchiera mossa dalla macchina da presa di Anna Maria Panzera, regista italiana che ha voluto tradurre in linguaggio cinematografico un libro da lei stessa scritto, quasi a voler mettere in luce la differenza tra la lettura di un testo e la visione di un assemblaggio d’azioni di cui si è fatta promotrice e ricercatrice assidua.

Come si può facilmente immaginare, gli interessi legati a questa formula sono altissimi e diffusi al livello internazionale: ognuno, con i propri tempi e i propri mezzi, cerca di mettere le mani su questo piccolo tesoro che potrebbe cambiare in breve le sorti economiche di singoli e di intere comunità.

Il tutto si articola attraverso la bellezza e la particolarità dei luoghi che operano una viva complicità con l’azione e il poliziesco presente nell’opera e che in alcuni casi, laddove Capri regna, ad esempio, nel suo splendore fresco e cristallino, fanno da contraltare visuale e concettuale agli enigmi celati nei luoghi nascosti alla luce del sole.

L’inseguimento nel Gran Bazar di Istanbul, tra le bancarelle dei commercianti di tappeti e di oggetti preziosi, gli interrogatori nei diversi commissariati tra telefonate che celano spionaggi, scoperte e intoppi nelle missioni segrete già svolte o ancora da svolgere, fanno del film un’ ennesima rappresentazione del classico genere poliziesco - d’azione nell’ambito del quale è sempre più difficile trovare una vera originalità che esca prepotentemente dagli schemi precostituiti e fino ad ora già visti.

Dallo svolgimento articolato, L’affare Bonnard pecca di una buona qualità di recitazione. Gli attori sanno essere poco espressivi ed efficaci nella trasmissione sia del senso letterale delle battute a ciascuno assegnate sia di quello più metaforico e interessante della mimica facciale e corporea e delle pause, fondamentali per la suspense e necessarie a tenere lo spettatore “incollato” alla schermo. Il soggetto a tratti interessante, cade spesso nello stereotipo. Come avrebbe detto Dante, italianizzando l’espressione coniata in volgare: “senza infamia e senza lode”.


L’affare Bonnard; Regia: Anna Maria Panzera; Sceneggiatura: Anna Maria Panzera; Interpreti: Emanuele Vezzoli, Raffaele Gangale, Igor Mattei, Paola Casella, Giorgio Careccia, Alessandro Cremona, Ulev Ucarer, Umutcan Vicnelioglu, David Brandon, Roberta Sferzi, Mario Porfito; Fotografia: Giuseppe Tinelli; Montaggio: Luigi Cristiano Samassa; Musiche: Nicole Marie Renaud, Eugenio Bennato; Produzione: Blukita Film; Distribuzione: Blukita Film, Italia 2011; Durata: 96’


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